Corte d’Appello, arrivano undici magistrati su sedici «Giustizia a due velocità»
Ventiquattro magistrati in più in tutto il Veneto, di cui 11 in Corte d’appello, che passa così da 51 giudici a 62. Ma, soprattutto in Corte, ci si aspettava ben più di quelle 11 «unità» «Continuerà a esserci una giustizia a due velocità» sbotta la presidente veneta Ines Marini.
Ventiquattro magistrati in più in tutto il Veneto, di cui 11 in Corte d’appello, che passa così da 51 giudici a 62. Due innesti in procura generale e uno, rispettivamente, nei tribunali di Venezia, Verona, Padova, Treviso e Vicenza, nel tribunale e nella procura dei minorenni, nelle procure della Repubblica di Venezia, Verona, Vicenza e Treviso. Ma a queste latitudini la famigerata «bottiglia» non sarà stappata. Perché soprattutto in Corte ci si aspettava ben più di quelle 11 «unità» date nella revisione definitiva delle piante organiche della Giustizia approvate lunedì dal ministro Alfonso Bonafede. «Continuerà a esserci una giustizia a due velocità a seconda degli uffici giudiziari e questo non è giusto - sbotta la presidente veneta Ines Marini -. Il ministero ha perfino disatteso il parere del Consiglio superiore della magistratura, per non parlare del mio, con cui avevo segnalato i numeri necessari a riallinearci con le altre Corti d’appello secondo i parametri da loro stessi sostenuti».
Il ministero aveva infatti concluso il lungo iter lo scorso dicembre con una proposta inviata al Csm, in cui erano previsti 10 magistrati in più per Palazzo Cavalli. Ma il Consiglio superiore aveva ritenuto che fossero pochi e aveva rilanciato con 13. E proprio lo scorso 2 settembre Marini aveva inviato una lettera a Bonafede, in cui chiedeva almeno 16 magistrati, al massimo 20, proprio facendo riferimento ai parametri usati nella redazione delle piante. «Per riallineare le iscrizioni pro capite al dato medio nazionale occorrerebbero 16 unità in più, mentre per riequilibrare il rapporto tra il primo e il secondo grado ne occorrerebbero 20», aveva scritto. E subito dopo aveva fatto il solito «sconsolato» confronto con la Corte di Milano, che ha 126 magistrati (cioè il 246 per cento dei 51 veneziani attuali) ma solo il 140 per cento di nuove iscrizioni in media negli ultimi anni. «È un peccato perché con quei magistrati avrei potuto rinforzare le sezioni penali e creare un pool civile sul diritto dell’economia, visto che si dice sempre che per attirare gli investimenti è fondamentale una giustizia efficiente», aggiunge Marini. C’è però un altro aspetto, che è quello che a fronte delle caselline «virtuali», poi spesso si fa fatica a coprire i buchi di organico. «Nella sezione Lavoro della Corte mancavano 2 magistrati su 5 e sono arrivati solo quando è stata dichiarata “sede disagiata” e si è quindi dato un incentivo a chi arrivasse - continua -. Purtroppo Venezia già è una sede complicata, se si aggiungono i carichi di lavoro onerosi si scoraggiano le persone a venire. E questo contrasta con gli appelli a salvare Venezia come “città vera”».
Per il ministero, però, quegli 11 sono sufficienti. «Tale incremento non solo costituisce il più incisivo aumento operato della pianta organica su un singolo ufficio giudiziario, tanto più se si considera che nell’anno 2017 alla Corte erano state attribuite già 5 unità, ma determina altresì un deciso miglioramento anche del rapporto tra primo e secondo grado», è scritto nella relazione. Bocciata poi anche la richiesta del Csm di attribuire un magistrato in più al tribunale di Sorveglianza di Verona, che quindi resterà con un organico di 3. «Ci sono 376 detenuti e condannati per magistrato a fronte di una media nazionale di 529».
«È stata sprecata l’ultima occasione per recuperare una carenza storica degli organici della Corte di Venezia - osserva l’onorevole ed ex membro del Csm Pierantonio Zanettin (FI) - Si perpetua una ingiustificata sperequazione ai danni di una regione tra le più produttive d’Italia». Sulla stessa linea i parlamentari leghisti Andrea Ostellari, Erika Stefani, Roberto Turri e Ingrid Bisa: «Bonafede mostra totale negligenza e non comprende l’importanza che la Corte veneta riveste, mantenendola subalterna ad altre».