Il delitto nel Rodigino, la vittima aveva 85 anni e soffriva di cuore. Arrestato il figlio, che ha problemi psichici Uccide a colpi di forbice il padre malato
Un dolore insopportabile nel vedere il padre di 85 anni, Terenzio Roma, ridotto in quello stato, con serissimi problemi al cuore e allettato da mesi.
Il ritorno a casa del genitore dall’ospedale di Adria, avvenuto martedì scorso, avrebbe innescato nel figlio una disperazione incontenibile arrivando a indurlo a colpire l’anziano con un paio di forbici. Sarebbe questo il movente dell’omicidio avvenuto l’altro ieri attorno alle 19 nel piccolo paese di Corbola, circa 2.400 anime, che si trova nel Delta del Po. L’autore del gesto, il disoccupato 45enne Terenzio Roma (ha lo stesso nome del padre e per questo in paese tutti lo chiamano Simone) da tempo sofferente di schizofrenia e seguito dal servizio di Psichiatria dell’Usl 5, è in stato di fermo per omicidio volontario da parte dei carabinieri della Compagnia di Adria e del Nucleo investigativo rodigino. Il pm di Rovigo Ermindo Mammucci ha poi disposto l’autopsia, e il sequestro dell’abitazione. È al vaglio, invece, la consulenza psichiatrica sul fermato. Il provvedimento del pm, convalidato ieri pomeriggio dal giudice per le indagini preliminari Sara Zen con la misura degli arresti domiciliari in ospedale, trova spiegazione in una sorta di raptus del fermato.
L’altra sera il 45enne avrebbe avvicinato il padre che era a letto per poi colpirlo con una forbice con le punte arrotondate, al collo e alla testa. L’anziano, a causa delle lesioni subite e inizialmente ritenute non gravi, è stato trasportato all’ospedale di Adria. Le condizioni di Roma, già
molto provato per i suoi pregressi problemi di salute, sono però peggiorate fino al decesso avvenuto alle 23 dell’altra sera. In ospedale ad Adria è stato ricoverato anche il figlio, piantonato dai militari dell’Arma e completamente sotto choc.
In casa al momento dell’accaduto c’era una delle tre sorellastre dell’assassino, nate dal primo matrimonio dell’85enne, che ha telefonato al sindaco di Corbola Michele
Domeneghetti. Il primo cittadino a sua volta ha chiamato i carabinieri e il Suem-118. «Sono andato subito a vedere cos’era accaduto - spiega Domeneghetti – e ho trovato Simone, che è sempre rimasto in casa e si vedeva che era molto disorientato ma con un atteggiamento tranquillo. La preoccupazione mia e della sorella è stata quella di tenerlo lontano dalla camera da letto del padre fino all’arrivo dei carabinieri. Simone è una persona che, pur con dei problemi, non ha mai avuto comportamenti violenti».
La comunità di Corbola ha accolto con stupore la notizia dell’omicidio di Terenzio Roma, ex imprenditore prima nel settore delle lapidi e poi dei videogiochi e in pensione da oltre un decennio. Qualcuno si spinge a ipotizzare «un gesto di pietà per il padre che, purtroppo, ormai stava per morire».
«È sempre stata una persona tranquilla - raccontano i residenti del piccolo comune deltino - e lo si vedeva sempre andare in giro in bicicletta per il paese. Sapevamo dei suoi problemi psichiatrici ma non ha mai dato fastidio a nessuno».
La vittima e il figlio abitavano in una grande casa a due piani in via Pampanini. All’abitazione, che si trova in centro a Corbola, si accede da un viottolo situato in un’area di proprietà privata. La zona è piuttosto degradata, con erbacce e sterpaglie, a causa del fallimento del proprietario, un imprenditore della provincia di Como. Anche l’abitazione dei Roma, utilizzata solo al pianterreno, all’esterno si presenta in cattive condizioni coi muri scrostati. I due Terenzio erano in qualche misura autosufficienti dal punto di vista economico, avendo entrambi la pensione di invalidità, e non erano seguiti dai Servizi sociali comunali.
L’allarme
A dare l’allarme è stata la sorella di «Simone» Roma, che ha telefonato al sindaco di Corbola, subito accorso nella casa del delitto