Agsm, così ha fallito la politica
Stop alla ricerca del partner industriale dopo mesi di trattative, una sfiducia che può avere effetti sulla giunta Sboarina. Lunedì ultimo tentativo di salvare il solo patto con Aim-Vicenza
Il Cda di Agsm ha ufficializzato lo stop all’ipotesi di «aggregazione a tre» ma anche, per il momento, la fusione «a due» tra la multiutility veronese ed Aim-Vicenza. L’esito era nell’aria ma è comunque clamoroso, e potrebbe mettere a rischio la permanenza di Finocchiaro in azienda e avere effetti sulla giunta Sboarina.
Incontrarsi e dirsi addio. Il Consiglio d’Amministrazione di Agsm ha ufficializzato ieri lo stop all’ipotesi di «aggregazione a tre» ma anche, almeno per il momento, la fusione «a due» tra la multiutility veronese ed AimVicenza. Una nuova riunione potrebbe essere però convocata per lunedì, termine ultimo per presentare il progetto «a due» utilizzando i dati 2020, usati finora per tutte le trattative.
Ieri pomeriggio, la consigliera della Lega, Francesca Vanzo, dopo tre ore di discussioni, ha abbandonato la riunione, seguita dalla rappresentante del Pd, Stefania Sartori, mentre il vicepresidente dell’azienda, Mirco Caliari, non si era presentato sin dall’inizio. A quel punto, sono rimasti in sala solo il presidente Daniele Finocchiaro ed il consigliere Enrico De Santis (vicinissimo al sindaco Sboarina): troppo pochi per garantire il numero legale.
Riunione conclusa, progetti stoppati. L’esito era nell’aria, ma è comunque clamoroso, e potrebbe mettere a rischio la permanenza di Finocchiaro alla guida dell’azienda e che può avere effetti a cascata sulla tenuta della giunta guidata da Federico Sboarina. Ieri, dalle colonne del Corriere di Verona, il leader della Lega locale, Nicolò Zavarise, aveva tuonato contro l’aggregazione «a tre», aveva parlato di intromissioni dei «poteri forti» in questa vicenda e aveva chiesto che si procedesse solo con la fusione Agsm-Aim per poi discutere in futuro, eventualmente, di una partnership industriale con A2A o con una delstione le tre aziende del settore che si erano fatte avanti (Hera, Iren e la cordata Dolomiti-Alperia).
La riunione decisiva era iniziata ieri alle 14 con 4 presenti su 5: il presidente Daniele Finocchiaro e i consiglieri Vanzo (Lega, collegata via Internet) De Santis e Stefania Sartori (Pd, rappresentante delle minoranze). Non c’era invece il vicepresidente di Agsm, Mirco Caliari (Verona Domani), che martedì scorso aveva votato contro Finocchiaro. Era partita una lunghissima discussione, con un riesame di tutte le proposte arrivate, ma soprattutto con un’analisi delle conseguenze anche legali, viste le costose consulenze commissionate, che la decisione avrebbe potuto avere.
La linea indicata dalla presidenza, ma anche dal sindaco Sboarina, era quella di andare avanti anche una quedi immagine e di reputazione aziendale in vista di altre trattative, sia per concludere il processo di verifica della «infungibilità» della proposta di A2A (ritenuta non migliorabile dal mercato, rendendo così superflua la gara pubblica), confrontandola con le altre ed evitando appunti i rischi di azioni di rivalsa da parte degli altri protagonisti della vicenda (rischi sui quali, martedì scorso, lo stesso presidente Finocchiaro aveva proposto di chiedere nuovi pareri legali).
Di fronte alla chiusura senza spiragli della Lega, pareva ad un certo punto possibile andare avanti solo con la fusione Agsm-Aim, togliendo la condizione legata alla ricerca del terzo partner. La consigliera Vanzo, però, avrebbe sollevato la questione della «incongruità» di alcuni documenti presentati ieri. E su questo tema avrebbe chiuso il suo collegamento internet. L’ipotesi di fusione «a 2» era stata peraltro discussa anche in mattinata con triangolazioni telefoniche tra il sindaco Sboarina, il suo omologo di Vicenza, Francesco Rucco, e i vertici delle due aziende. L’ipotesi sul tavolo era quella di una nuova società, con presidenza veronese, consigliere delegato scelto da Verona ma «gradito» a Vicenza, ed un concambio di quote pari a 61,2% per Verona e 38,8% per Vicenza (migliorato per l’Azienda veronese, rispetto al 58-42 previsto dalle iniziali intese raggiunte anni fa tra gli allora sindaci Flavio Tosi e Achille Variati), in un Cda di tre membri, il presidente più un veronese ed un vicentino. Questa ipotesi però non è stata discussa in quanto, proprio quando si doveva iniziare a parlarne, Vanzo si è «scollegata» da Internet. Stefania Sartori, che invece era presente fisicamente, è uscita dalla sala e la riunione è per forza di cose terminata. Il presidente Finocchiaro, in serata, si è limitato a dirsi «dispiaciuto perché un tema così importante e di enorme interesse per il futuro di Agsm si sia fermato per la mancanza del numero legale».
Il consiglio d’amministrazione di ieri era stato convocato dopo che martedì scorso lo stesso CdA aveva bocciato, con 3 voti contrari (Lega, Verona Domani e Pd) e due a favore la richiesta di Finocchiaro di ottenere un mandato esplicito per proseguire con l’aggregazione «a tre», ossia Agsm e Aim più un partner industriale da scegliere tra A2A (con cui si tratta da più di un anno) Hera, Iren e Dolomiti-Alperia, che hanno presentato proposte. Questa ipotesi, a questo punto, pare definitivamente caduta. Quella di una fusione «a 2», invece, potrebbe (forse) riprendere quota lunedì prossimo.
Niente voto Riunione sciolta per mancanza del numero legale, dopo l’abbandono di Vanzo (Lega)
Finocchiaro Sono dispiaciuto che un tema così importante e di enorme interesse per il futuro di Agsm si sia fermato per la mancanza del numero legale