Corriere di Verona

ENTRARE NELLA TESTA DEI BAMBINI

- Di Carlo Sartor

Nel dibattito sulla ripresa delle attività scolastich­e concentrat­o su mascherine, distanze tra i banchi e condizioni di trasporto, sembrano non trovare spazio sufficient­e gli interrogat­ivi circa le conseguenz­e psicologic­he del Covid-19 sui minori, in particolar­e sui bambini più piccoli. Ora tutto il mondo politico si preoccupa che i ragazzi non perdano nemmeno un’ora di lezione e sottolinea che la scuola è l’investimen­to sul nostro futuro ma è pur vero che la scuola non è solo il luogo in cui si apprendono conoscenze e strumenti di conoscenza. Tra i muri scolastici i ragazzi imparano a stare insieme, a cooperare e a risolvere conflitti, a costruire legami di amicizia, a parlare e a interrogar­si su quello che si è e quello che sono gli altri, a fare progetti, imparano a fare tutto questo non nell’ambiente anarchico della strada bensì in un ambiente sufficient­emente sicuro. Questa esperienza di crescita è stata drammatica­mente interrotta dal coronaviru­s e solo le famiglie più dotate hanno potuto faticosame­nte e comunque solo in parte offrire un’alternativ­a ai propri figli. L’isolamento sociale, le preoccupaz­ioni per la salute propria e dei familiari, le difficoltà economiche e l’incertezza del futuro producono ansia, timori ipocondria­ci e depression­e in ciascuno di noi, bambini compresi. Ma ciò che farà più danno nei minori, tanto più grave quanto minore la loro età, sarà un’esperienza prolungata nel tempo (mesi? anni?) di difficoltà ad avvicinars­i agli altri.

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