Recovery fund, aperto il confronto con le Regioni «Proposte a fine mese»
Treni e bus, il Veneto: «Pendolari come congiunti»
Dire che la pace è fatta è prematuro, ma ieri tra Stato e Regioni l’ascia di guerra è stata - al momento - deposta. E la voglia di trovare una quadratura del cerchio, sul trasporto pubblico locale (motivo di scontro nei giorni scorsi) e sul recovery fund europeo, c’è da parte di tutti. Il 23 luglio, agli Stati generali dell’Economia a Villa Pamphilj (Roma) il premier Giuseppe Conte e il ministro Francesco Boccia (Affari regionali) avevano annunciato: «Coinvolgeremo le Regioni nel piano per la ripresa». Detto, fatto. Ieri, a poco più di due settimane di distanza, il primo incontro, in videoconferenza: «In modo da avere per fine mese le sollecitazioni delle Regioni - fanno sapere da Roma - C’è la massima collaborazione da parte di tutti». E, in effetti, dal Veneto arriva la conferma della volontà di collaborare. Ma servono dettagli maggiori sulla questione. Va cioè chiarito come Roma intende procedere: Bruxelles ha imposto paletti stringenti per l’erogazione dei fondi (definizione entro ottobre di un Piano triennale di interventi che preveda la riforma di giustizia, fisco e lavoro, nonché la transizione a digitale e «green»).
Più urgente dei fondi europei - manca solo un mese alla prima campanella nelle scuole - il nodo dei trasporto pubblico. Ieri il presidente Luca Zaia insieme a Stefano Bonaccini (presidente dell’Emilia-Romagna e della conferenza delle Regioni) si è confrontato con i ministri Boccia, Roberto Speranza (Salute) e Paola De Micheli (Infrastrutture). Obiettivo: capire come garantire la mobilità di studenti e pendolari e al contempo la sicurezza a bordo di bus e treni. Il Comitato tecnico scientifico (Cts) del governo due settimane fa ha suggerito di tornare al distanziamento di un metro ma «così è impossibile riaprire le scuole a settembre», hanno protestato le Regioni, a partire dalla nostra. Nel frattempo, il Dpcm del governo ha precisato che se la corsa dura meno di 15 minuti, gli scuolabus possono viaggiare a piena capienza come anche quei mezzi di solito usati nelle linee
Il governo
Sul tpl è stato chiesto alle Regioni di preparare un documento per il Cts: va garantita sicurezza e mobilità per tutti
Il presidente
Ho proposto di considerare congiunti quei gruppi di pendolari che usano sempre lo stesso mezzo alle stessa ora
extraurbane, ossia senza posti in piedi ma solo a sedere. «Abbiamo chiesto alle Regioni di preparare un documento per il Cts», la richiesta di Boccia per tenere insieme la «necessità di sicurezza sanitaria» (come ha spiegato Speranza) e il «diritto collettivo alla mobilità» (De Micheli). «Ho presentato una proposta al governo - fa sapere Zaia - Ho chiesto che i gruppi di pendolari presenti sempre alla stessa ora e sullo stesso mezzo siano considerati congiunti, almeno così treni e bus potranno aumentare la capienza: non fosse possibile, di 10 milioni di persone che usano ogni giorno i mezzi pubblici in Veneto, 3 milioni resterebbero a terra». La mascherina, ovviamente, resta obbligatoria per tutti. Nell’attesa di un responso da Roma, Zaia non metterà mano all’ordinanza sulla piena capienza, «non per andare contro il governo ma per percorrere un percorso comune con approccio costruttivo - conclude - dobbiamo insistere sull’obbligo della mascherina anche da parte dei turisti e essere meno intransigenti sul distanziamento, altrimenti scoppierà il caos».