Fevoss, una casa per accudire i convalescenti soli
(d.o.) Una persone sola, magari anziana, viene ricoverata a lungo in ospedale. Una volta guarita, torna a casa, ma non c’è nessuno. Cosa succede se qualcosa va storto? È una storia che si è ripetuta decine di volte nell’ultimo anno, in particolare all’apice dell’epidemia. Molte le richieste che sono arrivate ad associazioni di volontariato o a realtà che operano nell’area sanitaria. Ma queste strutture non sono previste: non si può chiedere alle case di riposo, che sono residenziali, né agli ospedali di comunità, che richiedono un quadro clinico di un certo tipo. Finché non ci ha pensato la Fevoss, la Federazione di volontariato sociale da anni attiva a Veronetta.Il progetto c’è, lo stabile, da ieri, anche: è l’ex caserma dei carabinieri di San Michele Extra, in via Fedeli, di proprietà del Comune e abbandonata da qualche anno. L’idea, messa nero su bianco dallo studio Riscostudio Architettura, prevede la possibilità di ospitare, nell’ala ovest, 10 persone in stanze singole o doppie, con bagno privato. Al piano rialzato saranno realizzati spazi comuni accessibili anche ad eventuali ospiti disabili, così come al piano mezzanino vedranno la luce, come luogo di aggregazione, un ampio soggiorno e una cucina comune.
Il primo piano sarà dedicato a cinque stanze da letto, mentre altre due troveranno posto al piano rialzato. La Fevoss ha già dato via alla raccolta fondi: servono circa 300 mila euro. La Fondazione della Comunità Veronese, realtà no profit diocesana ha aperto un conto corrente dedicato. Lo scopo sanitario, però, sarà solo uno dei tanti. Il presidente della Fevoss, Alfredo Dal Corso, definisce il progetto «una casa di accoglienza temporanea». Un posto dove la cura dell’altro viene sostenuta da “professionisti del farsi dono” e che intitoleremo, non a caso, a Maria Madre del Dono. Le persone in difficoltà, che ci saranno segnalate dall’Ulss 9, troveranno una dimensione familiare oltre che un mutuo aiuto con gli altri ospiti». L’iniziativa è appoggiata dal Comune, che ha ceduto lo stabile. «Si tratta di un ottimo esempio di collaborazione tra il pubblico e il privato – afferma l’assessore al Patrimonio, Edi Marina Neri – che contribuirà non solo a rendere la città socialmente più vivibile ma anche al mantenimento del suo patrimonio immobiliare e alla riqualificazione del quartiere, in tempi in cui l’Amministrazione ha risorse sempre più limitate da mettere a diposizione».