Piano di sanità per l’autunno Zaia: «Rischio psicosi»
Piano per la seconda ondata, ma anche per distinguere i contagi. Tamponi, Usl autosufficienti
«O gni colpo di tosse, ogni linea di febbre scatenerà la psicosi» spiega Zaia parlando della campagna d’autunno in cui Covid e influenza metteranno sotto pressione la sanità.
Lui, Luca Zaia, la definisce da tempo «artiglieria pesante». È il Piano di salute pubblica per l’«inevitabile emergenza» in autunno. Il copyright è sempre del presidente della Regione che spiega: «Per la macchina della sanità veneta sarà comunque emergenza e per i cittadini psicosi». A rimettere sotto pressione i pistoni della sanità regionale potrebbe essere non tanto il Covid-19 (ieri erano 164 i positivi in più) quanto l’influenza di stagione.
«Per arrivare a una diagnosi differenziale - spiega Zaia ad ogni febbre, colpo di tosse o qualsiasi altro sintomo sovrapponibile, e sono molti, si dovrà procedere con il tampone. Ora possiamo arrivare a farne 32 mila al giorno». Assodato che fra nuovi focolai d’importazione e un andamento oscillante della pandemia in tutto il mondo, il virus non sparirà certo entro Natale, il problema vero sarà contenerlo attraverso la distinzione dalla semplice sindrome influenzale. E già questo basterebbe a pianificare una risposta vigile della macchina sanitaria.
Poi, però, non si può escludere a priori il peggior scenario possibile: una seconda ondata di contagi Covid-19 con annesso fabbisogno di di dpi (dispositivi di protezione individuale), letti, laboratori per le analisi ed, extrema ratio, respiratori. Per non parlare dei medici di medicina generale che saranno il primo filtro sul territorio per scongiurare l’ipotesi di ospedalilazzaretto. Una prima linea che potrà contare, però, sull’aiuto di una nuova figura «l’infermiere di famiglia», un professionista ogni 50 mila cittadini, uno ogni 4 medici di base. Tutto questo è articolato nel Piano d’emergenza autunnale. L’analogia bellica è quasi scontata: si stoccano munizioni, si scavano trincee e si oliano i cannoni della contraerea. Il piano, approvato nei giorni scorsi dalla giunta regionale, è stato validato dal Comitato tecnico scientifico veneto.
Lo sforzo di far tesoro dei frenetici mesi dell’emergenza acuta in primavera è evidente. Se nelle Rsa si continuano a tamponare ospiti e personale una volta al mese e se docenti e personale della scuola (100 mila persone) un tampone lo faranno prima di entrare in classe, l’orizzonte da coprire è ben più ampio, suddiviso in sei macro aree. Ci sono i Dipartimenti di Prevenzione ma si punta anche a potenziare la capacità diagnostica delle rete dei laboratori di microbiologia (coordinamento a Roberto Rigoli di Treviso ma, spiega Zaia, «si conferma quello di Padova come accreditato» a beneficio di Andrea Crisanti)con l’acquisto di 21 nuove attrezzature. In sostanza ogni Usl è autonoma nella gestione della diagnostica con tamponi e test rapidi. Restano attivabili 13 Covid hospital. In generale, sugli ospedali, c’è il carico di investimenti più consistente, 81,9 milioni perché si passa dai 494 posti letto in intensiva pre Covid (di cui 44 in sanità privata accreditata) a 840 posti letto in fase acuta della pandemia, in semi intensiva da 85 a 663 (di cui 176 convertibili in letti di intensiva con respiratori e da 165 di malattie infettive a 1.085. Numeri pesanti visto che durante l’emergenza si è arrivati a un massimo di letti di intensiva occupati pari a 524. Altri 16,1 milioni andranno a potenziare i pronto soccorsi. Restano attivi i settori del contact tracing ma anche le campagne mirate per prevenire nuovi focolai con screening periodici su centri migranti, pullman da Bulgaria e Romania, stagionali dell’agricoltura e «ulteriori gruppi target» su valutazione delle Usl. Nel piano anche l’anticipo a ottobre del vaccino anti influenzale. La campagna d’autunno, infine, serve a dare un colpo di acceleratore anche sull’integrazione di team medici multidisciplinari con l’obiettivo di completare entro il 2021 la rete delle forme associative, dai medici di base alla geriatria, passando per la fisioterapia. Prosegue anche la biosorveglianza, quella mappa del Veneto con tanti puntini rossi quanti sono i casi e i focolai attivi.
«Nei mesi scorsi – spiega Zaia – abbiamo guardato in faccia il virus, acquisito esperienza, conoscenza e capacità organizzativa grazie al lavoro di una squadra eccezionale. Adesso mettiamo a frutto il tutto con un Piano che non lascia nulla al caso».
Zaia A ogni colpo di tosse o linea di febbre sarà psicosi per tutti