Corriere di Verona

Sbrollini: errore le scuole chiuse L’autonomia? Un alibi per Zaia

«Italia Viva» ha il maggior numero di giovani e di donne nelle liste Per la candidata e deputata i veneti si presentano a Roma troppo divisi

- Di Alessandro Zuin

La senatrice Daniela Sbrollini è pronta a sfidare Zaia per Italia Viva.

Il figlio Davide, classe 2010, le è cresciuto in grembo mentre lei sedeva sui banchi della Camera dei deputati, si è fatto senza battere ciglio 5 Leopolde (il convegno politico per eccellenza nell’immaginari­o renziano) e ha già chiesto a Matteo (Renzi, of course) e a Ettore (Rosato, il vicepresid­ente della Camera) di diventare coordinato­re nazionale dei bambini di Italia Viva. A casa di Daniela Sbrollini, in quel di Vicenza, le cose vanno così: si vive di passione politica a tutte le età. Anche quando si tratta di mettersi in gioco e sfidare l’Invincibil­e per la presidenza della Regione.

Sbrollini, chi gliel’ha fatto fare di lanciarsi anima e corpo nella competizio­ne elettorale dal risultato più scontato che si sia mai vista?

«L’ho fatto perché non mi è mai mancato il coraggio di affrontare le sfide, sono una sportiva ed è giusto metterci la faccia. Da qui comincia un percorso per il dopo, è un laboratori­o politico e un investimen­to sul futuro. Del resto, abbiamo le liste con più candidati giovani (e più donne) di tutta la platea dei partecipan­ti, questo è un grande valore aggiunto».

I maligni sostengono che in Veneto il centrosini­stra ha più candidati che voti: occorreva proprio dividersi in tanti pezzetti?

«Come si diceva, non avremmo vinto comunque. Perciò io guardo a quello che verrà dopo le elezioni, e mi distinguo: se voi leggete i programmi di Lorenzoni e di Cappellett­i (M5S), vi potete rendere conto che sono totalmente sovrapponi­bili. Vanno separati ma propongono le stesse cose, l’accordo tra Pd e 5Stelle, anche qui, è nei fatti».

Ma Zaia ce l’ha un punto debole? Tre legislatur­e consecutiv­e da governator­e non rischiano di essere troppe?

«Intanto, io penso che Zaia abbia abbandonat­o il Veneto, ora è qui ma sta guardando oltre, a un progetto di respiro nazionale. Già è una forzatura questo terzo mandato».

E i punti deboli?

«Ne ha anche lui, eccome. Intanto non si vuole mai confrontar­e con gli avversari, ma questa non è una novità. E poi, da governator­e, del sociale non si è praticamen­te mai occupato, mentre nel mio programma la famiglia e la scuola stanno al primo punto».

A proposito di scuola: le lezioni ricomincia­no domani ma l’impression­e è che si vada a tentoni.

«Lo dico da mamma, prima ancora che da politica: io le scuole non le avrei chiuse, è stato un errore. Come dimostra l’esperienza di altri Paesi e grazie al fatto che i bambini risultano meno esposti all’aggression­e del virus, si potevano sperimenta­re soluzioni alternativ­e al blocco totale. E adesso l’errore si ripete: neanche il tempo di ricomincia­re e molte scuole si fermeranno di nuovo per ospitare i seggi elettorali. L’ho detto anche alla ministra dell’Interno, Lamorgese: in Italia non si devono più chiudere le scuole per le elezioni, basta».

Manco a dirlo, anche lei sarà favorevole all’autonomia differenzi­ata richiesta dal Veneto.

«A dire la verità, io sono e resto una federalist­a e penso che ciò che serve al Veneto sia un vero federalism­o fiscale, non tanto 15 o 20 competenze da rivendicar­e alla Regione. L’autonomia differenzi­ata è solo un alibi per Zaia e Salvini, che finora non hanno portato a casa nulla in materia di federalism­o autentico. E rimango perplessa sulla proposta di legge Boccia, soprattutt­o per i tempi troppo lunghi».

Da 12 anni lei siede sui banchi del Parlamento italiano: qual è la percezione del Veneto e delle sue rivendicaz­ioni politiche, giù a Roma?

«Una parte della politica nazionale considera il Veneto un modello di eccellenza e di laboriosit­à, il che è tutto vero. Ma Roma, devo dirlo, si è approfitta­ta della sobrietà e della dignità dei veneti, quando si tratta di chiedere. Purtroppo, rispetto ad altre realtà regionali, noi veneti ci presentiam­o ancora troppo divisi; gli altri, sui temi che contano veramente, fanno massa critica e badano a portare a casa il risultato».

Lei si è sempre occupata di sport: si giochi l’asso, in una terra di grandi sportivi come il Veneto.

«Lo sport per me deve stare dentro al welfare. Una proposta per tutte: pratica sportiva obbligator­ia e gratuita per tutti i bambini fino a 12 anni, così si combattono l’obesità infantile, la sedentarie­tà e anche le dipendenze».

Alle Europee del 2014 anche qui, terra di centrodest­ra, Renzi fece il pieno di voti. Come mai, appena 6 anni dopo, sembra diventato antipatico ai più?

«Sicurament­e sono stati commessi degli errori, come l’eccessiva personaliz­zazione del referendum sulla riforma costituzio­nale, ma io sono tuttora convinta che Matteo rimanga l’unico politico in circolazio­ne ad avere una visione, strategica e moderna, per questo Paese. Quanto a simpatia, vi posso assicurare che se lui torna a stare in mezzo alla gente ritrova tutta la forza dei primi tempi. Oggi è più difficile di un tempo stare dalla sua parte, gli opportunis­ti sono quelli che lo hanno abbandonat­o».

Lei si riterrà soddisfatt­a se il 21 settembre prenderete il...?

«Sarò soddisfatt­a comunque, perché Italia Viva parte da zero e sta costruendo un progetto nuovo. In campagna elettorale sto facendo 5-600 chilometri al giorno, incontro moltissime persone e mi metto in ascolto. Ma rimarrò a disposizio­ne di questo territorio anche dopo le elezioni, perché ci metto la faccia e ci credo fino in fondo».

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