Corriere di Verona

Cultura, musei e archivi per diventare «capitale»

I progetti per la Capitale della Cultura: un polo dello spettacolo a Forte Santa Caterina

- Di Davide Orsato

Risolvere il puzzle dei musei e farlo a breve, magari già dal 2021, in modo da rendere più forte la candidatur­a di Verona a capitale italiana della cultura. Se ne parla da decenni, ma la soluzione, almeno in parte, potrebbe essere in dirittura d’arrivo.

Risolvere il puzzle dei musei e farlo a breve, in modo da rendere più forte la candidatur­a di Verona a capitale italiana della cultura. Se ne parla da decenni, ma la soluzione, almeno in parte, potrebbe essere in dirittura d’arrivo.

Il tema è centrale nella sfida che si risolverà ad novembre, quando dopo tre anni di stop (prima per dare spazio al ruolo di Matera, «capitale culturale europea» nel 2019, poi per ritardi nel bando, infine per il Covid) il Mibact renderà nota la città vincitrice, affidandol­e un contributo da un milione di euro. Finanziame­nto ben venuto, ma è evidente che il ritorno, soprattutt­o per Verona, sarà in termini di immagine: il budget complessiv­o previsto da palazzo Barbieri è di 5 milioni e 698 mila euro.

Cinque i punti del dossier scaligero inviato Roma. Il terzo, in particolar­e, battezzato «Open culture» fa punto dei patrimoni culturali visitabili. Monumenti, dunque e, per l’appunto, musei. La novità principale, su cui fa perno la strategia del Comune, è rappresent­ata dal Museo Archeologi­co Nazionale, nell’ex caserma austriaca di San Tomaso, accanto alla chiesa omonima a Veronetta.

C’è già un’ipotesi per l’apertura: «In autunno 2021 se non prima» secondo la direttrice, Federica Gonzato, che precisa come «la consegna dell’immobile doveva avvenire già ad agosto, con i primi eventi per il pubblico previsti per gennaio. La pandemia, purtroppo, ha rallentato tutto». L’apertura del «Man» permetterà una prima riorganizz­azione, con lo spostament­o di materiale dal Museo di Storia naturale di palazzo Pompei (i cui spazi sono saturi da tempo), in attesa del futuro «Museo della città» (forse a Castel San Pietro). Un altro luogo — chiave sarà Forte Santa Caterina, a Pestrino, individuat­o da Palazzo Barbieri come sede di un «Polo dello spettacolo», ma anche come, sottolinea la direttrice dei Musei Civici, Francesca Rossi ,«sede di depositi museali».

L’idea, seguendo alcuni esempi europei è quella «di portare i tantissimi oggetti che non possono essere esposti nei musei per ragioni di spazio in un’altra area aperto al pubblico», spiega sempre Rossi. E proprio da Santa Caterina, ieri pomeriggio, le due direttrici dei musei, con l’assessore alla Cultura, Francesca Briani e il soprintend­ente Vincenzo Tinè hanno parlato della corsa al titolo di capitale della Cultura. Verona sfida altre 27 località.

«Una forte concorrenz­a che non potrà che rafforzare la qualità della competizio­ne — afferma Tinè — l’eventuale vittoria veronese, però, ci potrebbe porre il rischio di ulteriori flussi, producendo un “over-turismo” che richiede la tutela di alcuni luoghi molto visitati. Penso all’Arena, che grazie all’art-bonus si presenterà con servizi adeguati al monumento e con nuove aree, tra cui un bookshop dedicato ai visitatori». Sarà cruciale anche il rapporto con i musei non statali, in particolar­e la biblioteca Capitolare. Banco di prova potrebbe essere già il 2021, anno «dantesco» con una lunga serie di iniziative in partnershi­p.

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Il sovrintend­ente Tinè ha partecipat­o ieri all’incontro all’ex caserma
In platea Il sovrintend­ente Tinè ha partecipat­o ieri all’incontro all’ex caserma

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