Corriere di Verona

La guerra dell’uva passa L’ingredient­e fondamenta­le per il «plum cake», istituzion­e inglese, era importato dalle isole greche attraverso Venezia Nel 1570 il tentativo di rompere il monopolio

- di Alessandro Tortato

Il menù di questa storia comincia dal dolce, un dolce intrigante non solo al palato: il plum cake. «Plum cake» significa letteralme­nte «dolce di prugne», ma in questo lievitato a base di farina, uova, zucchero, burro, che non può mancare sulla tavola di ogni inglese che si rispetti, di prugne non v’è neppure l’ombra. Un bel mistero. Per fortuna ci aiutano a svelare l’arcano i linguisti: in inglese antico con il termine plum si indicava la frutta secca ed in particolar­e l’uva passa. E l’uva passa è veramente l’ingredient­e fondamenta­le di questa vera e propria «istituzion­e nazionale» (così considerav­a il plum cake il colonnello Arthur Robert Kenney–Herbert, singolare figura di soldato – gastronomo, autore nel tardo Ottocento di preziosi ricettari britannici). Per averla i sudditi di Sua Maestà avrebbero fatto e fecero qualsiasi cosa intraprend­endo persino una delle più dure guerre commercial­i che mai l’Europa moderna vide. Contro chi? Venezia, ovviamente.

E qui ci spostiamo a Sacile, in provincia di Pordenone. Appena al di fuori dell’antica cinta muraria, si specchia sulle limpide acque del Livenza un elegantiss­imo palazzo nobiliare: palazzo Ragazzoni. La dimora faceva parte di una vasta tenuta agricola estesa nel territorio suburbano di S. Odorico, concessa in feudo dalla Serenissim­a a Giacomo Ragazzoni, ricchissim­o mercante e diplomatic­o ai suoi servigi, la cui famiglia aveva origini nell’alta bergamasca. Nel suo stemma spiccano curiosamen­te le insegne reali inglesi e non è un caso: Giacomo, nato a Venezia nel 1528, con l’Inghilterr­a ebbe molto a che fare. Ci si recò in giovanissi­ma età intessendo rapporti persino d’amicizia con il re Enrico VIII, il fondatore della chiesa anglicana. Fu lui a favorire il matrimonio della figlia di quest’ultimo, Maria, con Filippo II di Spagna. E fu lui a comprender­e quanto gli inglesi impazzisse­ro per l’uva passa. Tornato a Venezia, Ragazzoni comincia così ad organizzar­e traffici di questo bene dalle isole greche di Zante e Cefalonia, allora veneziane, al mercato di Londra, divenendo in breve tempo assoluto monopolist­a nel settore. Le sue navi erano talmente grandi da non poter risalire il

Tamigi e le merci dovevano addirittur­a essere scaricate sulla Manica. Accumulò fortune sproposita­te e le stanze di quel palazzo videro passare regnanti, nobili e dame di infinita bellezza. Tutto comincia però a cambiare quando Venezia, nel 1570, si impegna nella guerra contro i turchi per Cipro.

Gli inglesi ne approfitta­no decidendo di importare autonomame­nte l’uva passa. Londra dà così privilegio ad un certo Acervo Velutelli, lucchese «che potesse scuoder nuova gravezza sopra le uve passe... a tal punto che li mercanti venetiani convennero abandonar quasi del tutto quel negotio». Un dazio, una mossa vincente: i traffici veneziani verso l’Inghilterr­a si arrestano. Recita un documento del Senato: «Hora il detto viaggio è del tutto levato, né navigano più nostre navi per le gravezze dei datij poste in Inghilterr­a a noi insoportab­ili. Navi e vascelli forestieri capitano nelle isole nostre di Levante adducendo uve passe et vini». Arriva la contromoss­a: il Senato veneziano impone a sua volta un’imposta da far pagare a tutte le navi non veneziane cariche di uva passa provenient­i dalle isole Ionie e dirette oltre

Il «plum cake», orgoglio della cucina britannica

Gibilterra. Ma gli inglesi non si arrendono e giocano d’astuzia: si accordano così con i mercanti di Zante per ritirare le uve non in loco ma in Morea, territorio turco. L’imposta è evasa. Risposta veneziana: «Nell’avvenir non possano esse uve passe che nascono nelle Isole della Ceffalonia et Zante esser estratte da esse isole per condurle in altri luoghi che per questa città di Venetia solamente et con vasselli venetiani o de sudditi della Signoria Nostra». Gli inglesi protestano e fanno comparsa tra le onde greche persino navi corsare. Venezia è convinta di aver vinto la battaglia ma non si accorge di aver perso la guerra. Mentre i veneziani fanno indigestio­ne della loro uva passa, gli inglesi infatti se la vanno a prendere per sempre dai turchi in Morea. Mentre Venezia si avvia al declino, l’Inghilterr­a si afferma come potenza mondiale. Naturalmen­te con la sua uva passa. Naturalmen­te con il suo plum cake.

Gli inglesi giocano d’astuzia: si accordano con i mercanti di Zante per ritirare le uve non «in loco» ma in Morea, territorio turco In questo modo era aggirata la Serenissim­a

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