Palumbo: «Siamo ripartiti, si difenda la scuola in classe Critica è la carenza di prof»
Nel vocabolario Covid «Dad» (didattica a distanza) ormai è acronimo d’uso corrente. E all’indomani della riapertura delle scuole assume una connotazione quasi minacciosa. Tornare alla Dad è ciò che si vuole evitare. Ne è convinta Carmela Palumbo, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, reduce dal tour de force della riapertura.
Pare che la Dad sarà una risorsa residuale…
«La “scuola a scuola” va difesa con le unghie e con i denti soprattutto per due categorie di studenti: i più piccini che hanno particolarmente bisogno della dimensione di socialità, dell’empatia con la maestra ma anche i ragazzini che hanno meno opportunità famigliari, meno mezzi, non solo tecnologici. Già la scuola non sempre è l’ascensore sociale che dovrebbe essere, se togliamo anche la frequenza a essere penalizzati sono i ragazzi che vivono in un contesto familiare e sociale più complesso. “Andare” a scuola fa la differenza, soprattutto in Veneto».
Ci spieghi meglio…
«Il rischio è lasciare ancora più indietro chi ha meno stimoli e meno occasioni. I rapporti Ocse e Invalsi sottolineano le differenze in Italia fra scuola e scuola, fra territorio e territorio. Il Veneto, invece, vanta livelli di apprendimento fra i più alti e un divario minimo fra scuola e scuola. Mi spiego, frequentare un liceo scientifico nel capoluogo anziché in provincia non cambia le chance e la qualità del liceale. È, insomma, uno dei sistemi scolastici più equi e che riesce a dare apprendimenti elevati».
Lunedì le scuole venete hanno riaperto praticamente tutte e ben attrezzate sul fronte delle misure di contenimento del virus, lo riconoscono anche i sindacati, è soddisfatta?
«I risultati sono sempre lavoro di squadra, mai individuale. Sono abbastanza soddisfatta, sì. Il Veneto ha questa grande forza, la capacità di collaborazione istituzionale. Fin dall’inizio ho coinvolto nelle conferenze di servizio sindaci e presidenti di Provincia così come le Usl. Il segreto è tutto lì: lavorare di squadra. Altrove ci sono colleghi bravissimi e dediti al loro lavoro che purtroppo hanno dovuto gestire situazioni di solitudine del sistema scolastico. I nostri enti locali hanno invece saputo usare i fondi per l’edilizia leggera, per noleggi degli spazi necessari a garantire il distanziamento. L’altro grande pezzo del puzzle è stata l’applicazione protocollo nazionale sulla gestione di focolai e casi sospetti. Con la direzione di prevenzione e sanità della Regione si è creata la rete scolastica dei referenti Covid in collegamento con le varie Usl che, a loro volta, hanno referenti interni per gestire rapidissimamente eventuali casi. Il tutto è stato fatto a tempo di record in estate, la sanità e gli enti locali sono stati bravissimi».
Niente ferie quindi?
«Ho preso il venerdì prima di Ferragosto. Ma non sono certo stata l’unica a saltare le vacanze, era improponibile. Ma, ripeto, ero in ottima compagnia».
Ci sono scuole che hanno spremuto ogni scintilla d’inventiva, nel Trevigiano un istituto professionale si è confezionato i banchi da solo…
«Loro hanno superato qualsiasi aspettativa! E comunque entro il 18 settembre tutte le scuole che hanno chiesto il rinnovo degli arredi riceveranno quanto chiesto. Ma ho anche avuto occasione di consigliare ai presidi delle scuole superiori di utilizzare, per quella che è l’ex alternanza scuola-lavoro, i ragazzi più grandi degli ultimi due anni proprio nella gestione della sicurezza, una competenza in più. Ci sono anche scuole che con i laboratori di chimica hanno fabbricato in casa i disinfettanti per le mani…».
La principale criticità emersa in questi primi due giorni è, paradossalmente, la carenza di personale, questione annosa…
«Questo è il mio rimpianto. Il nostro tallone d’Achille è il personale precario. Già lo scorso anno scolastico erano quasi 14 mila le supplenze e quest’anno la situazione è immutata: 13.500 di cui 8 mila nomine in ruolo autorizzate. Purtroppo siamo riusciti a mandarne a buon fine solo 1.450. Le nostre graduatorie regionali sono esaurite e le call veloci pescando da altre regioni hanno prodotto appena 32 nomine…».
In ottobre arriverà un concorso…
«Abbiamo già chiesto disponibilità per le commissioni d’esame. Il concorso è quanto mai necessario».
C’è poi il problema nel problema: il sostegno…
«Gli specializzati sono pochissimi e tendono a restare nella propria regione. Serve una soluzione nazionale».
Molte scuole sono ripartite ad orario ridotto…
«L’orario è ridotto perché non tutti avevano l’organico completo ma in dieci-quindici giorni dovremmo farcela».
Sulle supplenze peseranno anche i prof fragili?
«In modo del tutto residuale, parliamo di alcune decine legati a vere patologie da tutelare, nessuno ha cavalcato la situazione».
La squadra
Il grande rimpianto è il personale precario. Alcune scuole hanno riaperto con orario ridotto per mancanza di prof. La soddisfazione, invece, è per il grande lavoro di squadra fra scuole, enti locali e Usl. Il Veneto ha questa grande forza: la capacità di collaborazione istituzionale