«Tav, Smfr e autostrade investiamo i soldi europei»
«Isoldi del Recovery fund vanno investiti più che spesi. Su Tav, Smfr e nuove autostrade innanzitutto. Credo invece che usarli per spingere l’autonomia voglia dire portarli al Sud». Così Maria Cristina Piovesana (Assindustria)
«Abbiamo una grande occasione, probabilmente unica, perciò evitiamo innanzitutto di fare una banale lista della spesa con il solito assalto alla diligenza che porta i soldi. Per impiegare bene i miliardi che arriveranno dall’Europa con il Recovery Fund ci vuole una chiara visione d’insieme del Paese e del Nordest che vogliamo. Insomma, quel denaro bisogna investirlo, non semplicemente spenderlo».
Per Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustria Venetocentro e vicepresidente nazionale di Confindustria (con delega all’ambiente, sostenibilità e cultura nella squadra di Bonomi) questo è un agosto di lavoro nel bel mezzo di un anno assolutamente straordinario sotto molti punti di vista. L’argomento del giorno – e dei prossimi mesi, inevitabilmente – sono quei 209 miliardi (per la precisione, 81,4 miliardi di sussidi a fondo perduto e 127,4 di prestiti) che arriveranno all’Italia per riprendersi dalle conseguenze economiche del Covid. Li avremo in cassa l’anno prossimo ma i criteri di utilizzo e la loro destinazione finale sono già al centro del dibattito.
Presidente Piovesana, con quali priorità li dovremmo investire questi miliardi, in particolare per la quota parte che toccherà al nostro territorio?
«Il Veneto e il Nordest sono luogo privilegiato di transiti, per le persone e per le merci, però soffrono ancora di alcune rilevanti smagliature nei collegamenti con il resto d’Italia e con l’Europa del Nord. Perciò, se vogliamo essere per davvero il terzo vertice del nuovo Triangolo industriale italiano, con Milano e Bologna, queste smagliature vanno eliminate. Prima di tutto con il completamento della Tav da Verona a Padova e poi con la sua prosecuzione verso est, ma anche con il miglioramento delle comunicazioni da e per l’Emilia».
A proposito di collegamenti ferroviari: il disegno di un sistema metropolitano regionale dobbiamo considerarlo definitivamente morto e sepolto?
«Questa mi sembra l’occasione giusta per riprenderlo in mano e aggiornarlo all’attualità. Dal mio punto di vista l’idea rimane valida, soprattutto nell’ottica di considerare effettivamente il Veneto centrale come terzo vertice del Triangolo industriale».
Pensa sia necessario anche un progetto che rilanci il cosiddetto “sbocco a Nord” su
Monaco e la Germania?
«Noi pensiamo di sì, l’autostrada Alemagna potrebbe essere un’arteria particolarmente importante sia per la circolazione delle merci prodotte dalle nostre imprese, sia per facilitare l’arrivo dei turisti dal Nord dell’Europa. Per altro, ricordo a tutti che realizzare in
In ascesa Maria Cristina Piovesana, trevigiana, classe ‘65, è vice presidente di Confindustria nazionale frastrutture di questo tipo significa poter contare sui pedaggi per costruire un piano di restituzione sostenibile del prestito europeo: non tutti i soldi del Recovery Fund saranno a fondo perduto, anzi, per la maggior parte l’Europa ce li chiederà indietro».
Non di sole infrastrutture, però, vive un territorio così strategico.
«Sono d’accordo. Infatti, sono sicura che Milano e Bologna riprenderanno la loro corsa come centri attrattori di capitale umano. Noi in Veneto, invece, continuiamo a formarlo e poi a cederlo all’esterno. Questa tendenza va assolutamente invertita. Aggiungo un altro elemento di riflessione: la questione demografica è il tema di quest’epoca. Già il nostro è un Paese in disequilibrio, anche se si tratta di una questione estremamente complessa, dobbiamo almeno provarci a fare qualcosa di concreto per favorire la creazione di nuove famiglie».
Lei in Confindustria ha una delega specifica, quella per la sostenibilità: in questo ambito quali sono le azioni concrete che andrebbero messe in campo?
«Penso a una nuova sostenibilità del nostro territorio nordestino. Attorno a noi ci sono migliaia di capannoni da recuperare, monetizzando le relative cubature, abbattendo ciò che non va più bene o non serve più e ricostruendo secondo i criteri più moderni. Negli scorsi decenni la crescita del Nordest e delle sue imprese è stata eroica ma un po’ disordinata, adesso possiamo giocarci l’opportunità di essere virtuosi nel recupero, purché non prevalgano certi preconcetti anti-industriali».
Un’altra delle possibili destinazioni dei fondi concessi dall’Europa è stata indicata nei giorni scorsi dal ministro per gli Affari regionali, Boccia: utilizziamoli, ha proposto, per finanziarie l’attuazione dei Livelli essenziali di prestazione e quindi dell’autonomia regionale differenziata. Vi convince ?
«Non del tutto. La proposta del ministro tende evidentemente a portare risorse verso il Sud, per tranquillizzarlo sugli effetti dell’autonomia regionale, ma non possiamo permettere che venga trascurata la locomotiva del Paese. D’accordo sul principio di sussidiarietà, però qui il rischio è che ognuno cerchi di portare a casa il più possibile per sé. Invece, si dovrebbe ragionare come in azienda: le risorse vanno allocate dove si ritiene che nel tempo possano produrre ricchezza. Se facciamo solo spesa corrente, l’unico risultato che otterremo è quello di avere nuovo debito».
L’Alemagna che si fa autostrada fino a Monaco potrebbe diventare arteria privilegiata per le merci ma anche per i turisti
I soldi dell’europa per i lep sembrano una manovra del ministro per compensare l’autonomia e portare risorse al Sud