Macchiaioli, così l’arte risorge
Dal 24 ottobre una grande mostra a Palazzo Zabarella Oltre cento opere, un racconto sull’Ottocento italiano
Bano: «Ripartiamo Abbiamo avuto paura, ma la paura si vince con l’azione»
«I
Macchiaioli. Capolavori dell’Italia che risorge» è la nuova grande mostra organizzata dalla Fondazione Bano e curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca. Aprirà i battenti a Palazzo Zabarella, a Padova, dal 24 ottobre 2020 al 18 aprile 2021 (info e prenotazioni: www.zabarella.it). Un titolo che traghetta oltre il buio del lockdown. Perché la ripartenza ha bisogno di uomini che sappiano gettare il proprio cuore oltre l’ostacolo: «C’è del coraggio dietro a questa mostra – sono le parole di Federico Bano, Presidente dell’omonima Fondazionema la cultura è una risorsa fondamentale per l’Italia. Abbiamo avuto paura, ma la paura si vince con l’azione». E quindi uscimmo a riveder le stelle. Una scelta nella linea di Palazzo Zabarella che da oltre un quarto di secolo propone al pubblico una ricerca filologica rigorosa al cui centro c’è l’Ottocento italiano.
Fernando Mazzocca, direttore artistico di Palazzo Zabarella, ha recentemente realizzato un’opera omnia per Giunti dedicata alla pittura dei macchiaioli. Mazzocca ha il pregio di condurre un recupero critico della «macchia» (così apostrofata da La Gazzetta del Popolo nel 1855, quando, un gruppo di «scavezzacolli», osarono «trapassare il gusto romantico e verista») evidenziandone la primogenitura rispetto alla più grande e influente stagione impressionista francese.
Per i macchiaioli italiani, infatti, la forma delle cose non esisteva: era data dalla luce e dal colore. Se per alcuni versi anticiparono Monet, van Gogh e Gauguin va detto però che Parigi all’epoca era il centro del mondo, mentre in
Italia le varie realtà regionali si stavano coagulando grazie al Risorgimento. Movimento politico che vide gli stessi macchiaioli impegnati in prima linea, anche nei combattimenti. La mostra padovana ha il pregio di proporre un percorso esaustivo del movimento. Centodieci sono le opere esposte, alcune inedite.
Frutto di prestiti da parte della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, dei Musei Civici di Firenze, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e di Palazzo Foresti di Carpi, a Modena. Nonché di una trentina di collezionisti rintracciati per l’occasione poiché, le opere dei macchiaioli, dalla Toscana, (Firenze è la città dove nacque il movimento, capitanato da Telemaco Signorini) furono acquistate soprattutto da appassionati del Nord Europa. «Sono i capolavori dell’Italia che risorge –racconta l’assessore alla Cultura del Comune di Padova Andrea Colasio– un grande regalo alla città, frutto di genio, follia e determinazione».
In esposizione avremo opere di Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Silvestro Lega, Giuseppe Abbati, Serafino de Tivoli, Cristiano Banti e di altri meno noti ma non meno significativi, come Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca, tra gli altri. Un piccolo grande mondo quotidiano dove a muoversi sono le persone che popolano borghi e città: le pescivendole, l’erbaiola, gente comune che va al mercato. Una signora che legge il giornale, donne che guardano dalla finestra. Le eleganti signore nel dipinto Al sole del 1866 che Vincenzo Cabianca immerge in un cielo azzurro assoluto. E ancora, l’opera Bambini colti nel sonno del 1896 che Signorini ingloba in un arancio denso, pigro e assolato. La luce, sempre, ad avvolgere il paesaggio; la macchia a raccontare l’emozione di una storia tutta italiana. Di una nazione che ancora non esiste, ma che risorge. Il catalogo sarà a cura di Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, con testi di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri.