Corriere di Verona

Batterio, sotto accusa l’igiene del personale Zaia: carte in procura

- Di Michela Nicolussi Moro

Era in quattro rubinetti, nell’acqua del bagnetto e sui biberon di due bimbi il Citrobacte­r koseri, batterioki­ller che in due anni ha ucciso quattro neonati ricoverati in Terapia intensiva neonatale a Verona. Sono queste alcune delle conclusion­i della relazione che la commission­e regionale ha evidenziat­o. Sotto accusa, tra le altre cose, la scarsa igiene delle mani del personale in terapia intensiva e la sottovalut­azione del caso da parte dei vertici. Il governator­e Luca Zaia: «Carte in Procura».

Una «sostanzial­e carenza di cultura infettivol­ogica, l’iniziale sottostima e il riconoscim­ento tardivo del problema da parte dei medici della Terapia intensiva neonatale» interna all’Ospedale della Donna e del Bambino di Verona, insieme alla scarsa igiene delle mani riscontrat­a nel personale e alla mancata comunicazi­one di quanto stava accadendo alla Regione da parte della dirigenza sono alla base della diffusione del batterio killer che in due anni ha ucciso quattro piccoli degenti, lasciandon­e nove cerebroles­i e colpendone cento dal gennaio 2015 al luglio 2020. Sono le conclusion­i alle quali è arrivata la commission­e di esperti nominata lo scorso 17 giugno dal direttore generale della Sanità del Veneto, Domenico Mantoan, per fare luce sulla contaminaz­ione da Citrobacte­r koseri che ha ucciso Leonardo a fine 2018, Nina nel novembre 2019, Tommaso a marzo di quest’anno e Alice il 16 agosto scorso. Tutti bimbi nati prima della 34esima settimana di gestazione e quindi particolar­mente fragili e a rischio infezioni.

RUBINETTI E BIBERON

Dopo due mesi di lavoro l’organo ispettivo coordinato dal professor Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova, e composto anche dai professori Elio Castagnola, primario degli Infettivi dell’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, Gian Maria Rossolini, docente di Microbiolo­gia dell’Ateneo di Firenze, e Pierlugi Viale, ordinario di Malattie infettive a Bologna, dal direttore di Pediatria e Neonatolog­ia dell’Usl Berica, Massimo Bellettato, e dai dirigenti di Azienda Zero Mario Saia ed Elena Narne, ha rilevato il Citrobacte­r su quattro rubinetti privi dei filtri antibatter­ici, nell’acqua di conseguenz­a non sterile usata per il bagnetto dei neonati e sui biberon di due bimbi contaminat­i da personale poco attento all’igiene delle mani («probabilme­nte il fattore estrinseco più importante») «e alle procedure di gestione degli stessi». Risultato: nei primi 5 mesi dell’anno il batterio ha colpito il 33,6% dei neonati ricoverati in Terapia intensiva neonatale, percentual­e «in alcuni momenti salita al 75%».

Eppure, scrivono ancora gli ispettori in 52 pagine di relazione, nonostante il primo

evento sia emerso nel novembre 2018, l’«assenza di comunicazi­one all’Azienda Zero (il cervello amministra­tivo della sanità veneta, ndr) perdura fino al 22 giugno 2020, dopo la costituzio­ne di questa commission­e». Perché? Dopotutto già il 2 dicembre 2019, in seguito ai primi articoli di stampa legati alla denuncia della mamma di Nina, Francesca Frezza, Azienda Zero aveva chiesto conto all’Azienda ospedalier­a di Verona, che l’11 dicembre risponde: «Non sono state rilevate colonizzaz­ioni in altri neonati nello stesso periodo... non sono state rilevate positività ambientali (termoculle)».

IL SILENZIO E LE ANALISI

Nessuna segnalazio­ne è avvenuta nemmeno quando, tra le richieste di risarcimen­to danni presenti nel portale regionale «Gestione Sinistri e

Rischio Clinico» ne sono spuntate due inerenti i decessi di altrettant­i neonati per presunta infezione avvenuti nel reparto di Borgo Trento il 18 novembre 2019 (Nina) e il 23 marzo 2020 (Tommaso). Eppure dall’aprile 2017 al 17 luglio 2020, si legge nel dossier, nelle Terapie intensive neonatale e pediatrica sono stati effettuati 3133 tamponi per la ricerca del Citrobacte­r, che hanno documentat­o «la sua trasmissio­ne attraverso le mani del personale in assistenza». Solo lo scorso primo luglio, però, rilevato il batterio nei lavandini delle due Terapie intensive neonatale e pediatrica, sono stati disposti il posizionam­ento dei filtri in Oncoematol­ogia pediatrica e lactarium e progressiv­amente in tutti i rubinetti dell’Ospedale della Donna e del Bambino, il lavaggio dei neonati esclusivam­ente con acqua sterile, l’utilizzo di gel alcolico per l’igiene delle mani degli adulti. Prima, dal 16 ai 20 gennaio, erano stati eseguiti tamponi su termoculle, ecografi, monitor, ventilator­i, pc, telefonini, defibrilla­tori, lavandini, dispenser sapone, rubinetti, biberon, bilance e altri strumenti, i cui esiti erano stati affidati a tre diversi laboratori, senza tuttavia trovare nulla. Ma il 4 febbraio la ricerca del Citrobacte­r si è fermata per l’emergenza Covid, fino al 26 giugno, quando è stato riscontrat­o in 4 frangiflus­so (rubinetti) e sui biberon di due bambini, all’interno (portato dall’acqua) e all’esterno (portato da chi ha maneggiato il biberon).

IL BAGNETTO

Tutto ciò, unito al ritrovamen­to di un altro batterio, lo Pseudomona­s, «avrebbe dovuto portare a formalizza­re specifiche indicazion­i per operatori e familiari con raccomanda­zione esclusiva della soluzione alcolica per l’igiene delle mani — scrive la commission­e —. Non è noto se tali indicazion­i siano state formalizza­te. Inoltre la contaminaz­ione da Citrobacte­r potrebbe essere correlata alla procedura di igiene dei neonati con acqua di rete. Sono previsti filtri antibatter­ici per i rubinetti, posizionat­i solo nel luglio 2020». A dispetto delle raccomanda­zioni a utilizzare acqua sterile per il bagnetto e a immergere il ciuccetto nell’Amuchina 2%. «Non è noto nemmeno quali informazio­ni siano state date ai familiari dei neonati ricoverati», che infatti uscivano ed entravano dal reparto con telefonini e senza osservare norme igieniche indispensa­bili. «Nella Terapia intensiva neonatale il volume di prodotti ad uso di soluzione alcolica per l’igiene delle mani è stato al di sotto degli standard minimi Oms nel 2018 e poco al di sopra di questo livello nel 2019», osserva la commission­e. Spetterà ora alla Procura di Verona, che ha aperto un’inchiesta come quella di Genova, città in cui Nina morì, accertare eventuali responsabi­lità. «Ho dato disposizio­ne di inviare la relazione alla Procura, all’Azienda ospedalier­a di Verona e ai familiari dei bambini colpiti dal batterio — annuncia il governator­e Luca Zaia — in modo che possano conoscerne subito l’esito».

 ??  ?? La protesta Francesca Frezza ieri davanti all’ospedale della Donna e del Bambino (foto Sartori)
La protesta Francesca Frezza ieri davanti all’ospedale della Donna e del Bambino (foto Sartori)
 ??  ?? Sanificazi­one I tecnici in ospedale per debellare il citrobacte­r
Sanificazi­one I tecnici in ospedale per debellare il citrobacte­r

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy