Fallimenti, «si rischia un default di massa»
L’esperto: «Il legislatore intervenga per scongiurare la tempesta perfetta»
Finisce con il 30 giugno la moratoria sui fallimenti per le imprese cadute in stato di insolvenza a causa della pandemia. L’allarme dell’avvocato Roberto Limitone: «Il rischio di un default di massa purtroppo è concreto. Molti imprenditori sono ancora in difficoltà, altri stanno cominciando a riprendersi soltanto ora e sempre con l’incognita sanitaria dei prossimi mesi».
La tempesta perfetta potrebbe scatenarsi da mercoledì prossimo, primo giorno di luglio. Scade infatti alla fine di questo mese la moratoria sui fallimenti prevista nel Decreto Liquidità, che aveva sancito l’improcedibilità delle istanze di fallimento a tutela delle imprese cadute in stato d’insolvenza a causa del Covid-19. In sede di conversione del Decreto Liquidità, il legislatore non ha prorogato questo termine. Fra pochi giorni, insomma, si chiuderà improvvisamente il paracadute. Con quali, prevedibili conseguenze? «Il rischio di un default di massa – risponde Roberto Limitone, avvocato dello studio Legalitax di Padova ed esperto della materia - purtroppo è concreto. Molti imprenditori sono ancora in difficoltà, altri stanno cominciando a riprendersi soltanto ora e sempre con l’incognita sanitaria dei prossimi mesi». Arrivati a questo punto, cosa bisogna fare?
«Le imprese, per evitare il fallimento, potranno presentare domanda di concordato “in bianco”, ossia con riserva di presentazione del piano di liquidazione o di continuità, potendo poi fare ricorso ai piani attestati di risanamento previsti dall’art. 67 della Legge Fallimentare. Si tratta, però,
di strumenti vecchi che, con tutta evidenza, non possono bastare». Perché non bastano?
«La domanda di concordato in bianco blocca la catena dei pagamenti e quindi, in caso di ricorso massivo a questo strumento, toglie valore al mercato. Peraltro, è una procedura strumentalizzabile dai cosiddetti “furbi”, inclusi coloro che sono incappati nell’insolvenza prima del virus e indipendentemente da questo. L’impresa meritevole, insolvente solo a causa del lockdown, deve invece ripartire subito, seppure a piccoli passi e con il graduale sostegno finanziario pubblico». In che modo?
«Nei casi in cui la crisi sia legata alla pandemia, e soltanto in quei casi, per l’imprenditore bisogna immaginare nuove forme di gestione para-concorsuale. Negli ultimi mesi, autorevoli commentatori hanno avuto modo di delineare e proporre al legislatore, purtroppo invano, soluzioni caratterizzate da semplificazione e snellezza, comunque ispirate dall’impellente necessità di tutelare le imprese sane alla data del 29 febbraio 2020 e che, a causa del lockdown, sono improvvisamente cadute in stato di insolvenza».
In concreto, come si dovrebbe agire?
«Il ticket d’ingresso a una simile procedura dovrebbe essere rappresentato da una situazione economico-patrimoniale al 29 febbraio 2020, accompagnata da un’analisi professionale, sintetica ed essenziale, mediante la quale il professionista di fiducia dell’imprenditore si assuma la responsabilità di attestare che, prima dell’avvento della pandemia, l’impresa era effettivamente
in equilibrio economico». Come si svilupperebbe questa procedura?
«L’impresa dovrebbe essere affiancata da un Commissario di nomina giudiziale al quale, senza intromissioni di sorta nelle scelte aziendali, sia affidato il compito di valutare la premessa iniziale, cioè che l’impresa versi in condizione di difficoltà contingente e che alla data del 29 febbraio 2020 non fosse già in condizioni di
Il postCovid sta esponendo molte attività alla criminalità e all’usura
crisi, e quindi di monitorare i flussi informativi periodici che sarebbero richiesti all’imprenditore. Non c’è dubbio, comunque, che una procedura del genere, al fine di rendere un effettivo servizio al sistema produttivo e imprenditoriale, non potrebbe esimersi dal contemplare alcune valvole di compensazione. Per esempio: una volta constatato, sotto l’egida del Tribunale, l’avvio di un declino non agevolmente reversibile, si interrompono le soluzioni straordinarie di reazione all’attuale contingenza, per lasciare spazio all’operatività delle procedure concorsuali».
Il legislatore sta ancora valutando nuovi interventi su questo punto?
«Molti operatori se lo augurano. Bisogna riconoscere che l’avvento repentino e, per certi aspetti, devastante della pandemia e del conseguente lockdown avrebbero reso difficile a chiunque l’approccio normativo rivolto alla soluzione delle conseguenti problematiche economiche. Constatato il protrarsi della grave crisi economica da Covid e considerato inoltre che l’attuale contesto espone molte attività imprenditoriali al rischio di essere intercettate dalla criminalità e dall’usura, credo che arriveranno nuovi interventi legislativi a tutela e sostegno delle imprese, magari anticipatori di alcune soluzioni già presenti nel nuovo codice della crisi d’impresa, che entrerà in vigore a settembre del 2021».