Playoff, il Chievo stronca lo Spezia in nove minuti
Nell’andata della semifinale i gialloblù stroncano lo Spezia: due reti in nove minuti Segnano Djordjevic e Segre, poi Semper neutralizza un rigore. Martedì in Liguria il ritorno
Chievo 2 Spezia 0 Reti: pt 2’ Djordjevic, 9’ Segre CHIEVO (4-3-3): Semper 8, Dickmann 7,5, Leverbe 5,5, Rigione 6,5, Renzetti 6; Segre 7, Esposito 6 (25’ st Garritano ng), Obi 7,5; Ceter 6, Djordjevic 7,5 (36’ st Morsay 6), Vignato 6 (45’ st Cavar ng) All. Aglietti 7,5 SPEZIA (4-3-3): Scuffet 5,5; Ferrer 5 (30’ st Vignali ng), Erlic 5, Terzi 5,5, Ramos 5 (14’ st Vitale 6); Bartolomei 6 (30’ st Galabinov ng), Ricci 5, Mora 5 (14’ st Maggiore 5,5); Gyasi 5,5, Nzola 6,5, Di Gaudio 5 (25’ st Ragusa ng) All. Italiano 5 Arbitro: Ros di Pordenone 6 Note: Ammoniti Bartolomei, Rigione, Ferrer, Ragusa, Vignali, Obi. Calci d’angolo 10-3 per lo Spezia
Il «primo tempo» della semifinale è griffato Chievo. Due a zero. Il che vuol dire avere due risultati e mezzo in vista di martedì in casa Spezia: se pareggia, vince o perde con una sola rete di scarto, la banda Aglietti va a giocarsi la promozione nell’ultimo round dei playoff. Tutto, va detto, è aperto. Ma che il Chievo sia una squadra diversa da quella vista fino a tre turni dal gong del campionato è ormai palese. Alla vigilia c’è chi aveva ricordato come i gialloblù fossero la squadra di B che ha perso più punti da situazione di vantaggio, 27. Ed ecco che lo Spezia viene prima azzannato poi contenuto. Grazie a Semper, agli errori degli Aquilotti, alla resistenza di una squadra che dà la sensazione di sapere sempre dov’è e timbra la quarta vittorie nelle ultime cinque uscite.
Non c’è l’hombre del partido Garritano, nell’undici di gara 1. Così, lo Spezia parte da una mediana, BartolomeiRicci-Mora, con un vissuto di B ch’è tre volte quello degli Esposito, Segre, Obi. E poi ci sarebbe quella linea a quattro, dietro, che Aglietti non può cambiare per carestia d’alternative: da Dickmann
a Renzetti passando per Leverbe e Rigione, dodici gare in poco più di un mese e mezzo. Eppure c’è gente come Obi, un furetto, e Dickmann, bravo su Di Gaudio, che gioca in smoking. È stordito, lo Spezia, da un Chievo che azzanna la contesa con il sigillo più rapido dell’annata, Djordjevic dopo due giri di lancette, e uno tra i più belli, Segre a culmine di un contropiede stile velociraptor, peraltro forgiato su quella catena mancina ch’è un lato forte della carta d’identità. S’era detto: Spezia terzo in «regular season», qualche giorno in più di riposo, reduce tuttavia da un periodaccio per guai fisici sparsi, vedi le assenze di Capradossi, Marchizza, Mastinu e le condizioni precarie di Ragusa e Galabinov. Soffrono allora, Mora e soci, quando il Chievo alza pure uno dei due interni nel pressing, idem quando deve sondare spazi manovrando. Sì, Nzola darà il suo daffare a Rigione, ma per il resto né a Di Gaudio né a Gyasi sono concesse libertà rilevanti. Quando Ricci spara da fuori, Semper conferma il pieno di autostima fatto dopo la vecchia pausa di riflessione dello scorso dicembre. E quando Gyasi è davvero libero di graffiare, poco prima dell’intervallo, a decidere è l’imperizia del ghanese.
Nella ripresa, Italiano attinge ai cambi. Il Chievo deve badare a non cadere nel puro contenimento. Aglietti urla i suoi rimbrotti. Consapevole dei tanti fattori poco governabili. C’è l’energia che cala, ad esempio. E c’è Leverbe che, pur cresciuto a dismisura da gennaio in poi, scivola su una buccia di banana: concede il perno a Nzola, lo calcia da dietro, Ros dice dischetto. Lì, ecco Semper, che neutralizza il secondo penalty di fila: con l’Empoli si allungava su Ciciretti, qui ipnotizza Ricci. Tutto molto chiaro: la stanchezza diventa il 12esimo uomo. Tanto che Nzola bacia la traversa un attimo dopo. È un calo fisiologico. Che Italiano cavalca salendo a quattro punte. Ma è anche, bel segnale, un calo indolore con Morsay a sfiorare il 3-0. E Djordjevic, fascia di capitano, dice: «Vittoria meritata, Aglietti l’ha preparata benissimo, ora proviamo a vincere anche in casa loro».