La guerra dell’uva passa L’ingrediente fondamentale per il «plum cake», istituzione inglese, era importato dalle isole greche attraverso Venezia Nel 1570 il tentativo di rompere il monopolio
Il menù di questa storia comincia dal dolce, un dolce intrigante non solo al palato: il plum cake. «Plum cake» significa letteralmente «dolce di prugne», ma in questo lievitato a base di farina, uova, zucchero, burro, che non può mancare sulla tavola di ogni inglese che si rispetti, di prugne non v’è neppure l’ombra. Un bel mistero. Per fortuna ci aiutano a svelare l’arcano i linguisti: in inglese antico con il termine plum si indicava la frutta secca ed in particolare l’uva passa. E l’uva passa è veramente l’ingrediente fondamentale di questa vera e propria «istituzione nazionale» (così considerava il plum cake il colonnello Arthur Robert Kenney–Herbert, singolare figura di soldato – gastronomo, autore nel tardo Ottocento di preziosi ricettari britannici). Per averla i sudditi di Sua Maestà avrebbero fatto e fecero qualsiasi cosa intraprendendo persino una delle più dure guerre commerciali che mai l’Europa moderna vide. Contro chi? Venezia, ovviamente.
E qui ci spostiamo a Sacile, in provincia di Pordenone. Appena al di fuori dell’antica cinta muraria, si specchia sulle limpide acque del Livenza un elegantissimo palazzo nobiliare: palazzo Ragazzoni. La dimora faceva parte di una vasta tenuta agricola estesa nel territorio suburbano di S. Odorico, concessa in feudo dalla Serenissima a Giacomo Ragazzoni, ricchissimo mercante e diplomatico ai suoi servigi, la cui famiglia aveva origini nell’alta bergamasca. Nel suo stemma spiccano curiosamente le insegne reali inglesi e non è un caso: Giacomo, nato a Venezia nel 1528, con l’Inghilterra ebbe molto a che fare. Ci si recò in giovanissima età intessendo rapporti persino d’amicizia con il re Enrico VIII, il fondatore della chiesa anglicana. Fu lui a favorire il matrimonio della figlia di quest’ultimo, Maria, con Filippo II di Spagna. E fu lui a comprendere quanto gli inglesi impazzissero per l’uva passa. Tornato a Venezia, Ragazzoni comincia così ad organizzare traffici di questo bene dalle isole greche di Zante e Cefalonia, allora veneziane, al mercato di Londra, divenendo in breve tempo assoluto monopolista nel settore. Le sue navi erano talmente grandi da non poter risalire il
Tamigi e le merci dovevano addirittura essere scaricate sulla Manica. Accumulò fortune spropositate e le stanze di quel palazzo videro passare regnanti, nobili e dame di infinita bellezza. Tutto comincia però a cambiare quando Venezia, nel 1570, si impegna nella guerra contro i turchi per Cipro.
Gli inglesi ne approfittano decidendo di importare autonomamente l’uva passa. Londra dà così privilegio ad un certo Acervo Velutelli, lucchese «che potesse scuoder nuova gravezza sopra le uve passe... a tal punto che li mercanti venetiani convennero abandonar quasi del tutto quel negotio». Un dazio, una mossa vincente: i traffici veneziani verso l’Inghilterra si arrestano. Recita un documento del Senato: «Hora il detto viaggio è del tutto levato, né navigano più nostre navi per le gravezze dei datij poste in Inghilterra a noi insoportabili. Navi e vascelli forestieri capitano nelle isole nostre di Levante adducendo uve passe et vini». Arriva la contromossa: il Senato veneziano impone a sua volta un’imposta da far pagare a tutte le navi non veneziane cariche di uva passa provenienti dalle isole Ionie e dirette oltre
Il «plum cake», orgoglio della cucina britannica
Gibilterra. Ma gli inglesi non si arrendono e giocano d’astuzia: si accordano così con i mercanti di Zante per ritirare le uve non in loco ma in Morea, territorio turco. L’imposta è evasa. Risposta veneziana: «Nell’avvenir non possano esse uve passe che nascono nelle Isole della Ceffalonia et Zante esser estratte da esse isole per condurle in altri luoghi che per questa città di Venetia solamente et con vasselli venetiani o de sudditi della Signoria Nostra». Gli inglesi protestano e fanno comparsa tra le onde greche persino navi corsare. Venezia è convinta di aver vinto la battaglia ma non si accorge di aver perso la guerra. Mentre i veneziani fanno indigestione della loro uva passa, gli inglesi infatti se la vanno a prendere per sempre dai turchi in Morea. Mentre Venezia si avvia al declino, l’Inghilterra si afferma come potenza mondiale. Naturalmente con la sua uva passa. Naturalmente con il suo plum cake.
Gli inglesi giocano d’astuzia: si accordano con i mercanti di Zante per ritirare le uve non «in loco» ma in Morea, territorio turco In questo modo era aggirata la Serenissima