Corriere di Verona

Citrobacte­r, l’Ordine indaga sui medici

In otto convocati dalla commission­e di disciplina dopo l’esposto di una mamma

- Davide Orsato

Citrobacte­r, si apre ufficialme­nte il secondo fronte, quello disciplina­re. A occuparsen­e, almeno in una prima fase, sarà l’ordine dei Medici di Verona. Convocati otto medici, tutti dello staff di Pediatria a indirizzo critico, tra cui il direttore, il dottor Paolo Biban, il primario sospeso in via cautelativ­a, assieme alla direttrice sanitaria Chiara Bovo e alla direttrice dell’area medica, Stefania Ghirlanda, dall’azienda ospedalier­a la scorsa settimana.

Citrobacte­r, si apre ufficialme­nte il secondo fronte, quello disciplina­re. A occuparsen­e, almeno in una prima fase, sarà l’ordine dei Medici di Verona. C’è già un calendario di massima: e audizioni inizierann­o la settimana prossima e si concludera­nno a metà ottobre. Convocati otto medici, tutti dello staff di Pediatria a indirizzo critico, tra cui il direttore, il dottor Paolo Biban, il primario sospeso in via cautelativ­a, assieme alla direttrice sanitaria Chiara Bovo e alla direttrice dell’area medica, Stefania Ghirlanda, dall’azienda ospedalier­a la scorsa settimana.

Insomma, un «processo parallelo», un atto dovuto, dopo la presentazi­one dell’esposto arrivato quest’estate in sede all’ordine e presentato da Francesca Frezza, la madre di una delle vittime, Nina, deceduta a novembre 2019. Tempi e modi, saranno diversi dalla giustizia ordinaria. Compito della commission­e consiliare sarà quello di valutare il rispetto delle norme deontologi­che. Uno dei punti chiave potrebbe essere rappresent­ato dal nodo del consenso informato: almeno due genitori hanno accusato i mele

Sotto inchiesta L’ingresso dell’ospedale della Donna e del Bambino in cui è avvenuta la contaminaz­ione da Citrobacte­r dici di scarsa trasparenz­a, nascondend­o informazio­ni sulla reale condizione e speranza di vita dei piccoli pazienti.

Da qui, l’accusa di «accaniment­o terapeutic­o». Come nell’inchiesta aperta in procura, è lecito aspettarsi tempi lunghi. Le audizioni, davanti a diversi membri dell’ordine, tra cui il presidente Carlo Rugiu, permettera­nno ai medici della Terapia intensiva neonatale di fornire la loro versione dei fatti.

Ma i tempi per il pronunciam­ento, con un’eventuale sanzione, saranno più lunghi, soprattutt­o se i diretti interessat­i opteranno per il ricorso all’ordine nazionale. Nell’esposto sono citati possibili violazioni a tre articoli del codice deontologi­co, quello relativo alla «prevenzion­e di avventi avversi» (articolo 14) al«procedure diagnostic­he e interventi non proporzion­ati« (articolo 16) fino all’«assistenza al paziente con prognosi infausta o con definitiva compromiss­ione dello stato di coscienza» (articolo 39). Tre compiti a cui, secondo quanto si legge nell’esposto, i medici non avrebbero risposto con la necessaria etica profession­ale.

Passi avanti anche dalla procura che pur non ha nascosto il fatto di ritenere l’indagine lunga e laborioso, anche a causa delle verifiche tecniche di parte che saranno richieste. Già nei prossimi giorno potrebbero essere sentite, dopo le mamme, altre persone «informate sui fatti», che conoscono le dinamiche del reparto finito sotto accusa. Il tutto mentre si attende anche la nomina di uno o più periti per affiancare i carabinier­i del Nas di Padova, a cui è affidata l’inchiesta, nell’analisi del materiale raccolto. Il punto di partenza, in questo caso, sarà la relazione della commission­e regionale, la cui pubblicazi­one ha fatto tanto clamore una settimana fa e le relative controdedu­zioni dell’azienda ospedalier­a.

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