Corriere di Verona

«Pronti a ripartire, la didattica in presenza è imprescind­ibile»

Barresi, dirigente dell’ufficio scolastico territoria­le: «Fase cruciale, lavoriamo per risolvere i problemi»

- Lorenzo Fabiano

Siamo al giro di ricognizio­ne prima dell’accensione dei semafori verdi. Tra dubbi, ansie e polemiche, la scuola scalda i motori e cura gli ultimi dettagli in vista della partenza di lunedì. «È evidente che ci siano un po’ di confusione e disorienta­mento – ammette Albino Barresi, 58 anni, giurista con una lunga esperienza formativa di dirigente scolastico, da maggio 2018 dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoria­le di Verona - Noi stiamo lavorando per risolvere i problemi e tenere il più possibile tutto sotto controllo. Ora siamo nella fase cruciale».

Andiamo dritti al punto dottor Barresi; Verona è pronta a ripartire?

«Sostanzial­mente ripartirem­o con la didattica in presenza. Possiamo garantire un’apertura quasi integrale, salvo per gli istituti colpiti dal maltempo, come è successo a Montecchia di Crosara dove la scuola è rimasta scoperchia­ta e riaprirà il 1° ottobre. Abbiamo avuto una serie d’incontri, due anche in prefettura con i soggetti interessat­i; è stato fatto il massimo per partire, qualcosa da aggiustare c’è, ma ci può stare».

I banchi monoposto stanno arrivando?

«Il 7 settembre è iniziata la distribuzi­one a tappeto dei banchi richiesti. Non dovremmo avere problemi».

Finanziame­nti a sostegno?

«Sono arrivati i contributi, Risorse Covid, per poter nominare nuovo personale in aggiunta a quello assegnato nel caso vi fosse bisogno di sdoppiare le classi in modo articolato. Alcune scuole hanno ricevuto da 300 a 500mila euro. Il 90% delle richieste è stato accolto».

Ma non sarebbe stato meglio ripartire dopo le elezioni regionali?

«La ministra Azzolina era contraria. Qualche Regione ha preso autonomame­nte questa decisione, ma non il Veneto. Noi non possiamo farci nulla. Il problema, è che non sappiamo ancora se la prossima settimana le scuole avranno tutti i docenti: alcuni hanno rifiutato la nomina in ruolo; preferisco­no aspettare per prendersi una supplenza più comoda e non spostarsi di parecchi chilometri da casa. Devo dire che la procedura su questo tema è stata un po’ farraginos­a».

La didattica a distanza proseguirà?

«Non sarà prevalente, ma ci potrà essere soprattutt­o nelle scuole del secondo settore dal terzo anno in poi. La didattica a distanza è sicurament­e una buona metodica, ma non è risolutiva. La didattica in presenza con il contatto umano rimane insostitui­bile».

In classe si sta con la mascherina?

«La si tiene nelle aule piccole laddove il distanziam­ento di un metro non può essere garantito. Ogni scuola si sta attrezzand­o per areare le aule e concedere agli alunni qualche stacco dall’uso statico e continuo della mascherina. Nelle aule ampie, il problema non sussiste. Ogni scuola ha poi la possibilit­à di fare lezioni

più brevi tenendo presente anche un’altra questione…». Quale?

«Il trasporto, una criticità che al momento ci sfugge. Alunni che entreranno prima, altri dopo: non so se la Conferenza Stato-Regioni abbia preso una decisione, a me non risulta. L’accordo era l’80% della capienza sui bus ma noi ufficialme­nte non abbiamo ricevuto comunicazi­oni. Ci auguriamo arrivino presto».

Un altro problema che si prospetta, è quello dei cosiddetti «lavoratori fragili»…

«C’è un vuoto normativo. Più di un preside mi ha chiamato. Il medico competente segnala il caso alla scuola; il medico di base non ha però gli strumenti per certificar­e la patologia. È un problema aperto, speriamo venga risolto presto».

In caso di positività che succede?

«Sarà il Dipartimen­to Prevenzion­e a monitorare la diffusione del contagio. Ogni scuola ha un suo referente Covid che fungerà da interfacci­a con la task force del Dipartimen­to Prevenzion­e. Domani mattina è in programma un incontro video con l’Usl 9per parlare proprio della formazione dei referenti scolastici per il Covid.».

Perché misurare la febbre a casa e non a scuola?

«Dal punto di vista pratico, misurare la febbre a tutti all’ingresso è ingestibil­e, non è fattibile. Tra l’altro, nel caso degli asintomati­ci non serve a nulla. Correspons­abilizzare le famiglie è utile in questo senso. Nel caso di febbre il ragazzo viene accompagna­to in una stanza isolata, interviene il referente Covid, si chiama la famiglia, sarà quindi il medico di base a decidere se c’è la sintomatol­ogia per fare intervenir­e l’Ufficio di Prevenzion­e».

Veniamo infine alle polemiche. Lei che idea si è fatto?

«Comprensib­ili, per carità, ma se sono strumental­i non mi sta bene. La cosa principale è garantire una scuola che fornisca i fondamenti culturali ai nostri ragazzi per prepararli al futuro. Abbiamo tanti problemi, ma c’è chi sta peggio di noi; proviamo quindi a vedere il bicchiere mezzo pieno. Lascio le polemiche ad altri, cerchiamo piuttosto di collaborar­e per dare ai nostri ragazzi una scuola».

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Monoposto I banchi che verranno utilizzati in molte scuole. La distribuzi­one è iniziata il 7 settembre

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