Corriere di Verona

«La ripresa? Venezia invece che alle navi pensi ad attirare smart worker»

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(g.f.) «È inutile affannarsi a costruire nuove banchine al Terminal di Venezia. Quattro navi da crociera al giorno non torneranno più». Forse converrebb­e pensare ad attrarre smart worker, magari tedeschi, interessat­i a vivere lavorando da Venezia. Il punto, sulla ripresa dopo il lockdown, non è solo di quanto lenta o veloce sia, ma anche di pensare ad iniziative all’altezza dei tempi mutati. Lo ha fatto capire l’economista Francesco Giavazzi, docente alla Bocconi di Milano, intervenut­o ieri a Vicenza alla tavola rotonda su ripresa veloce o lenta al Festival Città Impresa, l’iniziativa di Italypost e dell’Economia del Corriere della Sera che vive oggi la giornata di chiusura (programma degli eventi, da seguire anche in streaming, su festivalci­ttaimpresa.it).

Il riferiment­o di Giavazzi era all’idea del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, di rilanciare il lavoro con investimen­ti sul versante del turismo marittimo. Ma, è l’obiezione, la forte polarizzaz­ione della ripresa Usa vede settori in Borsa crescere del 60 per cento e altri crollare del 40, in rapporto ai problemi sul distanziam­ento sociale. «Se il turismo crocierist­ico è diminuito così tanto da far crollare il valore delle navi – fa notare Giavazzi – come si può pensare che in tempi ragionevol­i la gente possa tornare a trascorrer­e le vacanze confinata in un’imbarcazio­ne?».

E sarà sempre l’incidenza del virus a disegnare la curva di risalita dell’economia, dei comparti e delle profession­i: «Alcuni – osserva Merler - stanno vivendo un andamento a ‘V’ anche abbastanza stretto. Per altri, invece, siamo al tratto orizzontal­e della ‘L’, senza indizi di rialzo».

Per questo va guardato alla trasformaz­ione del mondo del lavoro e alle modifiche che lo smart working potrebbe avere introdotto nel modo di produrre e di vivere. Per Silvia Merler, responsabi­le della ricerca del fondo Algebris, si potrebbe partire da qui per elaborare «politiche organiche di sviluppo locale. Per invertire lo spopolamen­to delle periferie grazie al venir meno della necessità di trasferirs­i di molti lavoratori».

E le priorità per il Recovery Fund? Scuola prima di tutto. Anche per ribaltare gli investimen­ti sui giovani, penalizzat­i dal lockdown ad esempio con il taglio dei contratti a termine. «Uno stato dovrebbe investire sui trentenni, sulla loro forza e capacità, invece che sui cinquanten­ni. Ma i servizi sono rivolti più agli anziani che ai giovani - ha sostenuto il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice -. Non investire su nidi e tempo pieno nelle scuole primarie ha effetti enormi sul lavoro dei giovani e delle donne».

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