Quasi 1.200 persone in isolamento E c’è una vittima
Una nuova vittima di Covid 19, registrata per la prima volta dopo mesi in una casa di riposo del capoluogo scaligero, sette nuovi casi positivi e un’impennata in pochi giorni delle persone che si trovano in isolamento fiduciario, oltre trecento in più in quarantotto ore, per un totale 1.167.
Impennata dovuta, si apprende dall’Usl 9, a positivi che hanno comunicato tardi i sintomi, partecipando nel frattempo a feste e ad eventi sociali. Torna a farsi notare la presenza del Coronavirus anche in provincia di Verona, proprio nelle stesse ore in cui risuona l’allarme per nuovi focolai nel resto d’Europa, in cui l’indice di contagio in Italia si riavvicina a e in cui anche le province limitrofe, in particolare Mantova, sono alle prese con un aumento notevole di casi.Insomma, un quadro che, a giudicare dai nudi numeri, torna a preoccupare.
Il virus è stato fatale, con tutte le complicazioni del caso, per una donna di ottantaquattro anni, ospitata da una casa di riposo della città.
È la terza vittima accertata da quando si è esaurita «la prima ondata» a fine maggio, le altre due persone erano morte nelle scorse settimane negli ospedali dove erano ricoverati. Con esso, le morti di persone positive al virus Sars-Cov-2 salgono a 589. Quanto ai sette nuovi casi, risultano sparsi per tutta la provincia e sono sia di importazione che «autoctoni». C’è una 52enne di Grezzana, una ragazza di 34 anni residente a Verona e una cittadina romena residente a San Giovanni Lupatoto, rientrata il 2 agosto dal suo Paese d’origine. Questi tra casi sono tutti asintomatici: i medici del Servizio di igiene e prevenzione pubblica li ha intercettati perché o entrati a contatto con focolai noti, oppure per la screening obbligatorio, in quanto provenienti da un paese estero considerato a rischio.
Tra i casi con sintomi invece, si conta quello di un’altra donna proveniente dalla Romania (sempre rientrata in settimana) di sessantuno anni, alle prese però una sintomatologia molto lieve.
Lo stesso vale per ragazzo di diciannove anni di Negrar che era stato in vacanza in Croazia. C’è anche il caso di un bambino di undici mesi, unico positivo (e sintomatico) della sua famiglia, anch’essa rientrata dalla Romania nei giorni scorsi e, infine, quello di un’operatrice sanitaria di ventinove anni, che era già risultata positiva in passato, individuata grazie al controllo di rito per il personale medico.
E il «boom» di isolati. Sono dovuti, rende noto l’Usl, in gran parte a tre singoli casi: uno è collegato a un paziente di Negrar, ora ricoverato, che avrebbe avuto molti contatti prima di sviluppare i sintomi. Ma gli altri due avrebbero sottovalutato le prime avvisaglie dell’infezione, partecipando a due feste molto affollate. «In questi casi — fa sapere il direttore generale dell’Usl Scaligera, Pietro Girardi — il protocollo prevede l’isolamento in attesa dei test, che comunque si riescono a effettuare nel giro di poche ore».
Parziale consolazione, il fatto che i precedenti simili, il più noto è quello legato al caso dell’imprenditore di Pojana Maggiore, nel Vicentino si sono risolti con pochi se non nessun contagio.