Zaia incassa ma ricorda «Risultati non ne abbiamo ancora visti, acceleriamo»
Bertolissi teme lo scoglio dei Lep: «Tocca ai ministeri»
L’immagine dell’«ultimo miglio» è del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia che ieri ha «festeggiato» i 50 anni del consiglio regionale veneto visitando la mostra fotografica a palazzo Ferro Fini, ha presieduto la prima Stato-Regioni della storia al di fuori dell’enclave capitolina ma, soprattutto, ha tratteggiato l’«ultimo miglio dell’autonomia».
La prima data da segnare sul calendario è il 22 luglio quando tornerà a riunirsi la Commissione d’esperti istituita proprio da Boccia. Alfiere del Veneto sarà il professor Mario Bertolissi, capo della delegazione trattante. Il ministro Boccia assicura che il lavoro fra Roma e gli uffici della Regione non si è mai fermato nemmeno nei mesi drammatici di lotta al Coronavirus. Il ministro è arrivato ieri mattina a Palazzo Ferro Fini insieme al governatore Luca Zaia dopo un vis-à-vis che ha incluso anche un caffè con alcuni gondolieri. L’altra data è settembre. Secondo il ministro a settembre sarà disponibile il calendario parlamentare per discussioni che dovranno concretizzarsi in atti concreti. Tasto dolente, questo della concretezza, visto dal Veneto che aspetta da quasi tre anni qualcosa di tangibile. Il processo, secondo Boccia, non si è fermato ma andrà integrato con gli elementi, tutti a favore, legati al periodo dell’emergenza sanitaria in cui il ruolo delle Regioni e dei governatori (ormai paradigmatica la strana alleanza fra Zaia e il collega emiliano Stefano Bonaccini) è balzato agli occhi come fondamentale.
Il Covid, insomma, non è stata solo una parentesi ma anche una prova in più che la gestione ravvicinata del territorio funziona. Su questo tema Boccia ha riconosciuto il successo del modello veneto nel senso della prevenzione sanitaria territoriale pubblica capillare. «Chi negli anni scorsi ha perso il mix tra prevenzione territoriale pubblica e presenza della sanità pubblica e privata - ha detto il ministro - ha fatto degli errori. In molte Regioni, e il Veneto è una di questa, quel mix ha retto bene e le risposte le avete viste tutti. E sull’autonomia dobbiamo accelerare il processo, lo vogliono a Sud come al Nord». Il riferimento, ancora una volta, va alle strade divergenti di Lombardia e Veneto. «Complimenti indiretti? Il ministro sa che siamo la terra dell’autonomia, - ha commentato Zaia - abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto e si è fatto un buon lavoro. Il dossier del Veneto è pronto e fa piacere che sia stato ricordato che nonostante il fermo del Covid la partita non si è mai arrestata. Covid permettendo, continuiamo con il lavoro. I tavoli hanno già prodotti i dossier per le diverse materie, il Veneto conferma le sue richieste, poi ci sarà il confronto con il Governo che si va a concretizzare con la firma di un contratto che è quello che prevede la Costituzione. Il passaggio parlamentare non ci preoccupa perché se qualcuno vota conto l’autonomia vuol dire che vota conto la Costituzione». Zaia che conferma la richiesta delle 23 materie e, sulla tempistica, azzarda «Secondo me va a finire che la facciamo prima del 20 settembre».
A questo punto dipende molto, secondo Boccia, da una presa di posizione delle diverse forze politiche. Lui, instancabile, gli va riconosciuto, nel spiegare e rispiegare perché si definisca «un autonomista convinto, fin da quando ho iniziato a comprenderne il profilo della Costituzione» si appella al senso di responsabilità del Parlamento perché si esprima al più presto. Di tempo da perdere, a 991 giorni dal referendum del 22 ottobre 2017, in effetti, non ce n’è davvero più. per non perdere tempo. Il monito ai partiti per un’assunzione di responsabilità è condiviso da Zaia e Boccia. Il ministro, curiosamente, dice anche «autonomia e responsabilità sono due facce della stessa medaglia» e sembra di sentire Zaia quando non si stanca di ripetere che l’autonomia non è sottrazione di potere ma assunzione di responsabilità. Ma nella lunga giornata istituzionale non è mancata qualche frecciatina. Zaia ha preso il microfono ringraziando il ministro ma aggiungendo subito «Di risultati non ne abbiamo ancora visti però» e rincarando la dose, in riferimento alle dichiarazioni di Andrea Orlando (Pd) «La sanità torni allo Stato» con un salace: «Dire che bisognerebbe togliere la sanità alle Regioni e dirlo in Veneto sarebbe come bestemmiare in chiesa». Il ministro ha poi replicato spiegando che Orlando non ha mai detto «statalizziamo la sanità». Schermaglie a parte, Zaia ha ribadito come sia «fondamentale utilizzare il Veneto come laboratorio per l’autonomia perché qui se c’è un sindaco che ha un buco di un euro si dimette prima di portare il bilancio perché è una forma mentis dimostrata anche con l’emergenza Coronavirus».
Neppure troppo sullo sfondo, però, c’è la disillusione di uno dei protagonisti, Bertolissi, dopo tre anni di tentativi mai andati in porto: «Mi chiedo se sui Lep prima o poi i ministeri forniranno i dati necessari alla loro definizione. Fin qui non è avvenuto». Il timore è che la resistenza sotterranea ma tenace dell’apparato burocratico romano sia il vero nemico dell’autonomia, più di alcune fazioni politiche. La novità del «doppio binario» annunciata dal ministro include, da un lato, la legge quadro in Parlamento e, in parallelo la stesura dell’intesa con un ddl sulle materie da decentrare. Una soluzione che non convince del tutto il Veneto reso diffidente dai quasi mille giorni di attesa dopo il referendum del 2017.
Il timore di molti è che le sabbie mobili del Parlamento diventino la tomba dell’autonomia. Per i deputato dem Roger De Menech e Alessia Rotta «da Boccia arrivano segnali positivi». Sulla stessa linea il consigliere dem Stefano Fracasso secondo cui la presenza di Boccia «conferma l’impegno Governo per l’autonomia, un’autonomia autentica e non di facciata».