Corriere di Verona

Formolo ko, Viviani giù di tono: Tour amaro per i veronesi

Formolo infortunat­o, Viviani giù di tono. Ora le nuove occasioni: i mondiali e il Giro

- Lorenzo Fabiano

Borracce di fiele al Tour. La Gran Boucle di Davide Formolo è finita alla decima tappa con una clavicola fratturata, quella di Elia Viviani, a secco di successi e fuori dai radar negli sprint, non è in pratica mai cominciata. Sfortuna da un lato, una condizione al di sotto dello standard dall’altro. Nessun bagliore, solo il buio.

Davidino Formolo in Francia arrivava come debuttante e tanta voglia di far bene; le premesse del resto c’erano tutte: secondo alle Strade Bianche dietro l’inarrivabi­le Van Aert, vittorioso nel tappone del Delfinato grazie a una fuga di settanta chilometri in solitaria: azione partita sulle alture di un tempio del ciclismo come il Col de la Madeleine. Al servizio dell’astro sloveno Tadej Pogacar (l’unico che può tentare di sfilare la maglia gialla al connaziona­le Primoz Roglic), Formolo la gamba buona l’aveva e non è da escludere che un giorno di libertà la Uae glielo avrebbe anche concesso per cercare l’impresa. In fondo questo era il suo obiettivo al via da Nizza.

Purtroppo la sfortuna gli ha voltato le spalle: una caduta lo ha steso sull’asfalto con una spalla da ricostruir­e.

Il ciclista veronese è stato operato dal dottor Flavio Terragnoli alla clavicola sinistra presso la Fondazione Poliambula­nza di Brescia. Dimesso, pedala già sui rulli per cercare di rientrare il prima possibile. Nel mirino ha il mondiale di Imola del 27 settembre, e la Liegi-Bastogne-Liegi del 4 ottobre: secondo lo scorso anno alle spalle di Jakob Fuglsang, La Doyenne è da sempre la corsa che ama di più e farà di tutto per esserci. Vederlo al via sarebbe tuttavia un mezzo miracolo. Per quanto concerne le corse a tappe, lo ritroverem­o invece alla Vuelta, come da programma. Se ti chiamano «Roccia», ti potrai anche scalfire, ma non ti spezzi. Lui è uno così.

Diverso il discorso per Elia Viviani, apparso spento e giù di tono. Il cambio di squadra, alla francese Cofidis, non gli ha fatto bene: pilotato dal fedele Simone Consonni, ma privo dello scudiero Fabio Sabatini lasciato dal team transalpin­o inspiegabi­lmente a casa, Elia fatica a tenere le ruote dei migliori velocisti e gli manca il guizzo. Gli rimarrebbe in teoria un’ultima occasione, la volata conclusiva di Parigi sui Campi Elisi di domenica prossima, ma è meglio non farsi illusioni. Viviani ha sofferto i ribaltoni di una stagione anomala: quest’anno in testa aveva la pista di Tokyo, la pandemia ha fatto saltare il banco. Un guaio per uno meticoloso come lui.

Non resta che augurarci si sia rodato per il Giro: lì la concorrenz­a è agguerrita (occhio al tedescone Ackermann che manda chiari messaggi dalla Tirreno-Adriatico) ma non così feroce. Servirà però un altro Elia Viviani, non questo. E lo sa bene anche lui.

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Per Elia Viviani il Tour de France è stato molto avaro di soddisfazi­oni
Difficoltà Per Elia Viviani il Tour de France è stato molto avaro di soddisfazi­oni

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