Dall’industriale al rettore: lettere (dal Veneto) a Conte
Oggi il presidente del Consiglio in laguna per il test sul Mose Gli scrivono categorie e uomini di cultura
Oggi il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarà a Venezia per partecipare alla prova generale di funzionamento del Mose, il sistema di paratie mobili a difesa della città dalle acque alte, atteso da decenni e costato quasi 5 miliardi e mezzo di euro (senza contare i fondi illeciti e le tangenti che hanno alimentato il relativo scandalo). Il primo ministro arriva in una delle regioni italiane più duramente colpite dalla pandemia Covid-19, sia sotto il profilo sanitario che dal punto di vista delle conseguenze economiche. Per questo il Corriere del Veneto ha chiesto a quattro voci autorevoli, che rappresentano il Veneto dell’impresa, dei lavoratori, della formazione e ricerca e dell’accoglienza (il turismo costituisce la prima economia delle regione e sta patendo più di altri settori l’onda lunga del virus), di indirizzare una lettera al premier, indicando esplicitamente ciò che il Veneto si aspetta dall’azione di governo per ripartire e affrontare le molte incognite dell’avvenire. Ne è uscita un’istantanea fedele del momento che stiamo attraversando: se - come scrive il capo della Cgil veneta, Christian Ferrari - siamo di fronte a una nuova «glaciazione economica», sono necessarie risposte straordinarie per sfuggire al rischio di ibernazione. Per esempio, mettendo al centro delle politiche governative il sostegno al lavoro - in tutte le sue forme, dipendente e autonomo -, che poi è l’autentica religione laica di quest’area del Paese, non a caso tra le prime come contributo alla formazione del Prodotto interno lordo italiano. Senza dimenticare due pilastri del nostro welfare state: la sanità pubblica, mai come ora in prima linea, e l’investimento nella formazione delle persone.