Veleni da Pfas, Acque Veronesi chiede i danni
Veleni da Pfas per un inquinamento quantificato stando alle conclusioni dell’inchiesta bis - addirittura in 75 kmq a cavallo tra Vicenza (la cui Procura gestisce la titolarità delle indagini), Padova e Verona.
All’indomani della chiusura della seconda tranche d’indagini, le società idriche delle tre province, a cominciare da Acque Veronesi, si lanciano all’attacco annunciando l’intenzione di costituirsi parte civile: «Da apprezzare particolarmente – affermano all’unisono oltre a quella scaligera anche le società Acquevenete, Acque del Chiampo e Viacquaidriche, rappresentate dai legali Vittore d’Acquarone, Angelo Merlin e Marco Tonellotto -è stata la rapidità con la quale la magistratura ha operato pur in presenza di difficoltà operative oggettive causate dall’emergenza Covid». Il loro intento adesso è chiedere i danni a fronte delle «pesantissime responsabilità» emerse a carico di Miteni (con i suoi dirigenti) e dei manager della società lussemburghese International Chemical Investors:
«Questa inchiesta conferma quanto sempre sostenuto dalle società idriche, ossia che le condotte di inquinamento ambientale si sono protratte oltre il 2013, data di riferimento della chiusura del primo filone d’inchiesta, e quindi concretizzando anche fattispecie criminose previste dalla legge sugli Ecoreati. È un passo importante - sottolineano con i loro legali le 4 società idriche nell’accertamento di responsabilità gravi sul piano ambientale e sanitario che hanno causato ingenti danni cui, come è noto, proprio le società idriche hanno tempestivamente posto rimedio con misure eccezionali, urgenti ed estremamente onerose». Per questo, «anche in questo secondo procedimento, come già in quello che vede coinvolta Mitsubishi, qualora il gup disponesse il rinvio a giudizio, le società idriche non mancheranno di costituirsi parte civile, per i reati ambientali contestati, nell’interesse dell’accertamento di una piena verità».