I club veronesi «Ma è solo un primo passo»
Per i gialloblù partenza ieri a porte chiuse: troppo poco il tempo per aprire i botteghini
L’Hellas ha giocato ieri a porte chiuse, non c’era tempo per riaprire i botteghini. Per il Chievo è un «primo passo».
Si torna allo stadio, in mille come i garibaldini a Quarto, ma a differenza di loro a un metro di distanza e con la mascherina. Son tempi così. In pochi, ma almeno si riparte. A lanciare il contropiede è stato venerdì il governatore emiliano Stefano Bonaccini, il più lesto a seguirlo dopo nemmeno 24 ore da Luca Zaia in Veneto: mille spettatori negli impianti all’aperto e 700 nei palazzetti, quanto disposto nell’ordinanza.
Come noto, accogliendo le richieste del presidente della Federtennis Binaghi in merito all’apertura delle tribune per semifinali e finali del Foro Italico agli Internazionali d’Italia di tennis in corso a Roma, Spadafora ha allargato il raggio di apertura fino a mille persone «a tutte le competizioni sportive che si terranno all’aperto rispettando le regole previste in merito a distanziamento, mascherine, prenotazioni». «Un primo ma significativo passo verso il ritorno alla normalità nello sport» ha quindi aggiunto. In un batter di ciglio, Bonaccini lo ha preso in parola e ha emesso un’ordinanza che consente l’ingresso di mille spettatori per le due partite in programma oggi sulla Via Emilia, Parma-Napoli e Sassuolo-Cagliari. Una domenica significativa, visto che gli stadi italiani son chiusi da sette mesi.
Ora, con l’ordinanza emessa da Zaia la traversata del deserto sembra essere finita anche in Veneto: «Non farlo sarebbe stata una ingiustizia per lo sport. La decisione del ministro di ammettere gli spettatori allo stadio e per gli altri sport è finalmente l’equiparazione del settore sportivo ad altri che già ammettono la presenza contingentata nel rispetto delle norme anticontagio. Ringrazio il governatore Zaia per la tempestiva ordinanza» commenta il sindaco di Verona Federico Sboarina, appassionato di calcio e tifoso dell’Hellas.
E le società che dicono? Detto che la Lega di Serie A l’ordine sparso non lo ha preso benissimo («Che caos! Serve chiarezza» ha tuonato l’AD Luigi De Siervo), in casa Hellas già per la gara di ieri sera contro la Roma, partita disputata a spalti deserti, la società ha provveduto ad allargare il numero degli inviti agli sponsor. In attesa di riaprire i botteghini, allo stadio per ora si va solo su invito. Come al ballo delle debuttanti. La motivazione sta nei tempi troppo stretti, rispetto all’ordinanza regionale emessa ieri, per organizzare un’eventuale vendita di biglietti e l’assistenza interna con steward sugli spalti. La posizione del club di via Belgio è chiara: l’auspicio è arrivare quanto prima a un accordo per la riapertura degli stadi al 20-30 per cento della capienza in pieno rispetto dei protocolli di sicurezza. Magari, si spera, già tra una settimana per il confronto al Bentegodi con l’Udinese.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Chievo (il cui campionato partirà da Pescara sabato prossimo), nelle parole dell’AD Corrado Di Taranto: «Le società spingono – spiega - per un’apertura contingentata al 20-30 per cento della capienza. Mille persone sono il primo passo verso la normalità, certo, ma non rappresentano una quota tale da garantire la sostenibilità. Le società hanno bisogno di tempo per organizzarsi: metà ottobre, dopo la sosta per gli impegni della Nazionale, potrebbe essere la data giusta per una vera riapertura, sia pure parziale». Così ci si augura. Per adesso c’è poco in essere, e molto in divenire: poi, come cantava Ornella Vanoni, domani è un altro giorno e si vedrà.
Corrado Di Taranto (Chievo) Mille persone non è una quota sostenibile ma si inizia il ritorno verso la normalità