La campioncina, la stella del nuoto e quella sfida (vinta) alla bulimia
Il racconto della campionessa padovana di nuoto e i ricordi solidali della Pellegrini
La vittoria a Copenhagen, a solo 18 anni, il successo e il senso di inadeguatezza. La nuotatrice padovana Ilaria Cusinato racconta il dramma della sua bulimia. E Federica Pellegrini solidarizza.
Copenaghen, anno 2017. Nelle corsie della Royal Arena si fa largo a colpi di bracciate una giovane nuotatrice padovana. Appena diciottenne e sconosciuta ai più. Arriva da Cittadella e il suo nome non è tra quelli inseriti tra i papabili a medaglia: Ilaria Cusinato. Invece al momento del tocco al termine dei 200 misti quel nome lampeggia al terzo posto in classifica: medaglia di bronzo europea.
I flash, le interviste, la cerimonia di premiazione in diretta continentale mandano alla ribalta la 18enne di Cittadella, che da quel momento in poi non sarà più una sconosciuta. Tanto meno un anno dopo, quando agli Europei di Glasgow, riesce a confermarsi conquistando due medaglie d’argento nei 200 e nei 400 misti. Ilaria Cusinato in meno di un anno era la nuova stella del nuoto azzurro, protagonista di quella scuola veneta alla ricerca di un’erede della «divina» Federica Pellegrini.
«Il 2018 è stato il mio anno peggiore e la mia stagione migliore» ha raccontato alla Gazzetta e al blog «The owl post» la stessa Cusinato, con uno scritto autobiografico, svelando una storia che dimostra come dietro alla ribalta del successo e delle medaglie, spesso ci sia un retroscena carico di fatiche e sofferenze. Perché la storia di Ilaria non è soltanto quella di tante ragazze all’inseguimento di un sogno: è vita vera, fatta di battaglie quotidiane contro mostri che possono distruggere una vita. «Il mio primo, vero, collegiale di alto livello è stato un trauma. – scrive Cusinato - Eravamo a
Flagstaff, Arizona. In mezzo a loro mi vedevo grassa, mi sentivo grassa. Io ero grassa. Io ero agli inizi, e mi sentivo allo sbaraglio. Sono iniziati così 2 lunghissimi anni di gravi disordini alimentari, che mi hanno ferita, che mi hanno portata all’esaurimento e che mi hanno messo di fronte a una grande montagna da scalare, la più alta di tutte: chiedere una mano».Ilaria aveva iniziato la sfida contro la bulimia, una malattia che interessa il 4% della popolazione in età adolescenziale e giovanile. In Italia vi sono almeno 65.000 persone tra i 12 ed i 25 anni malate di anoressia o bulimia nervosa e nella nostra regione si arriva a circa 5.000 persone.
«Capitava anche due, o tre volte al giorno, che mi sfondassi di cibo – racconta Cusinato - Il cibo mi faceva sentire piena. Soddisfatta. Poi il vomito auto-indotto. E il ciclo ripartiva.Ero capace di spendere 60 euro in un’unica spesa, tutta di dolci, che poi consumavo come in un raptus, la sera. Altre volte invece mangiavo pochissimo e vomitavo lo stesso, tanto era fragile l’equilibrio del mio corpo».
Quella battaglia Cusinato l’ha vinta, grazie al supporto e all’aiuto di tante persone che l’hanno sostenuta in questa sfida: «Il mio fisico sta riprendendo gli spazi suoi, al prezzo di un equilibrio nuovo, tutto da inventare. Il bronzo agli ultimi Europei non sarà un granché, ma per me vale quanto vale un nuovo inizio. Imperfetto e pieno di eccitazione».
A sostegno di Ilaria è arrivata anche Federica Pellegrini, che alla Gazzetta ha confessato: «A 17 anni non mi piacevo più. Vomitare per me era rientrare nel mio corpo da ragazzina. Viviamo in costume, ci guardano... I pensieri degli altri facevano rumore e a me veniva da urlare». Un messaggio che vale come un abbraccio tra due grandi campionesse che da martedì rivedremo in vasca per i Campionati Assoluti di Roma. Lontane nuovamente dai loro retroscena e pronte per un’altra, speriamo vincente, ribalta.
Federica A 17 anni non mi piacevo più. Viviamo in costume, ci guardano...i pensieri altrui facevano rumore, volevo urlare