Dal pandoro al mondo, l’industriale che ha reso Bauli leader nel made in Italy
Dall’azienda fondata dal padre Ruggero alle grandi acquisizioni. Diceva, «non chiamatemi presidente»
Si è spento l’imprenditore Alberto Bauli. Noto in Italia (ma anche ben oltre i confini nazionali) come «il re del pandoro», avrebbe compiuto 80 anni tra meno di un mese, il prossimo 5 settembre.
Lutto nel mondo dell’imprenditoria italiana. É scomparso Alberto Bauli. L’industriale che ha fatto conoscere il pandoro al mondo, avrebbe compiuto 80 anni tra meno di un mese, il prossimo 5 settembre. Primo di tre fratelli e una sorella, Rosa Maria, Alberto aveva solo 7 anni quando il padre, Ruggero Bauli, tornato dal Sud America dove era emigrato negli anni ’20 del secolo scorso, aveva deciso di riportare in Italia la sua attività di pasticciere, ottenendo subito successo tra i veronesi.
L’idea vincente fu quella di produrre, a livello industriale, il dolce più tradizionale e più amato in città: il pandoro, appunto. Mentre i figli crescevano e si laureavano (Alberto in Economia e Commercio) l’azienda cresceva, adottava nuove e più avanzate tecnologie, il pandoro cominciava ad essere conosciuto anche fuor dalle mura di Verona, e la Bauli (di cui Alberto aveva intanto preso la guida, assieme ai fratelli Carlo
e Adriano) diventava uno dei simboli delle festività natalizie entrando, attraverso la televisione, nelle case di tutti gli italiani. In un’intervista al nostro giornale, l’imprenditore, allora presidente della Bauli,che ha guidato per 25 anni, aveva raccontato il suo primo ricordo dell’azienda: «Era il 1953, io avevo tredici anni e mi emozionavo entrando con l’auto di mio padre, una Fiat Giardinetta, nel nostro primo e piccolo stabilimento». Un «piccolo stabilimento» che è via via diventato una delle aziende più note del made in Italy nel food, con tecnologie all’avanguardia e «costruita – aveva spiegato - pensando al futuro per garantire competitività», con una quota di mercato vicina al trenta per cento e con un marchio che vanta appunto un tasso di notorietà altissimo: il novantasette per cento. Una popolarità che era aumentata in progressione geometrica partendo dai primi minuti acquistati all’interno di «Carosello» e poi letteralmente esplosa con le Tv commerciali, tanto che proprio Alberto Bauli era stato uno dei primi ospiti di Silvio Berlusconi in via Rovani (la casa nel centro di Milano dove allora abitava il Cavaliere) per discutere delle nuove strategie pubblicitarie da adottare.
«Investiamo circa il cinque per cento in pubblicità – aveva detto Bauli - e le nostre réclame sono famose perché parlano di bontà in tutte le sue rappresentazioni, a partire da quella più importante: la famiglia». Dopo avere acquisito nel 2006 il biscottificio Doria, nell’estate di undici anni fa la Bauli aveva ottenuto il via libera dall’Antitrust per comprare le storiche aziende fondate da Angelo Motta e Gioacchino Alemagna, ossia i brand che, come scriveva il
Corriere della Sera «nell’immaginario degli italiani evocano la Grande Milano, quella della Campionaria e del miracolo economico, ed è come se grazie a Bauli il Nord Est avesse comprato un pezzo di Milano: una bella rivincita per i veneti e anche per il pandoro». E lo stesso Bauli raccontava un aneddoto significativo: «Dal ‘70 ad oggi – spiegava all’intervistatore ho conosciuto ogni amministratore delegato che produceva i panettoni Motta. Succedeva sempre che venivano da noi a pranzo a chiederci che mestiere è fare l’industriale del dolce da ricorrenza». Una volta accadde che anche che un certo Barbieux, un manager francese, dopo il caffè apostrofasse i veronesi «non sarete anche voi venuti qui per venderci la vostra azienda» e si beccasse l’orgogliosa (e profetica) risposta «caso mai succederà il contrario». Schivo e riservato, il dottor Bauli, così come lo chiamavano i dipendenti («La qualifica di presidente mi infastidisce» ripeteva spesso) ha dedicato al lavoro gran parte della sua vita (è stato presidente del Gruppo per 25 anni) ritagliandosi spazi propri, in primis per la famiglia, e per viaggiare («Adoro visitare i musei e andare in barca con mia moglie Gabriella e i miei figli navigando sul Mediterraneo».
A chi gli chiedeva la formula per un successo così ampio, rispondeva in parole semplici e chiare: «Sostenere i costi in previsione di una possibile crisi, mantenere un rapporto fiduciario con i clienti e puntare ad un’espansione sostenibile e non megalomane. Le imprese familiari – aggiungeva - sono una ricchezza, lo Stato dovrebbe aiutarle a crescere e non penalizzarle». E alla domanda sui sogni non realizzati, rispondeva altrettanto semplicemente, con un sorriso: «Ho ottenuto più di quello che potevo pensare, ma ho sempre desiderato il mare a Verona, è l’unica cosa che ci manca».
Una conferma dell’amore verso questa città, ricambiato dalla stima di molti e anche da posizioni di responsabilità acquisite anche grazie a quella stima, a partire anche dalla presidenza della Banca Popolare di Verona. Il nipote di Alberto, Michele, (oggi presidente di Confindustria Verona), figlio di Adriano che è stato capo della holding di famiglia, scomparso nel 2014, ha seguito la strada dell’azienda, prendendo il timone del Gruppo dolciario. Alberto Bauli lascia la moglie, Maria Gabriella, e tre figli: Carlo Alberto, Francesca e Chiara. In linea col carattere schivo e riservato dello scomparso, i funerali si svolgeranno in forma privata.
Tra i primi messaggi di cordoglio, quello del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «Con la scomparsa dell’ingegner Alberto, il Veneto ha perso oggi un messaggero delle nostre tradizioni e del valore della nostra imprenditoriascrive il presidente della Regione del Veneto – e perdiamo un altro veneto che ha saputo guardare con successo oltre i confini della sua realtà. Penso che con Bauli – conclude Zaia - il Veneto saluta uno di quei personaggi che con lavoro, passione e attaccamento alla propria terra lo hanno fatto grande, capendo le potenzialità di un dolce tipico che la sua famiglia aveva già affermato su un largo mercato con un’azienda nata nel 1922». E per il sindaco, Federico Sboarina, «Verona ha perso un capace capitano d’industria e un banchiere illuminato: la scomparsa di Alberto Bauli è una notizia che colpisce perché il suo nome sta di diritto nell’albo d’oro cittadino, con coloro che hanno reso grande la nostra città. Alla moglie, ai figli e ai parenti, - conclude il sindaco - le mie sentite condoglianze e quelle di tutti i veronesi». Al cordoglio si unisce l’industria dolciaria italia. Mario Piccialuti, dg di Unione italiana Food: «Bauli, uomo sensibile e lungimirante, attento all’innovazione e ai lavoratori».
In Banca Popolare
È stato anche presidente della Banca popolare. Sboarina: «Uomo illuminato»
Piccialuti
Un uomo sensibile e lungimirante
Zaia
Bauli ha fatto grande il Veneto
Il mare
Ho sempre desiderato il mare a Verona, è l’unica cosa che mi manca
La famiglia Siamo dei veneti anomali, per noi la famiglia è una cosa distinta dall’azienda