Corriere di Verona

McCurry emozioni e foto «Icons» scatti in mostra

A Palazzo Sarcinelli a Conegliano cento opere dell’artista

- di Isabella Panfido

AConeglian­o, nella storica sede espositiva di Palazzo Sarcinelli, mentre è ancora in atto la bella mostra sulla pittura di montagna, si sta già avviando il programma invernale che aprirà con una mostra di grande effetto, presentata ieri: Icons del noto fotografo americano Steve McCurry. La mostra curata da Biba Giacchetti e organizzat­a da Artika, in collaboraz­ione con Sudest57 e Città di Conegliano sarà visitabile dal 23 dicembre al 2 maggio 2021.

Icons, presente per la prima volta nel Veneto, ma già apprezzata in diverse città d’Italia, offre una selezione di oltre cento scatti di eccezional­e impatto cromatico e emotivo. Una per tutte l’icona dell’opera di McCurry, quella che è diventata la sua bandiera artistica e etica insieme: il formidabil­e ritratto di una ragazzina afgana, Sharbat Gula (nella

foto in alto), scattata nel 1984 a Peshawar, Pakistan, in un campo profughi che accoglieva la popolazion­e in fuga dall’Afghanista­n durante l’occupazion­e sovietica. Quello sguardo ultramarin­o, trasparent­e di angoscia, in un volto purissimo, inquadrato nella cornice rossastra del velo, come una sconvolta madonnina rinascimen­tale è il più esplicito e incontesta­bile racconto del destino di un popolo. A proposito di quel ritratto McCurry ha dichiarato: «Ho capito subito che era un ritratto importante per la profondità dello sguardo che raccontava tutta la tristezza della condizione del popolo afgano, un popolo animato da uno spirito che non cede davanti a nessuna avversità, determinat­o a ripartire da zero». Da allora Steve McCurry è entrato nell’eccellenza mondiale quale fotografo capace di cogliere l’essenza di culture e popoli vittime di persecuzio­ni, tanto quanto colui che riesce, nella fugacità di una immagine fotografic­a, a restituire lo spirito di tradizioni antichissi­me, come ad esempio nelle strabilian­ti foto catturate durante una spedizione di McCurry in Papua Nuova Guinea nel 2017. In quell’occasione il fotografo americano è stato in grado di rendere visibile l’invisibile, lo spirito, cioè, che anima il misterioso rito religioso della danza del popolo Asaro: alcuni uomini della tribù che è costituita da piccole comunità patriarcal­i, dopo essersi cosparsi i corpi di fango, indossano maschere di legno sul capo e bastoncini di bambù sulle dita e danzano insieme in un’ atmosfera fumigante e magica. La visita della esposizion­e a Palazzo Sarcinelli si rivelerà un autentico viaggio nei sei continenti, accompasem­pre gnati dalla rara efficacia della policromia di certe immagini, abbagliant­i per luce e contrasto di colori. Così ad esempio per il ritratto del vecchio indiano del Rajasthan, immortalat­o durante la cerimonia Holi nel 2009. Durante il plenilunio di marzo si celebra una grande festa che inizia con un falò, simbolica e significat­iva liturgia di purificazi­one dal male con il fuoco. Durante la festa Holi, molte polveri colorate diluite con acqua vengono spruzzate sulla grande folla che partecipa alla festa, così la gente si aggira durante la notte e i giorni successivi decorata di improvvisa­te collane e fregi di colori sgargianti. McCurry che dell’India è un conoscitor­e profondo grazie ai frequentis­simi e intensi viaggi reportage ha raccolto queste testimonia­nze nella determinaz­ione di mostrare, nell’assoluto rispetto degli usi e modi locali, la insospetta­ta varietà di vite del nostro pianeta, restando però fedele alla centralità dell’uomo e della sua dignità. Lo spirito dell’esplorator­e, il desiderio di conoscenza, lo hanno animato, spingendol­o ad affrontare ostacoli e difficoltà con rischi di sicurezza fisica e psicologic­a, ma l’intento di trasmetter­e quanto andava scoprendo nel mondo. Dice di sé il fotografo: «Mi affascina scoprire e documentar­e le componenti comuni della natura umana che emergono nelle più disparate situazioni e condizioni di vita...Mi piace fotografar­e affidandom­i sempliceme­nte al mio spirito di osservazio­ne: che sia a Kabul o in Europa, o in qualsiasi altro luogo. Se ti affidi all’osservazio­ne succederà sempre qualcosa di interessan­te».

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Steve McCurry e sopra una delle sue foto più iconiche
Genio Steve McCurry e sopra una delle sue foto più iconiche

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