Liste d’attesa, soldi da Roma e ambulatori aperti fino alle 22.30
Di solito d’estate ambulatori pubblici e privati lavorano a regime ridotto, ma quest’anno no: bisogna recuperare 1,5 milioni di prestazioni specialistiche sospese tra marzo e aprile, durante il picco dell’epidemia da Covid-19. Un aiuto arriva alle Regioni dal governo, che ha stanziato 500 milioni di euro, come incremento del Fondo sanitario 2020, per consentire loro di ricorrere a prestazioni in libera professione con compensi maggiorati, aumentare il monte ore di specialistica ambulatoriale e accrescere dell’1% il tetto di spesa per l’acquisto di visite ed esami dal privato. Al Veneto vanno 40 milioni, che si sommano ai 455 deliberati dalla giunta Zaia lo scorso 9 luglio come extrabudget da corrispondere ai privati accreditati.
«Stiamo valutando la migliore strategia per smaltire le liste d’attesa e definendo l’utilizzo più proficuo delle risorse erogate dallo Stato — rivela Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale —. Siamo partiti dalla collaborazione con i medici di famiglia (che hanno già riprogrammato oltre 97mila prestazioni, ndr) e dal potenziamento di linee telefoniche e personale dei Cup, inizialmente presi d’assalto da 5mila chiamate al giorno. E ora, con l’extrabudget, possiamo contare su un ulteriore supporto del privato accreditato». Che sta facendo la sua parte. «Abbiamo prolungato l’orario di apertura degli ambulatori dalle 7.30 alle 22.30 e aggiunto il sabato pomeriggio, fino alle 18.3019», racconta Giuseppe Caraccio, presidente di Anisap Veneto e Trentino Alto Adige, associazione che rappresenta 41 società e 92 centri di Radiologia, Medicina Fisica e Riabilitazione, Laboratorio analisi, diagnostica e Medicina del Lavoro. «In maggio i pazienti erano pochi, per il timore del coronavirus, ma da giugno lavoriamo a pieno ritmo, anche perché il personale ha smaltito le ferie nel periodo di lockdown — illustra Caraccio —. I laboratori analisi hanno la coda fuori e registrano un incremento di prestazioni del 50%, mentre sul fronte della diagnostica siamo passati da 300mila a 360mila visite ed esami al mese, per un aumento del 20%. Comunque pure durante la fase critica abbiamo garantito il nostro apporto, eseguendo centinaia di Tac ai polmoni, per esempio». Tante le richieste di fisioterapia, bloccata dai 75 giorni di chiusura delle sale operatorie.
Infine la crisi economica scatenata dal virus ha ridotto dal 45% al 10% le prestazioni in privato puro, così molti spazi sono stati riconvertiti al regime di convenzione.