Il poliziotto, il camionista e gli altri che costruiscono città con i Lego
La Comunità Lego Veneta per metà veronese
Per la copia in scala 1 a 50 di Palazzo Barbieri hanno utilizzato 130mila mattoncini. È l’ennesima impresa della Comunità Lego Veneta, quasi la metà composta da veronesi.
Un poliziotto, un autista di camion, un dipendente in ente pubblico, un operaio chimico, un magazziniere. Cinque fondatori su 6 ci sono ancora. Nel gruppo sono chiamati «First Six», cioè i primi 6. I rispettivi nomi: Jader Castioni, Florindo Calamani, Oscar Fanna, Ivan Piola, Cristiano Spoladori (e Davide Peroni, poi uscito). Di Clv, Comunità Lego Veneta, Spoladori è il presidente. «Era il 2007 e siamo partiti dalla classica “pizzata” una volta al mese. Oggi siamo una quarantina, quasi la metà da Verona. Ma copriamo tutto il Veneto, ci manca solo un socio bellunese». La Comunità è un’associazione il cui unico scopo sta nel posare mattoncini. Per la copia in scala 1 a 50 di Palazzo Barbieri, sede del Comune, presentata ieri alla Gran Guardia a completamento di una riproduzione del cuore di Verona — Piazza Erbe inclusa — ne sono serviti 130mila.
Il magazzino dove s’imbastisce tutto è nella zona industriale di Vicenza, vicino alla Fiera, era sfitto e l’ha donato al gruppo Nicola Rigoni detto «Panda 74» («Panda perché sono pigro»), 45 anni, imprenditore vicentino nel ramo dei servizi. Di Clv, Rigoni è l’«ambassador», quello che tiene i contatti con la sede Lego: i progetti si mandano in Danimarca, una volta dato l’okay Lego fornisce anche piccole agevolazioni sull’acquisto dei pezzi. «Sono io che poi faccio tornare i conti», dice il tesoriere Matteo Favalli, 43 anni, altro veronese, di professione insegnante di pianoforte, suo il nullaosta sulla spesa da circa 7mila euro per il modellino di Palazzo Barbieri. Racconta «the presiro, dent», Spaladori, lui che a Verona lavora in un magazzino di cornici: «L’età dei soci va dai 18 ai 45 anni, mediamente giriamo intorno ai 35. C’è tutta un’organizzazione di ruoli. Tra cui il “sergente” ch’è quello che fa rispettare le regole, ad esempio il divieto di insulti in chat». Per entrare si passa un periodo di prova: «Perché vogliamo capire chi abbiamo di fronte».
Il test di Marco Fontana, ad esempio, impiegato di banca, classe ’86, è durato quasi un anno. «Questo non è un lavodifatti il 90 per cento delle commissioni le rifiutiamo», spiega Spaladori. «Però è qualcosa di più di un hobby: bisogna divertirsi ma anche aver voglia di fare», precisa Fontana. Bisogna aver voglia, per dire, di noleggiare un furgone per caricarci i 6 blocchi che formano Piazza Bra. Poi quel furgone bisogna guidarlo. E a volte capita di guidare non solo lungo l’Italia ma anche fino alle fiere del modellismo in Germania e Danimarca. «È una passione che non passerà mai», fa Spaladori quando gli chiedi dei Lego.
Secondo quelli del gruppo, ogni persona passa una sua «dark age», cioè il momento in cui abbandona i mattoncini per dedicarsi ad altre cose della vita. Poi però c’è il ritorno di fiamma, definitivo. Nel caso di Federica Caltran, classe ’69, l’unica donna del gruppo, è andata così: «Ci ho giocato fin da piccola, ho lasciato, mi sono sposata e con i figli è tornata la passione. Organizzo eventi Lego nel mio paese, Buttapietra, nella Bassa. Nel gruppo sono entrata due anni fa».
Il gruppo — che è riuscito a ritagliarsi il suo spazio anche a Model Expo — è ufficialmente riconosciuto da Lego. Parlando con gli adepti si scoprono tante cose. Che la società danese, per dire, è il primo produttore al mondo di pneumatici: «Non per dimensioni, ovviamente, ma per quantità: avete idea di quanti modellini Lego di auto o moto esistono?». A ragionare in scala, non c’è da stupirsi.