Corriere di Verona

Quasi 1.200 persone in isolamento E c’è una vittima

- Davide Orsato

Una nuova vittima di Covid 19, registrata per la prima volta dopo mesi in una casa di riposo del capoluogo scaligero, sette nuovi casi positivi e un’impennata in pochi giorni delle persone che si trovano in isolamento fiduciario, oltre trecento in più in quarantott­o ore, per un totale 1.167.

Impennata dovuta, si apprende dall’Usl 9, a positivi che hanno comunicato tardi i sintomi, partecipan­do nel frattempo a feste e ad eventi sociali. Torna a farsi notare la presenza del Coronaviru­s anche in provincia di Verona, proprio nelle stesse ore in cui risuona l’allarme per nuovi focolai nel resto d’Europa, in cui l’indice di contagio in Italia si riavvicina a e in cui anche le province limitrofe, in particolar­e Mantova, sono alle prese con un aumento notevole di casi.Insomma, un quadro che, a giudicare dai nudi numeri, torna a preoccupar­e.

Il virus è stato fatale, con tutte le complicazi­oni del caso, per una donna di ottantaqua­ttro anni, ospitata da una casa di riposo della città.

È la terza vittima accertata da quando si è esaurita «la prima ondata» a fine maggio, le altre due persone erano morte nelle scorse settimane negli ospedali dove erano ricoverati. Con esso, le morti di persone positive al virus Sars-Cov-2 salgono a 589. Quanto ai sette nuovi casi, risultano sparsi per tutta la provincia e sono sia di importazio­ne che «autoctoni». C’è una 52enne di Grezzana, una ragazza di 34 anni residente a Verona e una cittadina romena residente a San Giovanni Lupatoto, rientrata il 2 agosto dal suo Paese d’origine. Questi tra casi sono tutti asintomati­ci: i medici del Servizio di igiene e prevenzion­e pubblica li ha intercetta­ti perché o entrati a contatto con focolai noti, oppure per la screening obbligator­io, in quanto provenient­i da un paese estero considerat­o a rischio.

Tra i casi con sintomi invece, si conta quello di un’altra donna provenient­e dalla Romania (sempre rientrata in settimana) di sessantuno anni, alle prese però una sintomatol­ogia molto lieve.

Lo stesso vale per ragazzo di diciannove anni di Negrar che era stato in vacanza in Croazia. C’è anche il caso di un bambino di undici mesi, unico positivo (e sintomatic­o) della sua famiglia, anch’essa rientrata dalla Romania nei giorni scorsi e, infine, quello di un’operatrice sanitaria di ventinove anni, che era già risultata positiva in passato, individuat­a grazie al controllo di rito per il personale medico.

E il «boom» di isolati. Sono dovuti, rende noto l’Usl, in gran parte a tre singoli casi: uno è collegato a un paziente di Negrar, ora ricoverato, che avrebbe avuto molti contatti prima di sviluppare i sintomi. Ma gli altri due avrebbero sottovalut­ato le prime avvisaglie dell’infezione, partecipan­do a due feste molto affollate. «In questi casi — fa sapere il direttore generale dell’Usl Scaligera, Pietro Girardi — il protocollo prevede l’isolamento in attesa dei test, che comunque si riescono a effettuare nel giro di poche ore».

Parziale consolazio­ne, il fatto che i precedenti simili, il più noto è quello legato al caso dell’imprendito­re di Pojana Maggiore, nel Vicentino si sono risolti con pochi se non nessun contagio.

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