Sbrollini: errore le scuole chiuse L’autonomia? Un alibi per Zaia
«Italia Viva» ha il maggior numero di giovani e di donne nelle liste Per la candidata e deputata i veneti si presentano a Roma troppo divisi
La senatrice Daniela Sbrollini è pronta a sfidare Zaia per Italia Viva.
Il figlio Davide, classe 2010, le è cresciuto in grembo mentre lei sedeva sui banchi della Camera dei deputati, si è fatto senza battere ciglio 5 Leopolde (il convegno politico per eccellenza nell’immaginario renziano) e ha già chiesto a Matteo (Renzi, of course) e a Ettore (Rosato, il vicepresidente della Camera) di diventare coordinatore nazionale dei bambini di Italia Viva. A casa di Daniela Sbrollini, in quel di Vicenza, le cose vanno così: si vive di passione politica a tutte le età. Anche quando si tratta di mettersi in gioco e sfidare l’Invincibile per la presidenza della Regione.
Sbrollini, chi gliel’ha fatto fare di lanciarsi anima e corpo nella competizione elettorale dal risultato più scontato che si sia mai vista?
«L’ho fatto perché non mi è mai mancato il coraggio di affrontare le sfide, sono una sportiva ed è giusto metterci la faccia. Da qui comincia un percorso per il dopo, è un laboratorio politico e un investimento sul futuro. Del resto, abbiamo le liste con più candidati giovani (e più donne) di tutta la platea dei partecipanti, questo è un grande valore aggiunto».
I maligni sostengono che in Veneto il centrosinistra ha più candidati che voti: occorreva proprio dividersi in tanti pezzetti?
«Come si diceva, non avremmo vinto comunque. Perciò io guardo a quello che verrà dopo le elezioni, e mi distinguo: se voi leggete i programmi di Lorenzoni e di Cappelletti (M5S), vi potete rendere conto che sono totalmente sovrapponibili. Vanno separati ma propongono le stesse cose, l’accordo tra Pd e 5Stelle, anche qui, è nei fatti».
Ma Zaia ce l’ha un punto debole? Tre legislature consecutive da governatore non rischiano di essere troppe?
«Intanto, io penso che Zaia abbia abbandonato il Veneto, ora è qui ma sta guardando oltre, a un progetto di respiro nazionale. Già è una forzatura questo terzo mandato».
E i punti deboli?
«Ne ha anche lui, eccome. Intanto non si vuole mai confrontare con gli avversari, ma questa non è una novità. E poi, da governatore, del sociale non si è praticamente mai occupato, mentre nel mio programma la famiglia e la scuola stanno al primo punto».
A proposito di scuola: le lezioni ricominciano domani ma l’impressione è che si vada a tentoni.
«Lo dico da mamma, prima ancora che da politica: io le scuole non le avrei chiuse, è stato un errore. Come dimostra l’esperienza di altri Paesi e grazie al fatto che i bambini risultano meno esposti all’aggressione del virus, si potevano sperimentare soluzioni alternative al blocco totale. E adesso l’errore si ripete: neanche il tempo di ricominciare e molte scuole si fermeranno di nuovo per ospitare i seggi elettorali. L’ho detto anche alla ministra dell’Interno, Lamorgese: in Italia non si devono più chiudere le scuole per le elezioni, basta».
Manco a dirlo, anche lei sarà favorevole all’autonomia differenziata richiesta dal Veneto.
«A dire la verità, io sono e resto una federalista e penso che ciò che serve al Veneto sia un vero federalismo fiscale, non tanto 15 o 20 competenze da rivendicare alla Regione. L’autonomia differenziata è solo un alibi per Zaia e Salvini, che finora non hanno portato a casa nulla in materia di federalismo autentico. E rimango perplessa sulla proposta di legge Boccia, soprattutto per i tempi troppo lunghi».
Da 12 anni lei siede sui banchi del Parlamento italiano: qual è la percezione del Veneto e delle sue rivendicazioni politiche, giù a Roma?
«Una parte della politica nazionale considera il Veneto un modello di eccellenza e di laboriosità, il che è tutto vero. Ma Roma, devo dirlo, si è approfittata della sobrietà e della dignità dei veneti, quando si tratta di chiedere. Purtroppo, rispetto ad altre realtà regionali, noi veneti ci presentiamo ancora troppo divisi; gli altri, sui temi che contano veramente, fanno massa critica e badano a portare a casa il risultato».
Lei si è sempre occupata di sport: si giochi l’asso, in una terra di grandi sportivi come il Veneto.
«Lo sport per me deve stare dentro al welfare. Una proposta per tutte: pratica sportiva obbligatoria e gratuita per tutti i bambini fino a 12 anni, così si combattono l’obesità infantile, la sedentarietà e anche le dipendenze».
Alle Europee del 2014 anche qui, terra di centrodestra, Renzi fece il pieno di voti. Come mai, appena 6 anni dopo, sembra diventato antipatico ai più?
«Sicuramente sono stati commessi degli errori, come l’eccessiva personalizzazione del referendum sulla riforma costituzionale, ma io sono tuttora convinta che Matteo rimanga l’unico politico in circolazione ad avere una visione, strategica e moderna, per questo Paese. Quanto a simpatia, vi posso assicurare che se lui torna a stare in mezzo alla gente ritrova tutta la forza dei primi tempi. Oggi è più difficile di un tempo stare dalla sua parte, gli opportunisti sono quelli che lo hanno abbandonato».
Lei si riterrà soddisfatta se il 21 settembre prenderete il...?
«Sarò soddisfatta comunque, perché Italia Viva parte da zero e sta costruendo un progetto nuovo. In campagna elettorale sto facendo 5-600 chilometri al giorno, incontro moltissime persone e mi metto in ascolto. Ma rimarrò a disposizione di questo territorio anche dopo le elezioni, perché ci metto la faccia e ci credo fino in fondo».