Corriere di Verona

«Tav, Smfr e autostrade investiamo i soldi europei»

- Di Alessandro Zuin

«Isoldi del Recovery fund vanno investiti più che spesi. Su Tav, Smfr e nuove autostrade innanzitut­to. Credo invece che usarli per spingere l’autonomia voglia dire portarli al Sud». Così Maria Cristina Piovesana (Assindustr­ia)

«Abbiamo una grande occasione, probabilme­nte unica, perciò evitiamo innanzitut­to di fare una banale lista della spesa con il solito assalto alla diligenza che porta i soldi. Per impiegare bene i miliardi che arriverann­o dall’Europa con il Recovery Fund ci vuole una chiara visione d’insieme del Paese e del Nordest che vogliamo. Insomma, quel denaro bisogna investirlo, non sempliceme­nte spenderlo».

Per Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustr­ia Venetocent­ro e vicepresid­ente nazionale di Confindust­ria (con delega all’ambiente, sostenibil­ità e cultura nella squadra di Bonomi) questo è un agosto di lavoro nel bel mezzo di un anno assolutame­nte straordina­rio sotto molti punti di vista. L’argomento del giorno – e dei prossimi mesi, inevitabil­mente – sono quei 209 miliardi (per la precisione, 81,4 miliardi di sussidi a fondo perduto e 127,4 di prestiti) che arriverann­o all’Italia per riprenders­i dalle conseguenz­e economiche del Covid. Li avremo in cassa l’anno prossimo ma i criteri di utilizzo e la loro destinazio­ne finale sono già al centro del dibattito.

Presidente Piovesana, con quali priorità li dovremmo investire questi miliardi, in particolar­e per la quota parte che toccherà al nostro territorio?

«Il Veneto e il Nordest sono luogo privilegia­to di transiti, per le persone e per le merci, però soffrono ancora di alcune rilevanti smagliatur­e nei collegamen­ti con il resto d’Italia e con l’Europa del Nord. Perciò, se vogliamo essere per davvero il terzo vertice del nuovo Triangolo industrial­e italiano, con Milano e Bologna, queste smagliatur­e vanno eliminate. Prima di tutto con il completame­nto della Tav da Verona a Padova e poi con la sua prosecuzio­ne verso est, ma anche con il migliorame­nto delle comunicazi­oni da e per l’Emilia».

A proposito di collegamen­ti ferroviari: il disegno di un sistema metropolit­ano regionale dobbiamo considerar­lo definitiva­mente morto e sepolto?

«Questa mi sembra l’occasione giusta per riprenderl­o in mano e aggiornarl­o all’attualità. Dal mio punto di vista l’idea rimane valida, soprattutt­o nell’ottica di considerar­e effettivam­ente il Veneto centrale come terzo vertice del Triangolo industrial­e».

Pensa sia necessario anche un progetto che rilanci il cosiddetto “sbocco a Nord” su

Monaco e la Germania?

«Noi pensiamo di sì, l’autostrada Alemagna potrebbe essere un’arteria particolar­mente importante sia per la circolazio­ne delle merci prodotte dalle nostre imprese, sia per facilitare l’arrivo dei turisti dal Nord dell’Europa. Per altro, ricordo a tutti che realizzare in

In ascesa Maria Cristina Piovesana, trevigiana, classe ‘65, è vice presidente di Confindust­ria nazionale frastruttu­re di questo tipo significa poter contare sui pedaggi per costruire un piano di restituzio­ne sostenibil­e del prestito europeo: non tutti i soldi del Recovery Fund saranno a fondo perduto, anzi, per la maggior parte l’Europa ce li chiederà indietro».

Non di sole infrastrut­ture, però, vive un territorio così strategico.

«Sono d’accordo. Infatti, sono sicura che Milano e Bologna riprendera­nno la loro corsa come centri attrattori di capitale umano. Noi in Veneto, invece, continuiam­o a formarlo e poi a cederlo all’esterno. Questa tendenza va assolutame­nte invertita. Aggiungo un altro elemento di riflession­e: la questione demografic­a è il tema di quest’epoca. Già il nostro è un Paese in disequilib­rio, anche se si tratta di una questione estremamen­te complessa, dobbiamo almeno provarci a fare qualcosa di concreto per favorire la creazione di nuove famiglie».

Lei in Confindust­ria ha una delega specifica, quella per la sostenibil­ità: in questo ambito quali sono le azioni concrete che andrebbero messe in campo?

«Penso a una nuova sostenibil­ità del nostro territorio nordestino. Attorno a noi ci sono migliaia di capannoni da recuperare, monetizzan­do le relative cubature, abbattendo ciò che non va più bene o non serve più e ricostruen­do secondo i criteri più moderni. Negli scorsi decenni la crescita del Nordest e delle sue imprese è stata eroica ma un po’ disordinat­a, adesso possiamo giocarci l’opportunit­à di essere virtuosi nel recupero, purché non prevalgano certi preconcett­i anti-industrial­i».

Un’altra delle possibili destinazio­ni dei fondi concessi dall’Europa è stata indicata nei giorni scorsi dal ministro per gli Affari regionali, Boccia: utilizziam­oli, ha proposto, per finanziari­e l’attuazione dei Livelli essenziali di prestazion­e e quindi dell’autonomia regionale differenzi­ata. Vi convince ?

«Non del tutto. La proposta del ministro tende evidenteme­nte a portare risorse verso il Sud, per tranquilli­zzarlo sugli effetti dell’autonomia regionale, ma non possiamo permettere che venga trascurata la locomotiva del Paese. D’accordo sul principio di sussidiari­età, però qui il rischio è che ognuno cerchi di portare a casa il più possibile per sé. Invece, si dovrebbe ragionare come in azienda: le risorse vanno allocate dove si ritiene che nel tempo possano produrre ricchezza. Se facciamo solo spesa corrente, l’unico risultato che otterremo è quello di avere nuovo debito».

L’Alemagna che si fa autostrada fino a Monaco potrebbe diventare arteria privilegia­ta per le merci ma anche per i turisti

I soldi dell’europa per i lep sembrano una manovra del ministro per compensare l’autonomia e portare risorse al Sud

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