Citrobacter, l’Ordine indaga sui medici
In otto convocati dalla commissione di disciplina dopo l’esposto di una mamma
Citrobacter, si apre ufficialmente il secondo fronte, quello disciplinare. A occuparsene, almeno in una prima fase, sarà l’ordine dei Medici di Verona. Convocati otto medici, tutti dello staff di Pediatria a indirizzo critico, tra cui il direttore, il dottor Paolo Biban, il primario sospeso in via cautelativa, assieme alla direttrice sanitaria Chiara Bovo e alla direttrice dell’area medica, Stefania Ghirlanda, dall’azienda ospedaliera la scorsa settimana.
Citrobacter, si apre ufficialmente il secondo fronte, quello disciplinare. A occuparsene, almeno in una prima fase, sarà l’ordine dei Medici di Verona. C’è già un calendario di massima: e audizioni inizieranno la settimana prossima e si concluderanno a metà ottobre. Convocati otto medici, tutti dello staff di Pediatria a indirizzo critico, tra cui il direttore, il dottor Paolo Biban, il primario sospeso in via cautelativa, assieme alla direttrice sanitaria Chiara Bovo e alla direttrice dell’area medica, Stefania Ghirlanda, dall’azienda ospedaliera la scorsa settimana.
Insomma, un «processo parallelo», un atto dovuto, dopo la presentazione dell’esposto arrivato quest’estate in sede all’ordine e presentato da Francesca Frezza, la madre di una delle vittime, Nina, deceduta a novembre 2019. Tempi e modi, saranno diversi dalla giustizia ordinaria. Compito della commissione consiliare sarà quello di valutare il rispetto delle norme deontologiche. Uno dei punti chiave potrebbe essere rappresentato dal nodo del consenso informato: almeno due genitori hanno accusato i mele
Sotto inchiesta L’ingresso dell’ospedale della Donna e del Bambino in cui è avvenuta la contaminazione da Citrobacter dici di scarsa trasparenza, nascondendo informazioni sulla reale condizione e speranza di vita dei piccoli pazienti.
Da qui, l’accusa di «accanimento terapeutico». Come nell’inchiesta aperta in procura, è lecito aspettarsi tempi lunghi. Le audizioni, davanti a diversi membri dell’ordine, tra cui il presidente Carlo Rugiu, permetteranno ai medici della Terapia intensiva neonatale di fornire la loro versione dei fatti.
Ma i tempi per il pronunciamento, con un’eventuale sanzione, saranno più lunghi, soprattutto se i diretti interessati opteranno per il ricorso all’ordine nazionale. Nell’esposto sono citati possibili violazioni a tre articoli del codice deontologico, quello relativo alla «prevenzione di avventi avversi» (articolo 14) al«procedure diagnostiche e interventi non proporzionati« (articolo 16) fino all’«assistenza al paziente con prognosi infausta o con definitiva compromissione dello stato di coscienza» (articolo 39). Tre compiti a cui, secondo quanto si legge nell’esposto, i medici non avrebbero risposto con la necessaria etica professionale.
Passi avanti anche dalla procura che pur non ha nascosto il fatto di ritenere l’indagine lunga e laborioso, anche a causa delle verifiche tecniche di parte che saranno richieste. Già nei prossimi giorno potrebbero essere sentite, dopo le mamme, altre persone «informate sui fatti», che conoscono le dinamiche del reparto finito sotto accusa. Il tutto mentre si attende anche la nomina di uno o più periti per affiancare i carabinieri del Nas di Padova, a cui è affidata l’inchiesta, nell’analisi del materiale raccolto. Il punto di partenza, in questo caso, sarà la relazione della commissione regionale, la cui pubblicazione ha fatto tanto clamore una settimana fa e le relative controdeduzioni dell’azienda ospedaliera.