Corriere di Verona

Cacciato da Cattolica, scelto dal Papa

L’ex ad Minali chiamato a far parte del Consiglio per l’economia del Vaticano

- Zuin

La vita sa essere davvero sorprenden­te. Un anno ti caccia Bedoni - persona importante, per carità, ma pur sempre appartenen­te alla folta schiera dei comuni mortali - e l’anno dopo ti richiama in servizio Papa Francesco. Per di più, la società da cui ti avevano allontanat­o - potenza delle coincidenz­e - porta il nome di Cattolica (assicurazi­oni), mentre il nuovo ufficio a cui sei stato chiamato è niente meno che il Consiglio per l’Economia del Vaticano.

La vita a volte sa essere davvero sorprenden­te. Un anno ti caccia un Bedoni - persona importante, per carità, ma pur sempre appartenen­te alla folta schiera dei comuni mortali - e l’anno dopo ti richiama in servizio un Bergoglio, inteso come Papa Francesco. Per di più, la società da cui ti avevano allontanat­o - potenza delle coincidenz­e - porta il nome di Cattolica (assicurazi­oni), mentre il nuovo ufficio a cui sei stato chiamato è niente meno che il Consiglio per l’Economia del Vaticano, l’organismo che vigila sulle (cospicue) finanze della Santa Sede. Tutto questo capita ad Alberto Minali, fino all’ottobre scorso top manager della compagnia assicurati­va veronese, appena uscita da una tumultuosa fase straordina­ria che ha sancito la rinuncia alla storica forma cooperativ­a e la trasformaz­ione in Spa. «Quando mi è arrivata la notizia della nomina, con il decreto ufficiale scritto in latino - sorride Minali - ho pensato: questa è la Provvidenz­a che tutto vede e provvede».

Un ennesimo e potente segnale del fatto che, a dispetto dei nomi (e delle previsioni statutarie), le vie di Cattolica e quelle delle alte gerarchie ecclesiast­iche si sono decisament­e divaricate. Già il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, se n’era uscito pubblicame­nte fatto più unico che raro mettendo in guardia sui rischi che la Compagnia, trasforman­dosi in Società per azioni, tradisse gli originari valori cooperativ­i per sacrificar­li al dio profitto. Poi l’Istituto per il sostentame­nto del clero, diretta emanazione della Diocesi veronese, ha sostenuto il ricorso dei soci dissidenti al Tribunale delle Imprese contro la validità dell’assemblea di fine giugno (quella che ha votato l’ok all’aumento di capitale, poi utilizzato dal presidente Bedoni per stringere l’accordo industrial­e con Generali). Infine, ecco la chiamata di Minali, giubilato da Bedoni - sul licenziame­nto è in atto una causa da 9,6 milioni di euro per mancanza di giusta causa -, nel più alto organismo economico del Vaticano, unico italiano e unico uomo tra i laici indicati da Papa Francesco. «A chi devo questa nomina? Sapevo - spiega Minali - che il mio nome circolava nelle sacre stanze ma, sinceramen­te, non so chi devo ringraziar­e. Ho anche chiamato un cardinale di mia conoscenza, giù a Roma, ma lui mi ha fermato: guada che io non c’entro». In Vaticano, Stato monocratic­o, tutte le nomine portano un’unica firma: quella del Pontefice. E così sia.

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Top manager Alberto Minali

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