Mascherine anche fuori da scuola
Sboarina: «Una misura aggiuntiva di precauzione». Bus, alcune linee affollate: Atv le raddoppia Ordinanza del sindaco. Alunni e docenti in coda per i tamponi rapidi: tutti negativi
Mascherina obbligatoria, non solo dentro a scuo- la, almeno finché non ci si sie- de al proprio banco ma anche fuori, all’entrata e all’uscita, durante gli inevitabili «assembramenti» che si creano, nonostante gli ingressi a orari differenziati. È quanto dispone un’ordinanza firmata dal sindaco Federico Sboarina, dopo le polemiche che hanno aperto l’inizio dell’anno scolastico. Ieri è stata anche una giornata di controlli per oltre settecento docenti e alunni.
Mascherina obbligatoria, non solo dentro a scuola, almeno finché non ci si siede al proprio banco ma anche fuori, all’entrata e all’uscita, durante gli inevitabili «assembramenti» che si creano, nonostante gli ingressi a orari differenziati. È quanto dispone un’ordinanza firmata dal sindaco Federico Sboarina, dopo le polemiche che hanno aperto l’inizio dell’anno scolastico. Tra i tanti temi, anche quello della mascherina per coprirsi bocca e naso, «dimenticata» da molti studenti appena finite le lezioni. Nello specifico, per gli asili e le scuole dell’infanzia l’obbligo riguarda genitori e accompagnatori, in quanto fino a 6 anni non è necessaria la mascherina, mentre per elementari, medie e superiori vale sia per gli studenti che per le famiglie. L’ordinanza precisa che l’obbligo rimarrà in vigore fino al 15 ottobre e prevede una sanzione amministrativa per chi viola il provvedimento. In questi primi giorni di scuola bambini e genitori si sono dimostrati attenti e scrupolosi nell’adottare tutte le regole e le misure di sicurezza – è il commento di Sboarina — All’esterno, però, il distanziamento non è garantito soprattutto fra gli studenti più grandi che si incontrano all’inizio e alla fine delle lezioni. Ecco perché ho deciso di rendere obbligatorio l’uso della mascherina anche fuori dai cancelli e nei pressi delle scuole. Una misura aggiuntiva di precauzione che aiuta le persone a proteggere se stesse e gli altri».
La giornata di ieri è stata segnata anche dalle code ai centri dell’Usl dove si effettuano i tamponi rapidi: la caserma Pianell di via Carmelitani Scalzi in città, il centro polifunzionale di Bussolengo e gli ospedali di San Bonifacio e di Legnago. Quasi mille, per la precisione 983, i test effettuati, di cui 721 provenienti dal «mondo scuola»: quelli pediatrici sono stati 446. Si tratta di tamponi che restituiscono il risultato nel giro di un quarto d’ora, così tutti, genitori come bambini e insegnanti, se ne sono potuti andare sapendo se avevano contratto il Covid 19 oppure no. Solo uno è risultato positivo, quello di uno scrutatore che si era sottoposto volontariamente, come è stato consigliato a tutti quelli che seguono le operazioni al seggio. Inevitabili le polemiche per le lunghe file sotto il sole: a San Bonifacio e a Bussolengo alcuni genitori hanno denunciato di essere stati per un paio di ore in attesa mentre i loro figli avevano la febbre a 38. In ogni caso, il personale dell’Usl ha distribuito, a chi era in difficoltà, delle bottigliette d’acqua. La corsa ai tamponi, dopo che alcuni alunni avevano manifestato sintomi «a rischio». Vale a dire anche un semplice raffreddore. «Sono qui perché mio figlio ha starnutito in classe — raccontava una mamma ieri alla caserma Pianell — risultato: due ore e tre diverse file». L’Usl 9 si concentra però sui risultati positivi: «I tamponi rapidi hanno permesso di evitare giorni di isolamento ad almeno 1.200 persone — spiega il direttore generale, Pietro Girardi — nei primi giorni ci aspettavamo qualche disguido. Il consiglio che possiamo dare ai genitori è quello di distribuirsi dalle 8 alle 10, anziché presentarsi tutti alle 8».
Una mamma «Sono qui perché mio figlio ha starnutito in classe. Risultato: due ore e tre diverse file»