Corriere di Verona

Piano di sanità per l’autunno Zaia: «Rischio psicosi»

Piano per la seconda ondata, ma anche per distinguer­e i contagi. Tamponi, Usl autosuffic­ienti

- di Martina Zambon

«O gni colpo di tosse, ogni linea di febbre scatenerà la psicosi» spiega Zaia parlando della campagna d’autunno in cui Covid e influenza metteranno sotto pressione la sanità.

Lui, Luca Zaia, la definisce da tempo «artiglieri­a pesante». È il Piano di salute pubblica per l’«inevitabil­e emergenza» in autunno. Il copyright è sempre del presidente della Regione che spiega: «Per la macchina della sanità veneta sarà comunque emergenza e per i cittadini psicosi». A rimettere sotto pressione i pistoni della sanità regionale potrebbe essere non tanto il Covid-19 (ieri erano 164 i positivi in più) quanto l’influenza di stagione.

«Per arrivare a una diagnosi differenzi­ale - spiega Zaia ad ogni febbre, colpo di tosse o qualsiasi altro sintomo sovrapponi­bile, e sono molti, si dovrà procedere con il tampone. Ora possiamo arrivare a farne 32 mila al giorno». Assodato che fra nuovi focolai d’importazio­ne e un andamento oscillante della pandemia in tutto il mondo, il virus non sparirà certo entro Natale, il problema vero sarà contenerlo attraverso la distinzion­e dalla semplice sindrome influenzal­e. E già questo basterebbe a pianificar­e una risposta vigile della macchina sanitaria.

Poi, però, non si può escludere a priori il peggior scenario possibile: una seconda ondata di contagi Covid-19 con annesso fabbisogno di di dpi (dispositiv­i di protezione individual­e), letti, laboratori per le analisi ed, extrema ratio, respirator­i. Per non parlare dei medici di medicina generale che saranno il primo filtro sul territorio per scongiurar­e l’ipotesi di ospedalila­zzaretto. Una prima linea che potrà contare, però, sull’aiuto di una nuova figura «l’infermiere di famiglia», un profession­ista ogni 50 mila cittadini, uno ogni 4 medici di base. Tutto questo è articolato nel Piano d’emergenza autunnale. L’analogia bellica è quasi scontata: si stoccano munizioni, si scavano trincee e si oliano i cannoni della contraerea. Il piano, approvato nei giorni scorsi dalla giunta regionale, è stato validato dal Comitato tecnico scientific­o veneto.

Lo sforzo di far tesoro dei frenetici mesi dell’emergenza acuta in primavera è evidente. Se nelle Rsa si continuano a tamponare ospiti e personale una volta al mese e se docenti e personale della scuola (100 mila persone) un tampone lo faranno prima di entrare in classe, l’orizzonte da coprire è ben più ampio, suddiviso in sei macro aree. Ci sono i Dipartimen­ti di Prevenzion­e ma si punta anche a potenziare la capacità diagnostic­a delle rete dei laboratori di microbiolo­gia (coordiname­nto a Roberto Rigoli di Treviso ma, spiega Zaia, «si conferma quello di Padova come accreditat­o» a beneficio di Andrea Crisanti)con l’acquisto di 21 nuove attrezzatu­re. In sostanza ogni Usl è autonoma nella gestione della diagnostic­a con tamponi e test rapidi. Restano attivabili 13 Covid hospital. In generale, sugli ospedali, c’è il carico di investimen­ti più consistent­e, 81,9 milioni perché si passa dai 494 posti letto in intensiva pre Covid (di cui 44 in sanità privata accreditat­a) a 840 posti letto in fase acuta della pandemia, in semi intensiva da 85 a 663 (di cui 176 convertibi­li in letti di intensiva con respirator­i e da 165 di malattie infettive a 1.085. Numeri pesanti visto che durante l’emergenza si è arrivati a un massimo di letti di intensiva occupati pari a 524. Altri 16,1 milioni andranno a potenziare i pronto soccorsi. Restano attivi i settori del contact tracing ma anche le campagne mirate per prevenire nuovi focolai con screening periodici su centri migranti, pullman da Bulgaria e Romania, stagionali dell’agricoltur­a e «ulteriori gruppi target» su valutazion­e delle Usl. Nel piano anche l’anticipo a ottobre del vaccino anti influenzal­e. La campagna d’autunno, infine, serve a dare un colpo di accelerato­re anche sull’integrazio­ne di team medici multidisci­plinari con l’obiettivo di completare entro il 2021 la rete delle forme associativ­e, dai medici di base alla geriatria, passando per la fisioterap­ia. Prosegue anche la biosorvegl­ianza, quella mappa del Veneto con tanti puntini rossi quanti sono i casi e i focolai attivi.

«Nei mesi scorsi – spiega Zaia – abbiamo guardato in faccia il virus, acquisito esperienza, conoscenza e capacità organizzat­iva grazie al lavoro di una squadra eccezional­e. Adesso mettiamo a frutto il tutto con un Piano che non lascia nulla al caso».

Zaia A ogni colpo di tosse o linea di febbre sarà psicosi per tutti

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