Commissario per la Tav veneta «Useremo il modello Genova»
Il ministro De Micheli apre i cantieri della Verona-Vicenza e firma l’intesa per il nodo di Padova «Dall’Europa i soldi che mancano». Da sei sette a sette anni per chiudere la Milano-Venezia
La «signora ministro» (questa la femminilizzazione del titolo che pare preferire) Paola De Micheli, titolare del Mit, parla di un arco temporale di 7-8 anni per ultimare la linea ad alta velocità MilanoVenezia. Si tratta della travagliata Tav veneta che al momento procede più o meno speditamente fra Brescia e Verona. In privato, il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, si dice, è anche più ottimista: con un po’ di fortuna ce la si può fare in sei. Giusto in concomitanza con l’apertura dell’altro corridoio Ten-T, quello del Brennero con il tunnel di base. Giusto l’anno delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Il 2026 come sfida.
La domanda, però, è come si fa ad accelerare quando da Vicenza a Padova, per dire, la progettazione è un incerto tratto di penna sulla carta geografica? Con un commissario. Dopo decenni di tribolazioni, il quadruplicamento della linea ferroviaria potrà godere del più classico dei «booster», la gestione commissariale, appunto. Il tutto è racchiuso nel decreto Semplificazioni e nel piano Italia Veloce. E in Veneto c’è già chi si augura che l’amministratore delegato e direttore generale di Rfi, Maurizio Gentile, prossimo alla pensione, possa chiudere in bellezza la carriera proprio da commissario della Tav veneta. «Il commissario avrà poteri che incrociano il meglio di Genova con il meglio di Expo, spiega il ministro - un vero e proprio upgrading del potere commissariale». L’occasione per fare il punto sulle infrastrutture venete è il doppio appuntamento di De Micheli in regione. Il tour «ad alta velocità» è iniziato ieri mattina a Palazzo Moroni dove, oltre al sindaco Sergio Giordani, i vertici al gran completo di Ferrovie, c’era anche il governatore Luca Zaia. L’occasione è stata la firma all’addendum del piano di riqualificazione dello snodo ferroviario patavino con predisposizione all’arrivo dei binari della Tav (da collegare probabilmente interrandoli per 900 metri ai binari già operativi della Padova-Mestre) e una piastra per collegare nord e sud della città divisa proprio dai binari. Al netto di un serrato botta e risposta quasi galante (Zaia: «ministro effervescente», lei ringrazia calorosamente il governatore per la collaborazione dimostrata), Zaia va al sodo e fa presente che, va bene l’accelerazione, ma all’appello mancano ancora 4,7 miliardi per finire la Tav. Il ministro assicura che il Recovery fund garantisce la piena copertura e che se ne è discusso anche all’ultimo Cipe aggiungendo, poi, che a inizio settembre tornerà per annunciare «Italia Veloce Veneto», un piano che include una serie di altre infrastrutture strategiche da far partire con la modalità accelerata di cui sopra (e già finanziate). De Micheli spiega che da donna del Nord ne ha ben presente le esigenze, soprattutto infrastrutturali ma che rifiuta la dialettica antagonista NordSud. «È vero che oltre il 40% delle risorse infrastrutturali vanno al Sud - spiega il ministro - ma non c’è alcuna, ripeto, alcuna trascuratezza per il Nord. Da un recente studio
emerge che negli 80 km intorno alle stazioni dell’alta velocità il Pil cresce fino al 3,5%, qui parliamo di visione unitaria e strategica del Paese».
La seconda tappa veneta del ministro è stata Verona con una firma più pesante, quella del contratto di avvio lavori per la Tav fra Verona e Vicenza. A firmare, Rfi e il general contractor Iricav Due, 83% Gruppo Webuild, (Webuild e Astaldi) e 17% da Hitachi Rail STS, con quote minori di Lamaro Appalti e Fintecna. Una firma, nello specifico, per il primo lotto funzionale del valore di 2,7 miliardi di euro. La tratta interessata è quella compresa fra Verona e bivio Vicenza, 44 km divisi in due lotti. Il primo, 984 milioni, è interamente finanziato; il secondo del valore di oltre 1,7 miliardi, è da finanziare. Quattromila gli addetti. Durata prevista del cantiere: 6 anni e 8 mesi. Lo stesso tempo che servirebbe a completare la linea fra Vicenza e Padova, al momento poco più di un’intenzione: nessun progetto o finanziamento formalizzato anche se il ministro sembra intenzionata a pestare sull’acceleratore avanzando in contemporanea. A Verona, De Micheli ha spiegato che l’obiettivo è di non avere un disallineamento tra il Brennero e la tratta Milano-Venezia superiore all’anno e mezzo: «Se finiamo il Brennero nel 2026 spiega - e se riuscissimo a completare la Milano-Venezia al massimo nel 2028, riusciremmo ad arrivare al completamento del disegno infrastrutturale che ho in mente». Anni cruciali, si diceva per le Olimpiadi. Il ministro ringrazia il governatore e «la signora assessore» Elisa De Berti per il gran lavoro svolto. «In questi giorni stiamo raccogliendo gli ultimi pareri, - spiega De Micheli - a breve firmerò il decreto ministeriale per ufficializzare il piano che è integralmente coperto con risorse pubbliche e che ha copertura sui due accordi di programma, con Anas e con Rfi più il miliardo in legge di bilancio. A settembre verrà costituita la società Infrastrutture Milano Cortina 2026 con poteri commissariali per arrivare in tempo alla meta».