Corriere di Verona

Scuola, il D-Day: c’è chi parte in tenda

La riapertura Domani mezzo milione di studenti in Veneto torna in classe. Test rapidi dati a medici di base e pediatri

- Michela Nicolussi Moro

Il caso a Villafranc­a, tutti i nodi a Verona. Il presidente Mattarella in diretta tv da Vo’

Mezzo milione di bimbi e ragazzi veneti domani al D-Day del rientro in classe. Tanti i nodi ancora da sciogliere: dalle mascherine che scarseggia­no alle nomine dei docenti avviate solo per metà. Nel Veronese c’è anche chi partirà in tenda, come gli alunni del Medi di Villafranc­a. Intanto Vo’, la cittadina simbolo della lotta al Covid, ospita per l’avvio dell’anno scolastico il presidente Mattarella con un evento in diretta tv su Rai 1. Zaia annuncia test rapidi a medici di base e pediatri.

Medici di famiglia (sono 3200) e pediatri di libera scelta (555) si preparano a eseguire i loro primi tamponi (rapidi) rileva-Covid 19 su pazienti con sintomi sospetti. E’ l’accordo al quale sta lavorando la Regione insieme alle due categorie, con il duplice scopo di consentire loro di completare la diagnosi senza dover inviare l’utente in ospedale e anche di alleggerir­e un po’ le Usl, ora complessiv­amente impegnate in 15mila tamponi al giorno (dal 21 febbraio sono 1.703.418, più 1.360.000 test rapidi). «Ci siamo incontrati a inizio settimana, venerdì abbiamo ricevuto le osservazio­ni dei medici e domani conto di arrivare ad un accordo sulle modalità organizzat­ive dell’operazione — conferma Manuela Lanzarin, assessore a Sanità e Sociale —. Noi siamo disponibil­i a fornire gratuitame­nte una certa quantità di tamponi rapidi, che magari i dottori potrebbero iniziare a somministr­are agli operatori scolastici loro pazienti, per poi estenderli a tutti gli utenti con sintomi sospetti».

«In effetti non ha senso inviare un paziente con la febbre in ospedale per il tampone quando può farlo dal proprio medico — riflette il governator­e Luca Zaia —. E così evita il rischio di contrarre il coronaviru­s proprio in coda, in mezzo a tante altre persone». «Stiamo ragionando sulla quantità di tamponi come dotazione di base — dice Domenico Crisarà, segretario regionale della Fimmg (medici di famiglia) — si potrebbe partire con un centinaio a testa. Starà poi a noi decidere se effettuarl­i in studio o a casa del malato. Devono diventare uno degli strumenti a nostra disposizio­ne, come il kit per la glicemia».

L’altra novità riguarda la possibilit­à di dimezzare la quarantena da 14 a 7 giorni, sull’esempio della Francia. Opzione già criticata dal professor Andrea Crisanti, a capo della Microbiolo­gia di Padova, secondo il quale si rischia di perdere una parte di infetti, lasciandol­i liberi di contagiare altre persone. «Si è visto che la malattia si manifesta a 5-6 giorni dal contatto con il coronaviru­s — obietta Zaia — e allora non serve tenere a casa la gente due settimane. Le Regioni ne stanno discutendo con il ministero della Salute, cui spetta l’ultima parola, ma noi stiamo premendo perché si introduca la modifica». Tutto ciò a 24 ore dall’inizio delle scuole, che appena aperte dovranno poi richiudere per le elezioni. «Confidiamo che l’interruzio­ne duri solo i prossimi 21 e 22 settembre e che già il 23 le lezioni possano riprendere», dice Zaia, che poi annuncia: «Gli scrutatori, i presidenti e tutti coloro che lavorerann­o nei seggi elettorali possono andare negli ambulatori ad accesso rapido attivati dalle Usl per sottoporsi al tampone rapido senza prenotazio­ne». E a proposito di scuola, pur sottolinea­ndo che è competenza statale fatta eccezione per la scelta dell’inizio e l’applicazio­ne del Piano di sanità pubblica, demandate alle Regioni, il presidente col suo staff chiarisce i dubbi delle famiglie.

«Prima di tutto la mascherina — illustra la dottoressa Francesca Russo, direttore della Prevenzion­e regionale — gli studenti dai 6 anni in su devono indossarla durante gli spostament­i, per esempio per andare in mensa o in palestra, e quando non possono osservare il metro di distanza, magari durante incontri o assemblee. Se stanno fermi al posto, la tolgono. In caso di sintomi sospetti, l’alunno viene isolato in una stanza in attesa dei genitori e affidato al proprio medico. Noi consigliam­o il tampone rapido, se positivo verranno messi in isolamento e sottoposti a test anche compagni di classe, insegnanti e personale non docente venuti a contatto con lo studente colpito dal virus. La tracciabil­ità immediata è fondamenta­le». E al Nido? «E’ impossibil­e far rispettare la distanza sociale ai bambini, però gli educatori devono tenere sempre la mascherina — precisa Russo —. Ogni maestra ha il proprio gruppo e i gruppi devono essere sempre rintraccia­bili. I giocattoli da usare sono quelli dell’asilo, da sanificare continuame­nte, mentre quelli portati da casa non vanno scambiati tra piccoli: ognuno tenga i propri».

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ILa prevenzjon­e Medici di famiglia e pediatri di libera scelta dalla prossima settimana potrebbero iniziare anche loro a fare i tamponi rapidi, forniti gratuitame­nte dalla Regione

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