Corriere di Verona

La stima della Cgil. Pellegrini: «Con più aule sarà necessario anche più personale ausiliario»

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(d.o.) È ufficiale: è pronta un’«infornata» di 40 mila nuovi insegnanti, precari che diverranno di ruolo in tempo per la prima campanella che, a Verona come nel resto del Veneto, risuonerà il 14 settembre. Basteranno?

È quello che si sta chiedendo il mondo della scuola scaligero in questi giorni convulsi, dopo tanti vertici, tra Provvedito­rato, Provincia e sigle sindacali, per capire come potranno ripartire gli istituti fra poco più di un mese. E proprio in questi «tavoli di lavoro», sono emerse delle stime relative al «fabbisogno» della realtà veronese aggiornata all’«era Covid». La stima dei sindacati, per il Veneto, era di quattromil­a cattedre in più: tantissime, anche alla luce della nuova «iniezione ministeria­le». A Verona il numero si «riduce» a circa 800 e, se verrà mantenuta la promessa del ministero, ne potrebbero arrivare circa 500 o poco più. Ma la stima più precisa, messa a punto dalla Cgil - Flc, non riguarda tanto il personale, quanto le classi necessarie. Non si potrebbe partire, secondo la sigla, se non vengono messe a disposizio­ne altre 87 sezioni: dieci nella scuola dell’infanzia, 29 alle primarie, di cui 23 a tempo pieno, 16 alle medie e nove alle superiori. Ad ogni sezione corrispond­ono più insegnanti. Ma anche il numero del personale Ata, collaborat­ori scolastici come personale amministra­tivo, dovrà aumentare, in questo caso di circa duecento unità: a ogni istituto (superiore o comprensiv­o, quindi comprenden­te più scuole) servivie

Banchi in classe rebbero almeno quattro bidelli in più. «Stiamo facendo i conti — sottolinea Beatrice Pellegrini, segretaria provincial­e della Cgil — Flc — con carenze storiche. Se aumenteran­no le aule per garantire il distanziam­ento tra gli alunni, dovrà essere messa mano anche agli organici del personale ausiliario, storicamen­te insufficie­nte in provincia». Tra le emergenze più note ci sono quelle della mancanza di dsga, i dirigenti amministra­tivi: ne mancano 330 in Veneto e 70 solo a Verona. Un vuoto difficile da colmare in un momento in cui la burocrazia, i controlli, i monitoragg­i, ci sono più che in passato per ovragioni. Nel corso dei vertici si è parlato molto anche degli altri due temi sensibili: quello dell’arredo scolastico e quello dei trasporti. Molte scuole sono già dotate di banco monoposto, ma in ogni caso non sono mancate le richieste, ben 3.800. Quanto alle sedi staccate, il problema, com’è noto, è particolar­mente sentito a Villafranc­a e San Bonifacio,

per una semplice ragione: in questi due comuni, le scuole superiore (a gestione provincial­e) occupano spazi comunali, che potrebbero essere destinati a elementari e medie.Il trasporto, in particolar­e, è un nodo di difficile risoluzion­e: per garantire il doppio turno servirebbe­ro trecento autobus in più, un numero impossibil­e da reperire, anche ricorrendo a noleggio. Incerto anche il destino dei Cpia, ossia delle scuole per adulti, in particolar­e cittadini stranieri: resteranno fisiologic­amente gli ultimi a vedersi assegnati gli spazi.

Criticità

La segretaria provincial­e: «Stiamo facendo i conti con carenze storiche»

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