Elisabetta Sgarbi: «Volevo fare la cantante rock»
Il film sul ballo liscio, dedicato alla madre Guest star (e in sala) Jovanotti e Elio
«Amia madre, che ha molto ballato». È un impasto di vissuti familiari, ritmo travolgente e tanta Romagna il film Extraliscio - Punk da balera di Elisabetta Sgarbi, proiettato ieri alla Mostra del Cinema di Venezia come evento speciale delle Giornate degli Autori. Una dichiarazione d’amore alla formazione che ha rinvigorito il liscio romagnolo e che affonda le sue radici nel nobile walzer viennese, portata tenacemente in scena dai protagonisti: Mirco Mariani - «un genio, ha lavorato con i più grandi musicisti, da Rava a Capossela», Moreno «il Biondo», Mauro Ferrara e da una miriade di figure di contorno - le cantanti meriterebbero un capitolo a parte - e di guest star del mondo della musica, da Jovanotti a Elio, che ieri era presente in sala. Scoppiettante la prima, con gli Extraliscio in piedi a cantare Romagna mia insieme alla platea (tra cui l’assessore al Turismo dell’Emilia-Romagna, Andrea Corsini), il fuori programma del fratello Vittorio (che ha bissato lo show sulle mascherine) e un aereo che all’uscita dal cinema ha sorvolato i cieli del Lido sventolando lo striscione dedicato agli Extraliscio.
Tutto in puro stile «punk da balera», tra clima cameratesco e lacrime d’emozione. In sala non si vedrà prima della fine di novembre.
Elisabetta Sgarbi, partiamo dalla fine, la dedica a sua madre.
«Avrei voluto che mio fratello Vittorio vedesse alcune scene, invece ha tenuto il telefono acceso durante la proiezione e si è perso molto. Lui, al quale mi lega un rapporto di grande amore anche se siamo molto diversi, ha detto che avrei dovuto scrivere: “A mia madre che ha molto ballato e fatto ballare”. Perché mia madre, donna bellissima che ha fatto innamorare mio padre e ora anche Pupi Avati che le sta dedicando un film, ha davvero amato quella musica».
Elisabetta Sgarbi in versione rock ieri alla Mostra del Cinema con la crew del suo film dedicato alla madre (Foto Pattaro)
E lei ama gli Extraliscio. «Amo il cinema e sono anni che faccio film. Ma l’energia, il sentimento, la passione che ho messo in questo film, ancora mi domando da dove venga. E forse viene da lì: io non ho più né mio padre né mia madre, e mia madre ci ha dato una forza che mi ha fatto trovare con la band più strepitosa del mondo. È vero che io trasfiguro con
la poesia, ma loro sono davvero musicisti di talento. E per me sono diventati un’ossessione e una missione. Il fatto che tanti ospiti, dallo Stato Sociale a Jovanotti abbiano voluto essere presenti nel film vuol dire che c’è una qualità musicale altissima. Meritavano di essere portati sotto i riflettori: questo è il mio intento, questa è la mia battaglia. E la porterò avanti finché posso».
Il film non è nostalgico, ma proiettato nel futuro.
«Il genio degli Extraliscio è Mirco Mariani che poco ha a che fare con la tradizione del liscio, è se stesso, riesce ad attualizzare una musica che di per sé ha origini nobili. Non a caso Riccarda Casadei dice che il futuro del liscio lo vede in loro».
La voce narrante è di Ermanno Cavazzoni.
«Nell’opera Il turco in Italia, la grande invenzione è il narratore, che canta e mette in scena la storia prima che accada. Da piccola, oltre che avere il sogno di diventare una cantante rock, anche se mia madre non me l’ha permesso, ho ascoltato tanta lirica. Il turco in Italia segna il passo della sceneggiatura. Il narratore è poesia, cinema, scrittore».
Ha girato anche durante la pandemia?
«Ho rispettato tutte le regole, ma vivo di molta immaginazione. Eugenio Lio che è l’aiuto regista, mi ha seguito in questa follia: Elio ha girato la sua scena quando ormai i teatri erano chiusi. È la tenacia romagnola che mi porta a non mollare mai. Ogni mattina per me si ricomincia».