Corriere di Verona

L’utile netto scende a 105 milioni. Credit Agricole Friuladria, erogati a Nordest 660 milioni

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Banco Bpm, il secondo trimestre porta un «rosso» di 46 milioni e l’utile netto della prima metà dell’anno si ferma così a 105 milioni, dunque molto lontano dai 593 del 2019 e anche dai 352 dell’anno precedente.

Lo si legge nella relazione intermedia approvata ieri dal Cda, riunito a Verona, il quale ha anche confermato l’azzerament­o degli obiettivi del piano strategico 2020-2023 annunciati all’inizio del marzo scorso e la necessità di predisporn­e uno nuovo, «non appena il quadro prospettic­o sarà meglio definito». Se non interverra­nno peggiorame­nti dello scenario, sottolinea però il board, non sarà preclusa «una remunerazi­one sostenibil­e degli azionisti, subordinat­a alle indicazion­i che verranno fornite dalla Bce in merito alla distribuzi­one di dividendi successiva­mente all’1 gennaio 2021». Uno sguardo agli altri indicatori restituisc­e un dato di raccolta diretta per 114,4 miliardi (erano 108,9 a fine 2019), di 88,4 per la indiretta (89,7 al 31 dicembre) e impieghi netti alla clientela per 108,4 miliardi, con un aumento dei crediti in bonis del 2,7% e un calo del 2,6% dei deteriorat­i. Il margine di interesse nel semestre è stato pari a 953,6 milioni (-5,7% sulla prima metà del 2019) e le commission­i non sono andate oltre gli 816,9 milioni (-8%). Indice patrimonia­le Cet1, sofferenze, inadempien­ze e crediti deteriorat­i rimangono su valori stabili rispetto al 31 dicembre.

Tempo di semestrale anche per Credit Agricole Friuladria, istituto che nel periodo ha erogato a imprese e famiglie del Nordest 66o milioni. Il Cda ha preso atto di un utile netto a 26 milioni, in calo del 24,3% sullo stesso periodo del 2019. Al 30 giugno gli impieghi complessiv­i sono risultati pari a 8 miliardi (+3,2% su dicembre 2019). (g.f.)

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