Candussi: «Nuova Scaligera? Intercambiabile, più opzioni»
Terzo anno a Verona per il friulano: «Ottimi i nuovi»
L’acronimo in ordine alfabetico è CJP: Candussi, Jones, Pini. Tre lunghi molto diversi tra loro. Il più giovane, Francesco Candussi, friulano di 26 anni (Pini ne ha 28, Jones 36) è anche il più navigato per militanza gialloblù, terza stagione nella Scaligera dopo i 12.5 punti e 5.5 rimbalzi dello scorso torneo.
Candussi, come cambia Verona in area?
«Diventiamo più intercambiabili. Così si alzerà la quantità di carte a nostro vantaggio. È quello il salto avanti».
In cosa siete diversi lei, Pini e Jones?
«La diversità di Pini sta nell’esperienza e nel “quid” cestistico, è meno esplosivo di codifficile me poteva essere Udom ma ha grandissima conoscenza e doti tecniche: in allenamento gli ho già visto fare cose che dimostrano come veda il gioco prima degli altri. Jones ci mette il corpo, il fisico, l’impatto energico. Io posso portare la bidimensionalità».
La curiosità più grande?
«Vedere come Diana c’incastrerà nella fase calda della stagione».
Diana cosa chiede al reparto e a lei in particolare?
«Cambiano le richieste sul pick and roll in difesa e sulla concezione del post basso. A livello personale sarà importante non avere un calo come l’anno scorso. Anche perché era coinciso con un momento della squadra».
Su cosa ha lavorato tra lockdown ed estate?
«Nel lockdown ho cercato di correggere alcune lacune fisiche lavorando sulla stabilità a livello di caviglie, ginocchio e glutei, un rafforzamento specifico di mobilità per prevenire eventuali problemi. Poi fino a metà giugno i pesi. Dopo la pausa per gli esami, invece, ho seguito Marco Legovich, assistente a Trieste, con il suo programma Undrafted».
Cioè?
«È un programma d’ispirazione americana. Ne ho ricavato spunti per qualche movimento spalle a canestro e alcune idee di gioco da legare al sistema di Diana. Prima di lavorare con Legovich ne ho parlato con lui».
Nel pacchetto-esterni le novità sono Caroti e Greene…
«Caroti sarà una delle chiavi della stagione, è un giocatore di rottura che pressa, corre, spinge, il che ci permetterà di avere cambi di ritmo di un certo tipo durante le partite. Greene è uno che al di là del talento offensivo sa coinvolgere i compagni».
Aspettative di squadre?
«Alte».
Diceva prima degli esami: si sta laureando sempre a Trieste, giusto?
«La discussione della tesi è fissata per fine ottobre. Ho deciso d’incentrarla sui fondi sostenibili, gli Esg (Environmental Social Governance), fondi d’investimento comuni, un prodotto facilmente accessibile attraverso le banche».
Come funzionano?
«Gli Esg guardano ad aziende dal risvolto sociale e ambientale, che mostrano un’alta equità nella governance. Esistono criteri da rispettare in vari gradi. Sto studiando l’espansione, strutturazione e implicazioni dei fondi».
Poi andrà avanti?
«Vorrei seguire la magistrale in Economia finanziaria e farò richiesta alla Ca’ Foscari».