A vendemmiare gli studenti e i pensionati
Gualtieri: nel «plan» innovazione. Zaia: a breve le nostre idee al governo
Poca manodopera straniera per la vendemmia: soluzioni? Più superficie vitata atta alla raccolta meccanizzata; ricorso alle cooperative; ritorno nel vigneto di pensionati e studenti.
«Noi stiamo lavorando e per il Recovery fund abbiamo tanti progetti, riguardano la sanità, le infrastrutture, la digitalizzazione e l’innovazione: le Regioni, anche il Veneto, presentino i loro». Da Mestre, dove ieri è arrivato per sostenere il suo sottosegretario Pier Paolo Baretta in corsa a sindaco di Venezia, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri richiama le Regioni a fare la loro parte, Veneto compreso, anche perché la partecipazione attiva al plan «dipende da loro», se cioè non comunicano a Roma i loro desiderata, il governo procederà con i suoi piani «che sono tanti e ambiziosi, specie per una città come Venezia», ha precisato Gualtieri.
Il messaggio, per quanto privo di sfumature polemiche, ieri non poteva essere più esplicito: «Le Regioni sono presenti nella cabina di regia del Recovery fund, che è una grande conquista italiana: si facciano avanti, è bene che lo facciano tutte presentando progetti e proposte, Veneto compreso». Il rischio che possa saltare qualcosa di importante per il territorio e che magari a Roma non è percepito come tale è reale. È il caso, ad esempio, del nuovo ospedale di Padova, su cui ieri Gualtieri ha glissato e i cui fondi - a sentire il sottosegretario - parrebbero legati a doppio mandato alle scelte di Palazzo Balbi: «Se la Regione propone il nosocomio non è escluso che sia inserito», ha detto Baretta. Da Vo’ Euganeo, la replica del presidente del Veneto Luca Zaia: «Ne ho parlato con Mattarella: abbiamo idee, entro una settimana, massimo dieci giorni le presenteremo».
Roma per il Veneto, e in particolare per le sue infrastrutture e il suo polo industriale più grande, Porto Marghera, ha le idee chiare. «Nel
plan ci sono grandi progetti che possono cambiare il volto del Paese, come l’idrogeno a Marghera». L’area industriale veneziana è in crisi da tempo, la tanto annunciata riconversione e le attese bonifiche tardano a decollare e il governo sta valutando di recuperare un’idea che di cui si parla (e investe) da anni, quella cioè di insediare una centrale ad idrogeno e sperimentarne l’uso come combustibile proprio sulle imbarcazioni che circolano in laguna. Le basi su cui lavorare ci sono già, nel 2003 è stato creato il consorzio «Hydrogen Park» e tra il 2010 e il 2018 (con un investimento di 50 milioni di euro) ha operato a Fusina la più grande centrale a idrogeno del mondo a livello industriale, fermata però all’indomani della chiusura del ciclo produttivo del cloro che la alimentava con i suoi scarti di produzione. Ora, «nell’ottica di creare produzioni industriali più sostenibili», come ha detto il Ministro, in seno al Recovery fund, l’idrogeno insieme all’innovazione digitale - entrano a gamba a tesa nei piani di rilancio industriale di Roma per il Veneto. A fianco dell’artigianato (la settimana scorsa il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli, da Murano, ha annunciato che il vetro artistico otterrà fondi del recovery) e alle infrastrutture. «Ci saranno l’alta velocità - ha continuato Gualtieri - e il collegamento ferroviario diretto tra Venezia e la linea Adriatica».
Capitolo a parte, il capoluogo di regione. «Venezia sarà al centro del Recovery fund per l’Italia - ha aggiunto - è una città che ha bisogno di un salto di qualità nel proprio modello di sviluppo, abbiamo un’opportunità unica e irripetibile e stiamo lavorando all’elaborazione di un piano ambizioso». I «tanti problemi che si trascinano da tempo» che il Covid «ha aggravato» devono essere «un’opportunità per puntare su un turismo di qualità, sul polo logistico e direzionale, sul sostegno al “Made in Venice” manufatturiero e artigianale».