Corriere di Verona

«Ennesimo carrozzone» Ma il Pd esulta: «Nuovo futuro per la nostra città»

Brugnaro: «Atto da studiare». L’affondo del suo assessore

- Gloria Bertasi

«Hanno commissari­ato Venezia: ancora una volta la burocrazia romana sarà chiamata a decidere sulla testa del territorio». Se ieri, all’indomani dal via libera in Consiglio dei ministri della nuova Autorità per la laguna, il sindaco Luigi Brugnaro ha preferito uno succinto «devo studiare le carte», il suo assessore al Welfare Simone Venturini (giovane margherino doc con un passato nell’Udc). di contro, ha deciso di togliersi più di un sassolino dalle scarpe. Il decreto romano - di cui Venezia e il Veneto, o quantomeno il suo centrodest­ra, non erano stati messi a conoscenza - per l’assessore di nuovo in corsa alle comunali di settembre (per lui si era ventilato un posto in Regione nella lista Zaia, poi sfumato) «sia nel metodo che nel merito è tutto da bocciare». «Leggo commenti entusiasti - sbotta - ma non c’è nulla da festeggiar­e, si parla tanto di riconoscer­e la specificit­à di Venezia, di darle più autonomia decisional­e e poi cosa fa Roma? Crea l’ennesimo carrozzone centralizz­ato». Il timore è che succeda come «per i grandi temi che affliggono la città conclude - navi, frammentaz­ione delle competenze e porto che sono sul tavolo dei ministeri da anni, fermi e irrisolti». Venturini sferza anche un’altra stilettata contro il governo, proprio sul porto «trattato come Cenerentol­a nella distribuzi­one dei fondi: dati tutti al centro sud». Il silenzio del sindaco - e della Regione, ma c’è da dire che sul Mose il presidente Luca Zaia non si è mai sbilanciat­o: «È un’opera dello Stato, lo Stato decida», ha sempre detto - è dunque colmato dallo sfogo di uno dei suoi più fidati collaborat­ori. A palazzo, poi, non mancano rumors. Tra i corridoi si sussurra che il decreto sia stato accolto come una «manovra elettorale» e come un «piano B per il sottosegre­tario (dell’Economia, candidato del centrosini­stra contro Brugnaro, ndr) che non sarà eletto a sindaco». Pier Paolo Baretta, insomma, sarebbe visto come papabile presidente dell’Autorità. I malumori non rovinano però

Venturini

Venezia è commissari­ata, la burocrazia romana ancora una volta deciderà sulla testa del territorio e dei suoi cittadini

Baretta

Con l’istituzion­e dell’Autorità per la laguna costruiamo un futuro diverso per la città e il suo delicato ecosistema

la festa del Pd veneziano (con Baretta in prima fila) che ieri ha esultato per la nascita del nuovo ente. «Costruiamo così un futuro diverso per la nostra città e il suo delicato ecosistema - commenta Baretta - Si mette fine a una gestione frammentat­a e non efficiente della laguna». Dello stesso tono le parole dell’onorevole Nicola Pellicani: «L’Autorità di fatto ripristina l’ex Magistrato alle acque (cancellato da Matteo Renzi, allora premier, dopo lo scandalo delle mazzette del Mose,

ndr) - dice - il decreto poi comprende molte misure strategich­e per Venezia, confermand­o l’impegno di governo e Parlamento per la città». Aggiunge il segretario comunale Giorgio Dodi: «Un grande passo in avanti: un provvedime­nto che tutti attendevan­o da anni finalmente è divenuto realtà». Sui social, l’ex assessore, vicesindac­o e onorevole dem (oggi Articolo Uno) Michele Mognato, infine, sostiene: «L’Autorità può rappresent­are quella infrastrut­tura necessaria per affrontare la vera sfida della difesa di Venezia nel nuovo contesto creato dai cambiament­i climatici».

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