Nel Veronese c’è chi farà lezione in tenda o in un (ex) ospedale
Lezione in tenda, almeno per qualche settimana. Nell’inizio anno scolastico più convulso degli ultimi anni in tre istituti, laddove non è stato possibile trovare spazi per evitare classi affollate, arriveranno anche le tecnostrutture. Si tratta di una soluzione provvisoria, in attesa che arrivino i moduli didattici (dei container) già acquistati dalla Provincia. Peccato che il mercato sia oberato di richieste e che ci siano liste d’attesa, per le consegne fino a tre mesi. Così, nei tre istituti interessati, il Medici di Legnago, il Dal Cero di San Bonifacio e il Medi di Villafranca, si provvederà a questa soluzione. Il montaggio è previsto domattina quindi non è certo che le struttura sarà pronta già dal primo giorno di scuola.
I tre istituti (professionale il primo, tecnico il secondo, liceo il terzo), sono da mesi al centro delle preoccupazioni dei Palazzi Scaligeri. Il motivo è noto: si tratta di tre grandi e affollate scuole, tutte in provincia, dunque dove non è possibile fare un gran numero di scambi di aule tra vari istituti. Inoltre, molti spazi comunali, in tutti e tre i centri, saranno utilizzati per elementari e medie, riducendo così le possibilità di manovra. Ma gli ultimi dettagli riguardano anche altri istituti. È Legnago il centro che vedrà il maggior numero di traslochi: uno stabile degli alpini consentirà qualche classe extra per il liceo Cotta, altri, di proprietà della parrocchia per il Minghetti, a cui andranno anche delle stanze dal Museo Archeologico. In soccorso anche l’istituto Canossiano di via Matteotti, sempre per le scuole superiori legnaghesi. Per il Bolisani (sede principale a Villafranca) si conferma «la scuola in ospedale», con sei aule ricavate nell’ex struttura sanitaria di Valeggio sul Mincio, grazie a un accordo con l’Usl 9: tuttavia non saranno disponibile da subito. Anche a San Bonifacio interverrà la parrocchia, con altri spazi a favore del Dal Cero.
Insomma, uno sforzo collettivo, che ha mosso un po’ tutta la società civile. Ma il puzzle delle sedi non è stato l’unico grattacapo delle istituzioni, nelle ultime settimane. Se l’Ufficio scolastico territoriale ha dovuto fare i conti, soprattutto, con la carenza di docenti (tuttora non risolta), alla Provincia è toccato anche il rebus dei banchi e degli arredi.
I Palazzi Scaligeri partivano avvantaggiati, grazie a un progetto avviato negli anni scorsi per il recupero di vecchi banche e sedie. Ma, nel mare magnum della burocrazia italiana, non sempre avere vantaggi paga del tutto. «Abbiamo fornito agli istituti superiori — spiega il vicepresidente della Provincia, con delega all’istruzione, David Di Michele — circa tremila banchi. Ma negli ultimi giorni si sono comunque create qualche difficoltà, a causa delle mancate comunicazioni da parte del governo». La Provincia, in particolare, aveva richiesto a più riprese un elenco delle sedi in cui era previsto l’arrivo dei banchi monoposto, ma non l’ha mai ricevuta. E così, la settimana scorsa, non è mancato «l’incidente»: qualche centinaio di banchi «del ministero» sono stati consegnati all’alberghiero Berti, appena rifornito dalla Provincia, che ha dovuto mandare una squadra di persone a prelevarli e a portarli altrove. Sempre l’ente provinciale ha poi provveduto alla «segnaletica orizzontale» nelle scuole: percorsi colorati per le entrate e le uscite separate, ma anche i «segnaposti» per ciascun banco. Questi ultimi serviranno a indicarne la posizione in modo di rispettare il distanziamento sociale.
Il caso degli arredi
Qualche centinaio di banchi monoposto del ministero sono stati consegnati al Berti, che era appena stato rifornito dalla Provincia