Positivi dopo la vacanza in Croazia
Cinque ragazzi veronesi festeggiavano la maturità con altri coetanei veneti. Il contagio a Pag
Nei «megapullman» per la Croazia (e VERONA ritorno), c’erano anche almeno undici veronesi, partiti assieme per «festeggiare la maturità». Cinque di loro sono ritornati con il Coronavirus, anche se tutti stanno bene e risultano asintomatici. Sono tutti ragazzi di diciannove anni: due abitano a San Giovanni Lupatoto, gli altri tre rispettivamente a Verona, Sona e Cerea.
Nei «megapullman» per la Croazia (e ritorno), c’erano anche almeno undici veronesi, partiti assieme per «festeggiare la maturità». Cinque di loro sono ritornati con il Coronavirus, anche se tutti stanno bene e risultano asintomatici. Sono tutti ragazzi di diciannove anni: due abitano a San Giovanni Lupatoto, gli altri tre rispettivamente a Verona, Sona e Cerea. Facevano parte della comitiva veneta che si era recata in pullman all’isola di Pag, meta turistica sulla costa dalmata. A far emergere il contagio, nei giorni scorsi, una ragazza padovana, l’unica ad aver sviluppato i sintomi, seppur in maniera tenue del Covid 19. Con loro sono stati contagiati otto padovani, e sette vicentini. Il contagio può esser avvenuto in diversi momenti della vacanza: le testimonianze, in questi giorni non sono mancate. Pag è nota come «isola della movida», l’«Ibiza dell’Adriatico» e non sono mancate le feste: tutte rigorosamente senza mascherina. Una situazione, come hanno raccontato i protagonisti a cui si «sono adeguati tutti». Gli altri 66 ragazzi della comitiva sono in quarantena: non sorprende che le persone in isolamento abbiano fatto un ulteriore scatto in avanti: ora sono 1.126. Aumento anche nei casi «attualmente positivi» che ora si avvicinano a cento (95, per la precisione). Del resto ieri, il Servizio igiene sanità pubblica (Sisp) dell’Usl Scaligera ne ha contati altri sette. Nella lista figurano un 47enne domiciliato in città, che si è recato in Pronto Soccorso di rientro dall’estero, attualmente isolato a casa in buone condizioni, un 78enne di Verona segnalato dal medico di base per sospetto clinico, attualmente isolato a casa, un uomo di Cerea di 75 anni, una ragazza di Zevio segnalata dal medico di base per sospetto clinico, attualmente isolata a casa, e due donne residenti a Verona, una delle quali rientrata dall’estero, entrambe asintomatiche. Il ruolo dei medici di base non è secondario nel controllo della pandemia. E proprio da Verona parte un progetto completamente che si ispira all’attività dei «medici sentinella», quelli che, durante la stagione influenzale, segnalano i primi casi «in circolo». Il principio è lo stesso, solo che, questa volta, si tratta di segnalare i possibili casi di Covid 19, partendo anche dai sintomi solitamente più trascurati. Si tratta di un’iniziativa complementare all’attività del Sisp, che parte anch’essa in parte dalle segnalazione dei medici ma che, soprattutto, va «alla caccia» a partire dai singoli focolai rilevati. A promuoverla è il centro studi della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale. «I medici di base — spiega il presidente della federazione scaligera, Guglielmo Frapporti — sono il primo contatto per i malati e il più sensibile punto di osservazione dei pazienti con malattie virali. Basti pensare che, nell’ultima settimana di luglio i 560 medici di medicina generale dell’Usl 9 hanno visitato circa 1.500 persone con malattie virali “stagionali”. Un numero che potrebbe aumentare le prossime settimane».
Il progetto avrà una valenza scientifica: servirà infatti a documentare l’incidenza temporale, settimana per settimana, del Covid, producendo dati epidemiologici che descriveranno la situazione locale. Sono in tutto trenta i nuovi «medici sentinella», abbastanza per monitorare una popolazione a campione di 45mila veronesi. L’attività è già iniziata questa settimana e andrà avanti fino a dicembre, con un report settimanale. Tra i sintomi a cui verranno dati maggiore attenzione, c’è naturalmente la febbre (a partire dai 37,5 gradi) ma anche la semplice «anosmia», ossia la perdita temporanea dell’olfatto. Ma non verranno trascurati anche sintomi tendenzialmente meno noti, ma comunque significativi, come la diarrea. «Molti hanno sostenuto — è il commento di Frapporti — che il Veneto ha retto all’epidemia per la tenuta della medicina del territorio. Come medici di base abbiamo avuto tante difficolto, e a Verona, in mancanza di altro sostegno ci siamo autorganizzati con i “microteam”. Ora ci rimbocchiamo le maniche sia con questa iniziativa, sia con un programma di vaccinazioni antinfluenzali in collaborazione con i comuni, la protezione civile e i volontari».