Liquidità, in Veneto 7,7 miliardi Pratiche al raddoppio in due mesi
Toccata un’azienda su cinque. E ora si guarda alla partita ricapitalizzazioni
Decreto Liquidità, le operazioni di finanziamento non si fermano e raddoppiano tra giugno e luglio. E i prestiti concessi in Veneto garantiti dal Fondo centrale arrivano a raggiungere i 7,7 miliardi, per oltre 84 mila domande in quattro mesi. Mentre, sul fronte delle nuove misure, in Veneto s’inizia a prendere le misure del decreto Rilancio, in cui stanno andando a dama i decreti attuativi per gli sconti fiscali del 20% legati alla ricapitalizzazione delle imprese tra 5 e 50 milioni e per l’istituzione di un fondo da 4 miliardi per l’acquisto dei minibond delle imprese.
Intanto è già tempo di bilanci intermedi per il decreto Liquidità. Venduto, a inizio di aprile, come un’operazione che avrebbe garantito subito alle imprese, attraverso il canale bancario, la liquidità per sopravvivere al blocco dell’attività. E che invece sta andando a dama ora, dopo una partenza a rilento. I numeri iniziano a diventare corposi, come si vede dagli aggiorna-menti pubblicati da Mediocredito centrale che aggiornano le richieste di garanzia arrivate al 10 agosto, per 68 miliardi complessivi di finanziamenti a livello italiano.
Considerevole, la cifra, anche in Veneto. Sia per le domande fino a 30 mila euro, garantite al 100%, che hanno superato quota 65 mila per 1,3 miliardi concessi, che quelle oltre quella soglia, che con 19 mila pratiche ne hanno totalizzati per 6,3. E le 84 mila domande totali, rispetto alle 430 mila imprese in Veneto, significano, molto a spanne, che l’operazione liquidità ha toccato un’impresa su cinque. Mettendo in moto in pochi mesi concessioni di credito sconosciute negli ultimi anni, caratterizzati semmai dal taglio delle erogazioni alle imprese, soprattutto più piccole. «Le cifre sono considerevoli. E tra l’altro su di esse il credito cooperativo ha contribuito con oltre 17 mila pratiche per 640 milioni, sul totale degli 1,1 miliardi di fondi erogati in questi mesi - dice Flavio Piva, presidente di Banca di Verona e della Federazione veneta Bcc, rispondendo alla domanda di sempre, se i numeri registrati siano rilevanti o no.
Numeri, tra l’altro, raddoppiati nel giro di due mesi: il 4 giugno, a due mesi dal via (il decreto Liquidità era stato pubblicato in Gazzetta ufficiale l’8 aprile) i miliardi concessi erano 2,5 per 43 mila domande in Veneto, salite a 62 mila, per 4,6 miliardi, già a fine mese. L’operazione appare ben lungi dall’essersi esaurita. «Ci è voluto un po’ per mandare a regime le procedure - aggiunge Piva -. Ma ora il 90% del mercato del credito ruota intorno a quelle misure: l’effetto è stato rilevante».
Sul perché la corsa delle domande continui, ci sono anche altre indicazioni. «Per i prestiti sotto la soglia dei 30 mila euro, pensati per le più immediate e stringenti necessità di liquidità, c’è stata una ‘corsa’ nelle prime settimane spiega Luisella Altare, Regional Manager Nord Est di UniCredit -. Le domande per finanziamenti maggiori sono giunte invece in modo più scaglionato e progressivo. Probabilmente in conseguenza di una maggiore complessità del processo di richiesta. E perché le imprese hanno dovuto prima riformulare ex novo le proprie strategie per il futuro prossimo».
«È andata così - conferma il leader regionale di Confartigianato, Agostino Bonomo -. Anche perché il Fondo centrale si è dimostrato molto pignolo nell’istruttoria, dove non ci sono sconti sui documenti. Le domande sono tante. E c’è un innalzamento del valore medio dei finanziamenti richiesti. È la dimensione delle imprese ad aver fatto la differenza. Significa che, dopo le richieste fino a 30 mila euro, bruciate rapidamente, le imprese più strutturate hanno sfruttato i tempi a disposizione per programmarsi». Un segnale a suo modo di rilievo: «Significa - aggiunge Bonomo - che tra le imprese c’è voglia di investire e di ripartire».
Ripartenza che potrebbe esser sostenuta ora dagli incentivi fiscali sulle ricapitalizzazioni delle imprese, che il governo sta portando a compimento. A cui si aggiunge l’idea di un fondo da 4 miliardi per acquistare minibond di imprese oltre 10 milioni di euro di ricavi sempre in chiave di ricapitalizzazioni. Strumenti che potrebbero esser visti con interesse a Nordest, dove proprio i minibond delle imprese stanno prendendo piede. E dove sono sorte iniziative come il fondo tra Veneto Sviluppo e Bcc per sottoscrivere le operazioni. «Un fondo di acquisto - conclude Piva - potrebbe rivelarsi strumento utile per innescare il mercato».
Altare Dopo la corsa per i prestiti sotto i 30 mila euro, richieste giunte scaglionate
Bonomo Le imprese più strutturate hanno sfruttato i tempi per i programmi C’è voglia di ripartire
Piva Cifre rilevanti
E il 90% del mercato del credito ruota intorno alle misure