Chievo ko, sfuma il sogno della serie A
Tripletta dello Spezia, inutile il penalty di Leverbe. Una delusione enorme
Finisce la benzina e con essa la stagione. Al Picco vince la squadra dotata di più carte nel mazzo. Oltre che più pronta tatticamente. Cioè lo Spezia. E il Chievo saluta l’idea di bissare l’impresa del 2008, quando tornò in A dopo un anno di purgatorio. Piegati, Leverbe e soci, da un ribaltone impeccabile, quello imbastito da Italiano, e dal logorio fisico di 13 gare in 52 giorni quasi senza turnover. Non c’è proprio, la banda di Aglietti, nel ritorno della semifinale di B.
Finisce la benzina e con essa la stagione, al Picco vince la squadra dotata di più carte nel mazzo, oltre che più pronta tatticamente. Cioè lo Spezia. E il Chievo saluta l’idea di bissare l’impresa del 2008, quando tornò in A dopo un anno di purgatorio.
Piegati, Leverbe e soci, da un ribaltone impeccabile, quello imbastito da Italiano, e dal logorio fisico di tredici gare in 52 giorni quasi senza turnover. Non c’è proprio, la banda di Aglietti, nel ritorno della semifinale di B. Oltre alla sua consunzione, quasi inevitabile, il rettangolo ligure ne palesa le pecche, vedi l’assenza di più leader carismatici in una rosa da tredici titolari fra cui alcuni di primo pelo, tipo Esposito, più tanti giovani da completamento. Finisce, la stagione clivense, con l’obiettivo della A che tramonta d’improvviso, 3-1 per uno Spezia dominante dopo il 2-0 gialloblù dell’andata, 61 punti contro 56 in campionato e dunque avanti nonostante la parità nella differenza reti. È un tramonto che costringe adesso a ricominciare da capo, ancora tra i cadetti, con Aglietti sotto contratto fino al giugno 2021 ma almeno cinque tasselli della formazione-tipo il cui prestito scade, da Segre a Vignato, da Dickmann a Esposito passando per Ceter. Arriveranno i giorni dei riassunti, dei bilanci e dei programmi. Intanto, il club della Diga deve digerire una delusione che forse brucia ancor di più, vista l’illusione che va a spegnere. Perché con Aglietti, la sensazione di poter andare oltre i propri limiti c’era tutta. Almeno fino a ieri sera. Basterebbe un dato: al netto del rigore in extremis di Leverbe, Scuffet sostanzialmente disoccupato per 90 minuti. Va così, in un match che vede Italiano ottenere ciò che voleva, ossia onda d’urto.
Spasmodica l’intensità dello Spezia, cambi di gioco a scombussolare le linee, incipit tempestoso. Dentro quell’approccio da satanassi, fa impressione come i padroni di casa applichino alla lettera il diktat dell’allenatore, ossia riaprire tutto subito con un gol. A segnarlo Galabinov, al 2’, proprio come Djordjevic all’andata: inzuccata, del bulgaro, che approfitta di un’incomprensione tra Renzetti e Vignato, reo di scappare anziché prendersi palla, e brucia un Leverbe tra i più impacciati. Sui venti minuti che indirizzano sorti e progressive c’è la griffe delle correzioni bianconere: dentro Vitale, Maggiore e Galabinov per scongiurare le folate clivensi dell’andata sulla sinistra e irrobustire l’avantreno. L’effetto è uno Spezia esperto, muscoloso, fresco. Figlio di scelte obbligate quanto a uomini, il Chievo non risponde, prova solo a stare aggrappato con i lanci, i falli e Semper. Del resto, il serbatoio è esaurito e le due biglie più pericolose capitano sui piedi di Ceter, generoso ma orfano di precisione.
Finiscono con la lingua penzoloni tutti, anche Vignato, che uscirà dopo non essere mai entrato nella contesa. Mettersi a quattro in mediana? Azzardare qualcosa dalla panchina? Quel che si può dire è che uscendo dagli spogliatoi Aglietti chiama Garritano ma vede i suoi alle prese con l’identico problema, ossia l’impeto di Galabinov e soci che arrivano da tutte le parti. Non cambia niente, del canovaccio. Il graffio di Maggiore e quello di Nzola, in soli tre minuti, paiono quasi un’ineluttabilità. Neanche un’ora di gioco e tutto è già bello che andato. Il 4-4-2 con Morsay per Vignato e Zuelli per Segre è l’ultimo tentativo di scossa. Il rigore di Leverbe nel recupero? Vano sussulto. Passa lo Spezia. E per come l’ha preparata, giocata e vinta, non c’è niente da dire. Il Chievo, da oggi, deve ricostruirsi un orizzonte.