ENTRARE NELLA TESTA DEI BAMBINI
Nel dibattito sulla ripresa delle attività scolastiche concentrato su mascherine, distanze tra i banchi e condizioni di trasporto, sembrano non trovare spazio sufficiente gli interrogativi circa le conseguenze psicologiche del Covid-19 sui minori, in particolare sui bambini più piccoli. Ora tutto il mondo politico si preoccupa che i ragazzi non perdano nemmeno un’ora di lezione e sottolinea che la scuola è l’investimento sul nostro futuro ma è pur vero che la scuola non è solo il luogo in cui si apprendono conoscenze e strumenti di conoscenza. Tra i muri scolastici i ragazzi imparano a stare insieme, a cooperare e a risolvere conflitti, a costruire legami di amicizia, a parlare e a interrogarsi su quello che si è e quello che sono gli altri, a fare progetti, imparano a fare tutto questo non nell’ambiente anarchico della strada bensì in un ambiente sufficientemente sicuro. Questa esperienza di crescita è stata drammaticamente interrotta dal coronavirus e solo le famiglie più dotate hanno potuto faticosamente e comunque solo in parte offrire un’alternativa ai propri figli. L’isolamento sociale, le preoccupazioni per la salute propria e dei familiari, le difficoltà economiche e l’incertezza del futuro producono ansia, timori ipocondriaci e depressione in ciascuno di noi, bambini compresi. Ma ciò che farà più danno nei minori, tanto più grave quanto minore la loro età, sarà un’esperienza prolungata nel tempo (mesi? anni?) di difficoltà ad avvicinarsi agli altri.