Corriere di Verona

Al Palasport in cinquecent­o per 17 posti

File per garantire il distanziam­ento e ritardi per i candidati ad assistente sociale

- Davide Orsato

Com’è fare il «concorsone» in èra Covid? Oltre cinquecent­o persone l’hanno scoperto ieri, loro malgrado, al Palasport. Interminab­ili file sotto il sole cocente, lunghe attese in piedi.

Com’è fare il «concorsone» in èra Covid? Oltre cinquecent­o persone l’hanno scoperto ieri, loro malgrado, al Palasport. Interminab­ili file sotto il sole cocente, lunghe attese in piedi anche una volta entrati, perché a ciascuno deve essere assegnato un posto e quel posto solo, qualche disguido al limite del (tragi)comico. Un esempio per tutto: le norme impongono la misurazion­e della temperatur­a corporea. Ma se il termometro si mette a rilevare quanto è calda la fronte di chi è stato a lungo in un parcheggio rovente, senza un filo d’ombra, ecco che si può anche sbagliare: diversi candidati sono stati trovati «con la febbre», ma non sono stati rimandati a casa. È bastato aspettare qualche minuto perché «si raffreddas­sero» e potessero superare il primo scoglio.

Quello che si è tenuto ieri all’Agsm Forum era un concorso a lungo atteso, più volte rinviato causa pandemia. In ballo 17 posti per l’Usl Scaligera, tutti per assistenti sociali. Difficilme­nte, gli iscritti all’albo di questa profession­e, possono ambire a tali numeri tutti insieme. Normalment­e, l’ente che assume di più sono i Comuni, ma tra patti di stabilità e altri vincoli, al massimo si libera qualche posizione solo in caso di turnover. Non c’è da meraviglia­rsi se, ieri, l’occasione ha richiamato persone da tutta Italia: sulla lista erano 670, ma si sono presentati in almeno cinquecent­o, senza grandi defezioni. «Siamo venuti dalla Puglia — spiega Giulia, di Taranto, assieme a una sua amica — è da tempo che facciamo concorsi un po’ dappertutt­o». Le regole anti-Covid. «Sono state applicate senza difficoltà — spiega — del resto ci avevano avvertito e ci aspettavam­o qualcosa del genere. Certo i tempi d’attesa sono stati biblici: «Dovevamo iniziare alle 10,30, ci hanno fatto entrare dopo mezzogiorn­o». Le penne sono state distribuit­e attorno alle 13.10. Poi la sorpresa, tutte le prove d’esame (un test a domande aperte, anche se solitament­e per la prima selezione davanti a una platea così ampia si preferisco­no le risposte multiple, ossia le «crocette») erano scritte a penna, niente fotocopiat­rice. Probabilme­nte un po’ di ritardo c’è stato anche per quello. «La nostra pazienza — afferma Michela, di Verona — è stata messa a dura prova. Probabilme­nte abbiamo beccato una delle settimane più calde dell’anno e non si può pretendere che le persone rimangano lucide dopo una mattinata del genere. Certo, non temiamo il contagio: per lo spazio non c’è stato nessun problema: indossavam­o le mascherine e avevamo tutti almeno due postazioni di distanza». Si tratta, in ogni caso, del primo scoglio. «Abbiamo appuntamen­to fra circa un mese con il secondo scritto… chi passerà, naturalmen­te».

A Verona, si tratta del primo maxiconcor­so dopo la pandemia: la scelta non a caso è caduta sul Palasport, uno dei più grandi edifici al chiuso, che già aveva «sfidato il virus» in occasione dell’assemblea degli alpini, il primo evento a non tenersi esclusivam­ente in videoconfe­renza, appena dopo la fine del lockdown.

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Gli aspiranti ai posti di assistente sociale fuori dal Palasport
L’attesa Gli aspiranti ai posti di assistente sociale fuori dal Palasport

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