Montagnoli: «Io, a testa alta» Ma l’opposizione va all’attacco
Il leghista sul Bonus: «Una montatura». Bordate da Pd, Sinistra e Cinque Stelle
«Ci sono momenti, nella vita, in cui puoi fare finta di nulla o scegli di dire semplicemente come stanno le cose: io ho deciso di affrontare questa situazione a testa alta». Alessandro Montagnoli, il consigliere regionale veronese che assieme a due colleghi veneti dello stesso partito aveva chiesto e ottenuto il bonus da 600 euro (destinato a lavoratori autonomi e partite Iva in difficoltà durante la crisi del Coronavirus) affida a Facebook la sua autodifesa per il comportamento che lo ha messo in un mare di guai e che quasi certamente gli costerà la ricandidatura alle elezioni del 20 e 21 settembre.
Il leader regionale del partito, l’ex ministro Lorenzo Fontana, ha infatti già spiegato senza mezzi termini che «gli eletti che hanno fatto richiesta di quel bonus saranno immediatamente sospesi dal partito e non saranno inseriti nelle liste del Carroccio». Montagnoli, nel suo post su Facebook, sostiene di aver deciso, assieme alla moglie, di chiedere quei 600 euro «con l’intento fin da subito di devolverli per l’emergenza Covid e a chi lavora nella protezione civile. Con il senno di poi – aggiunge – ho fatto una leggerezza, ma in buona fede, e nessuno mi toglie dalla testa che la vicenda sia stata montata a livello mediatico con l’obiettivo di spostare l’attenzione da una gestione fallimentare dell’emergenza a livello governativo. Vado avanti a testa alta – conclude Montagnoli – nel mio impegno verso i cittadini, come sempre». Ben diverso il parere espresso dalla quasi totalità delle migliaia di persone che per tutta la giornata di ieri hanno commentato la vicenda sui social (su Twitter l’argomento era al secondo posto assoluto, dopo le decisioni di Putin sul vaccino anti-Covid) e ovviamente opposte le prese di posizione delle altre forze politiche. Manuel Brusco, consigliere regionale dei Cinquestelle, tuona che «non hanno nemmeno il coraggio di chiedere scusa e pensano di farla franca dicendo di avere fatto beneficenza non con i loro soldi, ma con soldi che spettavano ad altri: ma davvero pensano di prenderci in giro così? Lui che fin a ieri tuonava contro il governo e i presunti ritardi negli aiuti e la presunta scarsezza dei bonus. Ne voleva di piu?». Secondo il senatore Vincenzo D’Arienzo (Pd) «la scusa peggiore che stanno usando tanti politici che hanno chiesto il bonus dei 600 euro è che sono serviti per fare beneficenza: il bene – sottolinea D’Arienzo - non è mai frutto di comportamenti approfittatori».
Per Michele Bertucco (Sinistra in Comune) «quantunque insufficiente, la prima cosa che si sarebbe dovuto sentire dai protagonisti dello scandalo del bonus erano delle scuse: sono arrivate, invece, delle giustificazioni irricevibili, come quella che vorrebbe che i soldi del bonus fossero già stati devoluti in beneficenza, ma la beneficenza si fa con i soldi propri, non con quelli dello Stato, e questi signori, di soldi statali, ne percepiscono già a sufficienza».
Tommaso Ferrari (Traguardi) afferma invece che la polemica sul bonus lo «appassiona poco» e aggiunge di considerare «sempre pericolose le fiammate “anticasta”: trovo però – aggiunge Ferrari - che questa sia l’ennesima lezione per una politica con la bava alla bocca, sempre pronta a mettere in piedi processi mediatici per colpire gli avversari, salvo poi passare irrimediabilmente dal banco dell’accusa a quello degli imputati». Intanto, l’esclusione di Montagnoli dalla lista della Lega sta creando una miriade di complicazioni all’interno del Carroccio. Proprio l’ex sindaco di Oppeano, infatti, era stato, nella tornata precedente, il candidato che aveva ottenuto il maggior numero di consensi, e in una Lega che già teme di dover «cedere» tantissimi dei propri voti alla Lista Zaia, ora si cercherà di correre ai ripari. I candidati di punta del partito resteranno l’assessore Elisa De Berti e il consigliere uscente Enrico Corsi, ma sostituire Montagnoli non sarà affatto semplice e probabilmente verranno «precettati» affinché si candidino anche nomi finora non previsti, a partire dagli assessori comunali. Qualcuno ha ipotizzato anche di «trasferire» Stefano Valdegamberi (altro supervotato delle elezioni scorse) dalla Lista Zaia a quella del partito, ma per il momento sono solo voci.
I vertici leghisti si sono chiusi in un rigoroso silenzio, e stanno lavorando per chiudere tutte e tre le liste il più in fretta possibile. Ma non è, appunto, una cosa semplice.