Corriere di Verona

I primi contagiati: ora Vo’ resti sotto i riflettori La lettera di Marco la postina sul palco e la frase cult: «L’alcol ci salva»

- di Roberta Polese

La postina, la mamma, i ragazzi della «Locanda al sole». E i bambini. Tutta Vo’ ieri girava attorno al grande evento dell’arrivo del presidente della Repubblica. Il sole a picco, gli alunni che fin dalle 15 seguono il percorso indicato dalle insegnanti per arrivare sotto al mega palco della Rai nel giardino della scuola, le mamme che li seguono, le forze dell’ordine fisse ad ogni angolo. Tra il pubblico c’è anche Miriam, mamma di Marco, 10 anni, e del piccolo Jacopo, che di anni ne ha 4 e che ieri è rimasto a casa con i nonni. I bambini sono stati tra i primi pazienti Covid-19 dall’inizio della pandemia. Tutta la famiglia, residente a Lozzo Atestino, era risultata positiva al coronaviru­s. «Era fine febbraio, nessuno sapeva nulla di questa malattia, è stato drammatico, per quanto ne capivo io eravamo tutti destinati a morire — spiega Miriam, per mano ha Marco, che ha scritto una lettera al presidente Mattarella

—. Mio marito e io stavamo male, Marco aveva la febbre, Jacopo era positivo al tampone ma totalmente asintomati­co. Ci siamo chiusi in casa 40 giorni».

Momenti difficili, che lasciano il segno nella vita dei bambini, lo scrive il piccolo Marco, ieri tornato a scuola. Nella sua lettera a Mattarella racconta i giorni difficili dell’isolamento: «Persone che sembravano astronauti sono venuti a farci i tamponi a casa. Siamo risultati tutti e quattro positivi al coronaviru­s. Dopo qualche giorno mamma e papà non respiravan­o bene e siamo stati portati in ambulanza in ospedale a Padova, dicevano che ci avrebbero divisi, poi ci hanno dimessi perché non c’era più posto. Ero molto agitato e spaventato perché non sapevo dove ci avrebbero messo e cosa avrebbero fatto a mamma e papà. Nessuno ci poteva aiutare, i miei nonni e zii, visto che erano stati a contatto con noi, sono stati messi in isolamento preventivo. Mamma e papà faticavano a badare a me e a mio fratello ma hanno raccolto le forze e ci sono riusciti». Accanto alle famiglie c’erano le istituzion­i, che nella pandemia avevano il volto di Michela Beggiato, la postina che durante il lockdown consegnava le pensioni agli anziani. «La situazione era difficile perché anche il bancomat non erogava più denaro — spiega — io ero in servizio in un altro Comune ma non mi potevo muovere e le colleghe che lavoravano qui non potevano entrare, quindi ho consegnato io le pensioni ai residenti finché Vo’ non ha riaperto».

Michela ieri è salita sul palco come esempio del meglio del paese. A fare da supervisor­e anche il sindaco Giuliano Martini, che da mesi studia e organizza ogni dettaglio di questa giornata: «Sono state settimane impegnativ­e, l’unico rammarico che ho è di non aver potuto consentire a tutti i cittadini di essere presenti, ma devo ringraziar­e chi ci ha aiutati». E poi ci sono loro, i ragazzi della piazza, quelli che «Noi abbiamo l’alcol che ci protegge», una frase andata su tutti i tg. Doveva essere una battuta ironica detta in un momento di leggerezza, era il 24 febbraio, il paese non era stato chiuso, ancora non si capiva bene che cosa stesse accadendo e Nicky Sinigaglia, che disse quella frase con altri due amici seduti sotto il portico della «Locanda al Sole», non poteva immaginare quella che da lì a pochi giorni sarebbe diventata una tragica realtà. Oggi quella frase è diventata un claim stampato sulla vetrina del locale, per fortuna mesi dopo su quella frase si è tornati a ridere. Ieri Nicky non era a Vo’, fa il carrozzier­e e lavora fino alle otto di sera: «Passerò dopo il lavoro a bere una birra, ora non ho tempo, speriamo solo che i riflettori rimangano accesi su Vo’ e comunque se lo volete proprio sapere l’alcol ci protegge ancora, ridiamoci su».

L’ultimo saluto silenzioso del presidente Mattarella è andato alle figlie di Adriano Trevisan e Renato Turetta, prime vittime a Vo’(Trevisan anche d’Italia) del coronaviru­s.

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Standing ovation I bambini sventolano i tricolori

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