Porto, il governo nomina a sorpresa Musolino successore di se stesso
Da presidente a commissario: tutti i retroscena
È passato un mese e mezzo dal 18 giugno, quando per la prima volta Fabrizio Giri e Maria Rosaria Anna Campitelli – rappresentanti rispettivamente di Città metropolitana e Regione Veneto nel comitato di gestione del Porto di Venezia – hanno votato contro il bilancio consuntivo 2019. Poi, nelle tre riunioni successive – l’ultima lunedì scorso – non si sono presentati e, come dice la legge, l’Autorità di sistema portuale è stata commissariata per non averlo approvato nei termini. Al termine di questo lungo braccio di ferro, però, con un mezzo colpo di scena, il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli ha deciso che sarà proprio l’ormai ex presidente Pino Musolino a succedere a se stesso come commissario «per assicurare la regolare prosecuzione dell’attività dell’ente». Nel contempo, ovviamente, viene sciolto il comitato di gestione e quindi Giri e Campitelli se ne vanno.
Ha dunque vinto Musolino? Di sicuro il ministero, come scritto in una lettera di una dozzina di giorni fa che invitava il presidente a riconvocare il comitato per l’ultimo tentativo, aveva ritenuto il bilancio «regolare» e «senza criticità», con un attivo di oltre 26 milioni di euro e un utile di 11. Giri e Campitelli però non criticavano i numeri, ma l’operazione di riequilibrio del piano economico finanziario del project financing del terminal di Fusina, che avversano da due anni, da quel 27 luglio 2018 in cui Musolino – senza avvisarli dell’imminente firma, nonostante ci fosse stata una riunione al mattino – fece l’accordo con i privati di Venice Ro.Port.Mos.: 9 milioni di euro e 10 anni di concessione in più e la riduzione del piano di investimenti, in cambio della presa in carico del rischio d’impresa sui traffici. Un «regalo», secondo Giri e Campitelli, soprattutto perché fatto alla capofila Mantovani, società protagonista dello scandalo tangenti del Mose e a rischio fallimento. Un passaggio obbligato, la replica di Musolino, forte di vari pareri legali (tutti però successivi alla prima firma), senza il quale i privati avrebbero potuto chiedere decine di milioni di euro di danni e indennizzi. La stessa sezione di controllo della Corte dei Conti, però, in un recente rapporto sul bilancio 2018 esprimeva «perplessità» sull’operazione.
Il ministero aggiunge però che «nelle prossime settimane verrà avviata la procedura di evidenza pubblica per nominare i presidenti delle Autorità portuali in scadenza». Pare che il bando uscirà il 23 agosto quindi per ottobre-novembre Venezia potrebbe avere un nuovo presidente. I rumors romani confermano che De Micheli non riconfermerà Musolino, accusato anche di aver creato tensioni all’interno dell’ente, come dimostra la recente lite con il segretario generale Martino Conticelli e il precedente licenziamento del direttore tecnico Nicola
Torricella (con tanto di sentenza del giudice del lavoro che condanna l’ente a pagargli oltre 300 mila euro, ora appellata). Novità che tra i corridoi del ministero avevano fatto abbassare le sue quotazioni come commissario. Poi avrebbe vinto un ragionamento politico: evitare, in piena campagna elettorale, di approvare quella che molti oppositori avevano definito una «manovra» di Luigi Brugnaro e Luca Zaia.