«Banda larga la situazione è drammatica»
Il Veneto è tra le ultime Regioni in Italia Palazzo Balbi diffida il Mise, il piano slitta al 2022
«L’emergenza coronavirus, e il lockdown in particolare, hanno sottolineato, con grande evidenza, l’urgenza e la necessità assoluta di disporre della banda larga ovunque nel nostro Paese. Dobbiamo evitare che il divario digitale diventi una frattura incolmabile». Questo il monito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento a Vo’ Euganeo per il primo giorno di scuola, lunedì.
Ma a che punto è la posa della banda larga in Veneto? Stiamo parlando della connessione «ultraveloce», quella che supera i 100 megabit al secondo (Mbps), sempre più indispensabile per le famiglie alle prese con le piattaforme per la didattica a distanza, le lezioni in streaming, i compiti da scaricare (soprattutto se in casa ci sono più figli in età scolastica) ma anche per le imprese, che devono poter trasferire in pochi istanti quantità enormi di dati da un capo all’altro del pianeta (si pensi solo a cataloghi, schede tecniche, progetti). Nel 2010, la Commissione europea aveva stabilito come obiettivo per il 2020 quello di raggiungere con la banda larga ultraveloce il 50% delle famiglie in Ue. Nel 2015 l’Italia si è voluta porre un obiettivo più ambizioso, estendendo la quota fino all’85%. Quante famiglie sono state raggiunte fino ad oggi? Il 36,8%. Parliamo della media nazionale, perché in Veneto va pure peggio: 25,9%, quattordicesimo posto su venti regioni (i dati sono stati elaborati da Openpolis). Si tratta, come sempre in questi casi, della media del pollo di Trilussa, perché la situazione è fortemente diversificata da provincia a provincia e, all’interno della stessa provincia, da Coaggiudicata mune a Comune. La provincia di Venezia, ad esempio, ha un tasso di copertura del 39,8%, contro il 12,3% di Belluno. Ma nella provincia lagunare il capoluogo è al 70% mentre Campolongo è allo 0%. E in ogni caso, tra le prime dieci città d’Italia per copertura non ce n’è neppure una veneta.
Una situazione «drammatica» secondo l’assessore allo Sviluppo economico Roberto Marcato, che da tempo sta battagliando con Open Fiber (società mista Enel-Cdp) che si è i bandi di Infratel (società in-house del ministero dello Sviluppo Economico) per la copertura delle «zone bianche» o «a fallimento di mercato», quelle cioè dove le compagnie private non investono perché il ritorno economico non sarebbe soddisfacente (ad esempio per la scarsa densità abitativa oppure per la sparuta presenza di aziende). In questo caso, è bene sottolinearlo, l’obiettivo è di portare a tutti 30 Mbps (banda larga veloce) e 100 Mbps (banda larga ultraveloce) almeno al 70% della popolazione che risiede nei Comuni con più di 2.500 unità immobiliari. L’intervento riguarda 1,6 milioni di veneti.
A ottobre 2019 l’avvocatura civica della Regione ha inviato formale diffida al Mise con l’obiettivo da un lato di sollecitare il completamento dei lavori, dall’altro di sollevare Palazzo Balbi da qualunque responsabilità di ordine economico, posto che il maxi piano messo a punto nel 2017 prevede 315 milioni di provenienza statale e 83 di provvista regionale, recuperati dai fondi europei Fesr e Feasr come noto soggetti ad obblighi di rendicontazione molto severi. Una nuova lettera di sollecito è partita il 25 agosto. «Il termine previsto per la fine dei lavori era giugno 2020 - spiega Marcato -. Siamo a settembre e i numeri sono questi: 504 Comuni hanno i progetti avviati; 277 sono partiti con i lavori; 14 hanno ottenuto un collaudo positivo e dunque possono dire di aver finito. Mi rivolgo direttamente al Presidente Mattarella, vista la sensibilità che ha mostrato sull’argomento, intervenga lui perché noi non sappiamo più a che santo votarci, visto che i soldi ci sono, le firme sono state messe, ma i cantieri non procedono e dal governo otteniamo solo silenzi. Una situazione incomprensibile e frustrante».
Open Fiber conferma i dati della Regione, con un’unica precisazione: pur essendo 14 i Comuni che hanno ottenuto il collaudo, sono in realtà 46 quelli in cui la banda veloce o ultraveloce può essere commercializzata dagli operatori del settore, perché è stata ottenuta la possibilità di una deroga in attesa del rilascio delle certificazioni. «Entro fine settembre avremo collegato 72 mila unità immobiliari» assicurano dalla società. Tra i Comuni cablati durante il lockdown c’è anche Vo’ Euganeo. Altri 92 cantieri, su 96, sono stati chiusi per quanto riguarda i collegamenti via radio, nelle zone più impervie.
Il piano, sottoscritto nel 2017, è partito solo l’anno successivo a causa degli immancabili ricorsi da parte delle aziende che hanno perso il bando. Sono quindi seguite lungaggini burocratiche nell’assegnazione della gara, intoppi che poi proseguiti al momento di aprire i cantieri, posto che prima di iniziare a scavare si devono ottenere permessi da 8-10 enti diversi (il Genio civile, che afferisce alla Regione, ci mette di media 6 mesi per rilasciare le sue autorizzazioni): anche per questo il Decreto Semplificazioni ha previsto specifiche agevolazioni nelle procedure. Con tutta evidenza si è reso necessario rivedere il cronoprogramma, aggiornato dal 2020 al 2022-inizio 2023. Ci si augura senza nuovi intoppi.