Chievo, 90 minuti da giocare senza paura
Playoff di B, ritorno a La Spezia: la squadra di Aglietti difende il 2-0 per volare in finale
Ne avesse estratti tre dal cilindro, capitalizzando alcune folate sui titoli di coda, il Chievo del Picco sarebbe una squadra già col profumo di finale nelle narici: i due gol di gara-uno invece lo trattengono in corsia di sorpasso, mani da saldare al volante, testa su freno e acceleratore per provare a governare la reazione dello Spezia.
«Bisogna partire a mille da subito», dice l’aquilotto Bartolomei lasciando intendere il tipo di reazione con cui, stasera, potrebbero cimentarsi Semper e soci nel ritorno della semifinale nei playoff di B. Linea di vigilia: Italiano vuole il «copia e incolla» di ciò che riusciva sabato scorso al Chievo, ossia saltare addosso alla partita. Tattica già vincente, sponda «Aglio», perché lo Spezia patisce un po’ le aggressioni immediate. Occhio al primo quarto d’ora, dunque, frangente in cui nell’annata clivense è successo qualcosa in dieci occasioni e in otto su dieci s’è trattato di un vantaggio gialloblù: è il fazzoletto di tempo candidato a primo e potenziale snodo di una gara fradicia di variabili che possono indirizzarla di qua come di là. Di qua il Chievo, sempre esposto ai venti della stanchezza, ha due risultati e mezzo: va in finale se vince, pareggia o perde con un solo gol di scarto. Di là, allo Spezia — rimbalzato tre giorni fa contro Semper e la traversa, clima teso in società, sesto playoff negli ultimi sette tornei — serve una vittoria che quantomeno eguagli la differenza reti: 2-0 a parti invertite oppure a salire è già il genere di risultato che al 90’
2 Gol Il Chievo parte con due reti di vantaggio nel match al Picco dopo il 2-0 dell’andata al Bentegodi
garantirebbe a Ricci e soci l’approdo in finale, il tutto in virtù del miglior piazzamento in campionato, terzo posto contro il sesto del club della Diga. A proposito di piazzamenti, su 14 edizioni degli spareggi di B la terza ha trionfato otto volte, la sesta invece una soltanto.
Ma sono discorsi buoni se si fosse all’ultimo round, ossia quel party decisivo che vede l’altro pass conteso da Pordenone e Frosinone, quarta e ottava, con i friulani reduci dal blitz di misura in terra ciociara grazie al gol di Tremolada. In terra ligure, il Chievo deve andarci per forza con i piedi di piombo. Un acuto dello Spezia, figurarsi sullo 0-0, riaprirebbe tutto. E la gara d’andata racconta che la retroguardia di Aglietti, alla lunga, può pagare il logorio fisico, suo come degli altri due reparti. Che «Aglio» si basi su 13 giocatori e Italiano su 16 0 17 è un fattore da tenere lì: significa che Italiano in corso d’opera può proteggersi come forzare, vedi al Bentegodi quando le fila offensive s’irrobustivano con Ragusa e Galabinov, mentre il Chievo può soprattutto contenere, a meno che il palo di Morsay non sia l’alzata di mano di un baby capace di dire la sua. Che il Chievo vanti la seconda miglior retroguardia cadetta è un altro tassello della cornice e siccome i numeri conteranno, al Picco, eccone un paio: due reti incassate nelle ultime cinque contese, 40 uscite stagionali e solo otto in cui Semper ha subìto due o più gol. Davanti al portiere croato, per Dickmann, Leverbe, il diffidato Rigione e Renzetti sarà il tredicesimo match in 52 giorni. A metà campo, un Garritano non al meglio dovrebbe ancora partire seduto. Davanti solito trio, Ceter e Vignato larghi, Djordjevic boa.
E lo Spezia? Potrebbe cambiare dove ha sofferto di più, a Verona, ossia sulla corsia di sinistra. Spesso scavalcato da Segre e dai palloni lunghi, Mora è insidiato da Maggiore, mentre dietro a Ramos, dalle cui parti Aglietti mandava anche Ceter e Djordjevic per liberare varchi centrali, si scalda Vitale.